Un ricordo di mons. Barbieri |
Scritto da F.Doni | |
martedì, 18 maggio 2010 20:13 | |
In occasione dell’inaugurazione della mostra fotografica dedicata al mai dimenticato vescovo di Cassano mons. Raffaele Barbieri, che aprirà i battenti nelle sale del museo diocesano il prossimo 21 maggio, l’amico Ciccio Doni ci ha gratificato con un ricordo del “suo vescovo” struggente, ricco di sentimento e privo di retorica. Doni lo ricorda non solo nella sua qualità di pastore della chiesa cassanese, ma anche come educatore ed esempio per i giovani di allora che, come Doni, gli sono stati vicini nel loro “excursus studiorum”. Doni non è un narratore agiografico (tanto di moda oggi), racconta con semplicità condità da rispettoso affetto, alcuni episodi di cui è stato testimone in prima persona, che lo hanno segnato nell’anima e nel ricordo. Invitiamo a leggere la nota che segue e la bella poesia che Francesco Doni dedicò al vescovo delle sue “prime trenta primavere” dopo la dipartita dal mondo terreno.(l'amministratore)
<< Le braccia di pietà che al mondo apristi La sera del 31 gennaio del 1968 fra le 20 e le 21, mentre passeggiavo con il professore GENNARO ARCIDIACONO, allora Presidente dell’Azione Cattolica diocesana ,nonché preside della scuola medi adi Cassano ed altri amici, l’ing. Cirianni, il professore Gaetano Santagada, già sindaco di Morano, Agostino Samengo , funzionario della Direzione Provinciale del Tesoro in Cosenza ,vedemmo, DON CICCIO FERA, parroco della Cattedrale sul portone dell’episcopio che si sbracciava facendo cenni per farci avvicinare. E così venimmo a conoscere che Monsignore era morto. Salimmo e vederlo disteso sul letto fu cosa che mi toccò profondamente. Una commozione sentita e sincera per tutto quello che aveva fatto e rappresentato per noi giovani. In quei momenti davvero commoventi salivano alle mie labbra : << Ei fu siccome immobile>>; << All’ombra dei cipressi e dentro l’urna >> Quanti ricordi, quante speranze: tutte avverate nella luce del Dio che atterra e suscita , che affanna e che consola. In quel preciso istante, il mistero della morte e la grandezza del dolore , mi fecero capire tante cose. Lo stupore fu grande. Vedere la sua maglia rattoppata , i panni dimessi e di qualità assai modesta. La sorella, Elisabetta , ai piedi del letto , piangeva sommessamente. Diventai piccolo, piccolo e amai ancora di più il mio Pastore. Ora vorrei ripulirle le mie parole, disincantarle , renderle traslucide come la stella che brilla ogni sera ad Oriente per parlare di Lui. Di Vescovi ne ho visti ben otto. Tutti buoni vescovi, ma Lui il figlio prediletto della vicina San Marco Argentano resta il mio VESCOVO, quello << delle mie trenta primavere >>. La sua aggettivazione era unica. Tetragono, poliedrico ! Per me resta il Michelangelo della parola. Parlava a braccio e nei miei ricordi, mi sembra sentire il famoso < < Decuit, potest ergo fecit>> di Jean-Baptiste Henri Lacordaire << potest , decuit : ergo fecit>> Mi venne raccontato, da un signore di Malvito , paese che appartiene alla diocesi di San Marco Argentano, Remo Gramigna ,funzionario della Cassa di Risparmio a Cosenza, che ancora giovane sacerdote, assieme ad un altro sacerdote, Pietro Casella, della sua stessa età, alla presenza di Nicola Zingarelli ,nella chiesa del Gesù a Napoli fece, un giovedì Santo, una predica di Passione,che riscosse l’applauso dell’estensore del vocabolario della lingua italiana. Allorchè si stava per sopprimere la sede vescovile cassanese MI IMPEGNAI TANTO E REDASSI UNA INDAGINE sociologica che feci pervenire ai principi della Santa Romana Chiesa : Cardinali Eugenio Tisserant, Federico Tedeschini che incoronò la nostra Addolorata e Carlo Confalonieri, che gradirono il lavoro da me fatto. Confalonieri ebbi modo anche di conoscerlo di persona ed intrattenere con Lui corrispondenza epistolare. IL VESCOVO BARBIERI Monsignore Bertolone, bontà sua, ha voluto che dessi uno sguardo ad una tesi presentata all’università su mons. Barbieri. Il lavoro della dottoressa Rizzo è un buon lavoro. Da tutte le fonti consultate e dalle persone avvicinate ha potuto, in parte, mettere in risalto alcune qualità di monsignor Barbieri. Certamente un grande Vescovo, ma anche un uomo come tanti nostri fratelli : intriso dei difetti e dei pregi di una umanità dolorante che in tempi , tutt’altro felici, ( l’alterigia dei federali fascisti , la povertà della guerra , l’ossequio al barone terriero ed altro ancora ) si è trovato ad operare e guidare - da pastore della Chiesa – il suo gregge. Visto da vicino, mi piace poter riportare le parole di Sua Eminenza, Corrado Ursi , cardinale a Napoli, che nel 1970 ad un suo compagno di studi nel seminario di Molfetta, Monsignor Francesco Pennini, in mia presenza disse, riferendosi al Vescovo deceduto : << riscuoteva grande stima in Vaticano e dai suoi confratelli della terra di Calabria era benvoluto, perché dinamico e fedele interprete – ed esecutore - di una ortodossia prettamente cristiana>>. Che fosse stimato fanno fede le ripetute visite degli uomini politici: Colombo – lucano – ; Gennaro CASSIANI , più volte ministro, a cui aveva augurato ben centomila voti in un comizio; Antoniozzi ; Misasi ; Sua Eccellenza Federico Sensi ambasciatore a Mosca; Costantino Mortati nato nella vicina Corigliano ,che, assieme a Piero Calamandrei , fu uno degli estensori della carta della nostra Costituzione repubblicana. I primi venivano per consigli, gli altri per stima personale. La gente più umile, i contadini, i braccianti, gli artigiani al Suo passaggio gli andavano incontro per baciargli l’anello e molti da lontano in segno di rispetto si scoprivano il capo. Indubbiamente per me che di vescovi ne ho visto ben otto , Lui, resta il mio Vescovo, a cui ho dedicato un breve lavoro e un piccolo ricordo .<< Dov’è ora la tua voce,Vescovo?>> E’ stato il vescovo delle mie trenta primavere. Un arco di tempo non esiguo, specie se considerato tra gli anni della prima fanciullezza e quelli della maturità. Una generazione intera di padri che dà il passo ai figli. Nel 1950 entrai a far parte quale studente di ginnasio prima e di liceo dopo nel Convitto Vescovile Sacro Cuore in Castrovillari. Era l’anno Santo e papa Pacelli aveva redatto la preghiera alla Vergine Maria per il domma dell’Immacolata Concezione. Da questa data ha inizio la mia conoscenza del Vescovo; un’ ammirazione e un timore. Non vorrei che questa definizione – vescovo delle mie trenta primavere -- fosse scambiata per mera adulazione : è solo stima e gratitudine per essere rimasto nella stessa sede per un trentennio con l‘ immutato entusiasmo del giorno della sua venuta sulla mula bianca . Nella cronotassi dei vescovi della nostra Diocesi nessun altro Presule vi è rimasto per così lungo tempo. E poi, cosa abbastanza singolare, le sue spoglie mortali giacciono in Cattedrale in attesa della “ paolina “ beata speranza. Chi verrà dopo di noi potrà così valutare questo suo attaccamento alla sua sposa - la Diocesi - ed ai figli della sua Cassano. E a fior di labbra potrà, sulla Sua lastra funeraria, recitare la preghiera piu’ bella ; << Il Pater noster >> a cui tanto era legato . Quest’atto d’amore – voler restare da defunto nella Cattedrale che lo aveva visto tante volte celebrare i riti della settimana Santa , presente un considerevole numero di sacerdoti, molti dottori in teologia, orgoglio e vanto della DIOCESI , è unico, esemplare. Veniva spesso a Castrovillari ove faceva tappa per proseguire nei giorni successivi per i diversi paesi della vasta Diocesi: Rotonda, Mormanno, Laino, Castelluccio, Santa Maria del Cedro, Scalea fino a Maratea. Le strade allora non erano asfaltate bensì sterrate, polverose ed insicure. Il suo autista fedele, oggi ultranovantenne , Francesco Palmieri , silenzioso e preciso, con la sua vecchia automobile affrontava tutti questi viaggi, perché il Vescovo diceva che anche quei figli lontani dovevano avere il conforto del loro Pastore . Era autoritario. La veste talare e il carattere di cui era dotato contribuivano a renderlo severo, deciso. Ad un sacerdote ,che negli anni sessanta aveva acquistato un’automobile ,mosse un severo rimprovero. << Chi ti ha dato il permesso di acquistare la macchina? Non sai che bisogna chiedere il permesso al Tuo Vescovo?>> Altri tempi certamente, ma l’obbedienza ancora era tra le virtù che rendevano austeri i nostri maestri. Quando restava anche la notte in Convitto, dopo cena, si ritirava nella sua stanza , e su invito di suor Colomba, una suorina piccola, piccola, ero io che dovevo portargli la bevanda preferita – la tazza di camomilla. Posavo la tazza ancora calda sulla scrivania, mentre Lui restava inginocchiato a fianco dell’inginocchiatoio sul cui ripiano superiore era posato il “ breviario” . Non posava le ginocchia sul cuscino ma sul nudo pavimento. Cosa che non riuscivo, allora, a capire , a spiegarmi. Andando via vedevo le sue spalle, le calze rosse e le scarpe nere con le lucide fibbie . Non so se restano ancora in uso queste scarpe per gli uomini di Chiesa. Era molto frugale , consumava i pasti, quasi tutti a base di verdure assieme a noi convittori. Nato povero , dava più di quanto riceveva. Negli ultimi anni per problemi agli occhi dovette ricorrere ad un collaboratore , il ragioniere Silvio Lombardi , persona stimata e molto affabile, che gestiva la corrispondenza. E questo signore , mio compagno di scuola , mi confidava che le offerte in danaro, contenute nella posta in arrivo, quasi sempre cinquecento lire, erano devolute, per sua volontà. ai più bisognosi . Non è stato il mio un rapporto semplice con monsignor Barbieri, anzi direi abbastanza conflittuale , anche se educato e filialmente sincero. Le mie letture, i miei interessi e le aperture politiche destavano in Lui un sospetto, quel sospetto che passò con il nomignolo di “ comunistello di sacrestia”. In verità non ho mai confuso l’umanesimo cristiano con quello marxista ma le letture di Vladimiro Dorigo , di Nicola Pistelli , di Spadolini -- il Tevere più largo -- le nuove idee del pensiero di Teilhard de Chardin , il grande assente del VATICANO II , risultavano per me godimento intellettuale . Per Lui si trattava di idee strane che potevano fuorviare da una via cristianamente intesa. Forse perché l’ho amato tanto e tanto mi ha dato nella mia memoria resta indelebile il suo ricordo . “ Illi iuge fluat de te tua gratia, Christe “
Dov’è ora la tua voce,Vescovo? Francesco Doni |
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