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News dalla Gazzetta 5 - 8 MAGGIO PDF Stampa E-mail
Scritto da Vari   
mercoledì, 09 maggio 2012 07:18
ImageARTICOLI SCELTI DALLA GAZZETTA DEL SUD:TREBISACCE, Assistenza ai disabili Dall' "Adaj" giungono sia dubbi che proposte - CORIGLIANO, «Sono attendibili le denunce delle minorenni»  - Gli italiani in Argentina Non solo emigrazione - CASSANO, Più di mille gli immobili fantasma da sanare entro luglio - TREBISACCE, Il racconto di Carmine Mormandi ostaggio all'Agenzia delle Entrate - CORIGLIANO, Il lento declino del centro storico senz'acqua, con buche e strade al buio - «Orsomarso apprendista stregone» - COSENZA, Migliaia d'intercettazioni sparite nel nulla - CASSANO, Targa-ricordo all'ex direttore sanitario Salerni - COSENZA, La Cattedrale presto diventerà Basilica, - TREBISACCE, Una regista di 16 anni applaudita dalla critica - La "strizzacervelli" che scruta gli assassini Il caso del Mostro di Firenze, l'esame grafologico del presunto uxoricida Parolisi, l'eccidio di Villapiana - La straziante indifferenza vissuta in pronto soccorso da una nipote addolorata - CASSANO, "Foto" del censimento Il numero degli abitanti si è leggermente ridotto - COSENZA, Cosentini travolti dal dramma dei debiti  - Petramala sotto i riflettori della Corte dei Conti - Il "gusto Calabria" tra le crete senesi - Il "male di vivere" fa sempre più vittime Studiosi a confronto - BUONA LETTURA

 Assistenza ai disabili Dall' "Adaj" giungono sia dubbi che proposte
TREBISACCE.
L'Associazione disabili "Alto Jonio" è rammaricata ed accusa la Regione per il modo in cui offre assistenza ai portatori di handicap residenti nel distretto sanitario di Trebisacce. Lo dice con chiarezza la presidente Caterina Pisilli: «Queste persone sono affette da patologie complesse in alcuni casi parzialmente ed in altri totalmente, con limitate funzioni fisiche psichiche o sensoriali. Fanno parte ad una categoria di persone sfortunate cui la sorte ha accollato, ma anche ai familiari, un gravoso fardello da portare fino alla morte. Sono tutti coscienti che non esistono cure mediche o chirurgiche che possono far acquistare o riacquistare la perduta autonomia ma sono altrettanto coscienti che la medicina ha elaborato determinate pratiche terapeutiche chiamate "riabilitazione" che, se praticate con scrupolo professionale e soprattutto con metodicità da personale esperto, potrebbe stabilizzare la patologia ad una fase accettabile di autonomia».
Il numero uno dell'Adaj prosegue: «Nel nostro distretto queste prestazioni di riabilitazione sono da sempre un calvario per il semplice motivo che non era presente un Centro di riabilitazione funzionale, e per questo motivo l'Azienda sanitaria numero 3 di Rossano – Regione, con convenzione del 13 agosto 1998, si è avvalsa delle prestazioni sanitarie di tipo extramurale e domiciliare dell'Aias di Potenza. Con il decreto numero 907 la Regione autorizza all'esercizio per l'Aias di Canna 36 prestazioni ambulatoriale e 36 prestazione domiciliare "pro-die", allorché l'Aias iniziava ufficialmente l'attività nel Centro di riabilitazione di Canna. Il 27 agosto 2010 l'Azienda sanitaria, su richiesta della Regione, espletava una visita ispettiva di verifica sulla qualità dei trattamenti, dando un giudizio favorevole. L'Aias inoltra domanda di accreditamento il 29 marzo 2011 e riceve risposta dalla Regione. Questo si legge nell lettera: "Si comunica che l'istanza di accreditamento non può essere rilasciata stante la sospensione del relativo procedimento amministrativo disposta con provvedimenti regionali. Si comunica infine che eventuali nuove determinazioni potranno determinare il riesame della richiesta di accreditamento". L'Aias nonostante questa risposta ha continuato a garantire assistenza riabilitativa a quasi 70 utenti portatori di handicap, tra minori ed adulti che fanno compagnia ad una lunga lista d'attesa. Ha assicurato - conclude Pisilli - un adeguata riabilitazione a tutto il distretto sanitario di Trebisacce fino a Sibari. Ma adesso l'Aias ha detto basta. Non è possibile dare assistenza senza nessuna certezza. I portatori di handicap vogliono sapere dalla Regione cosa fare, dove andare, e se ancora è possibile ricevere cure».(r. gent.) - 8 maggio




«Sono attendibili le denunce delle minorenni» Rinviata a giugno, dinanzi al Tribunale di Catanzaro, l'udienza preliminare per il terzo troncone del caso
Emilia Pisani
Corigliano

Bisognerà attendere il 14 giugno per dare il via, al Tribunale di Catanzaro, all'udienza preliminare per il terzo troncone del processo "Flesh market", letteralmente "mercato della carne": l'udienza prevista per ieri è stata rimandata per difetto di notifica.
L'udienza preliminare interesserà nove dei ventuno imputati coinvolti: Pietro Berardi, alias "Pierina" già condannato in primo grado a 5 anni di reclusione per sfruttamento della prostituzione minorile ai danni di L. FM e VM, in questo troncone deve rispondere del reato di sfruttamento della prostituzione delle due sorelle maggiorenni N.M. e I.M.. Gli altri imputati sono Giuseppe Russo, il cui ruolo è attualmente discusso nell'ambito del processo in rito ordinario a Rossano, deve rispondere anche in questo troncone dei reati di atti sessuali a pagamento con le due minorenni. Dello stesso reato dovranno rispondere anche gli altri soggetti coinvolti: come Natale Musacchio, Alberto Falbo, Leonardo Malfarà, Damiano Collefiorito, Francesco Zanfini ed Ercole Sposato (difeso dall'avvocato Giuseppe Zumpano). I difensori dovranno decidere se procedere per i reati contestati al rito abbreviato, ordinario o optare per il patteggiamento della pena.
Le motivazioni delle sentenza di primo grado, emessa nei confronti degli imputati (Pietro Berardi condannato a 5 anni e 4 mesi, Pasqualino Foglia 8 mesi di reclusione, Vittorio Carcione 10 mesi di reclusione, Antonio Coschignano 10 mesi di reclusione) sottoposti al rito abbreviato, è stata depositata nei giorni scorsi e racchiude le motivazioni che hanno spinto il giudice Emma Sonni ad emettere nell'udienza del 23 marzo quattro condanne e due assoluzioni. Tra le cause principali addotte dal Gip nella sentenza in primo luogo c'è l'attendibilità delle minorenni L.F.M. e V.M., parti offese nel processo: «La ricostruzione dei fatti si appalesa per coerenza e logicità della narrazione, intrinsecamente attendibile, oltre che scevra da coloriture che possano far trasparire intendi calunniatori e diffamatori – si legge nelle motivazioni – Le persone offese sono state complessivamente costanti nel ricordo di tutti gli episodi di cui sono state vittima».
C'è da evidenziare che le due minorenni sono state dichiarate capaci di testimoniare dopo la valutazione effettuata sulle loro capacità cognitive dagli esperti periti. «Le minori hanno, infatti, nella maggior parte dei casi, fornito descrizioni piuttosto dettagliate indicando caratteristiche fisiche, particolari tratti somatici, autovetture in uso dei soggetti con cui si sono nel tempo relazionate ed i luoghi ove si svolgevano gli incontri». Secondo il giudice Sonni il "deus ex machina" della prostituzione delle due minori è stato Pietro Berardi, quest'ultimo "approfittando della particolare fragilità delle vittime quale derivante, oltre che dalla loro minore età, anche dal contesto socio-familiare di provenienza, siccome connotato da condizioni di estremo disagio e complessivo degrado- ha posto in essere una subdola e progressiva opera di convincimento, risultata idonea a vincere le resistenze di ordine morale delle minori, sì da indurle ad assentire alla consumazione dei rapporti sessuali con svariati clienti, da ciascuno dei quali percepiva, direttamente ed indirettamente, compensi in denaro». - 8 maggio




Gli italiani in Argentina Non solo emigrazione

È l'emigrazione italiana in Argentina il filo che lega gli eventi culturali in programma per il pomeriggio di oggi nella Galleria d'arte provinciale Santa Chiara, in Salita liceo, nel centro storico, ai quali parteciperà l'ambasciatore della Repubblica Argentina in Italia, Torcuato Di Tella. Sostenuti dalla Provincia, in collaborazione con il Comune di Spezzano della Sila e l'associazione culturale e artistica "El Farolito", gli appuntamenti inizieranno alle 17 con il Convegno "Argentina, amate sponde. Italiani al Rio de la Plata" nel corso del quale sarà presentato ufficialmente il Centro studi per la Storia delle Migrazioni, costituitosi all'interno dell'Icsaic, l'Istituto calabrese di Storia per l'Antifascismo e l'Italia contemporanea che ha sede nell'Università della Calabria. Il programma dei lavori prevede i saluti dell' assessore provinciale al Turismo, Pietro Lecce, del sindaco di Spezzano della Sila, Tiziano Gigli, e del presidente della biblioteca "Tarantelli" dell'Unical, Davide Infante. Seguiranno gli interventi di Pantaleone Sergi e Vittorio Cappelli, presidente e direttore del Centro Studi per la Storia delle Migrazioni e quindi una relazione della storica Federica Bertagna dell'Università di Verona, studiosa delle migrazioni politiche verso il Sud America. Seguirà l'intervento dell'ambasciatore Di Tella, sulla presenza degli italiani negli ultimi due secoli in Argentina. Le conclusioni saranno del presidente della Provincia, Mario Oliverio.
Terminato il convegno, lo stesso presidente Oliverio e l'ambasciatore Di Tella inaugureranno una mostra del pittore argentino Salvador Gaudenti. Alle 19,30, infine, "I calabresi del tango... viaggio dell'emigrante calabrese sulle strade del tango argentino", performance teatrale a cura dell'associazione culturale e artistica "El Farolito", con la partecipazione di Francisco Panei ed Eva Petruzzi, campioni del mondo di Tango Argentino. - 8 maggio




Più di mille gli immobili fantasma da sanare entro luglio
Gianpaolo Iacobini
Cassano

Immobili fantasma: si stringe il cerchio. L'Agenzia del Territorio fa infatti sapere che i cittadini interessati avranno tempo fino al 12 luglio prossimo per «visionare, in Comune o sul sito internet dell'Agenzia del territorio o presso gli uffici provinciali della stessa, gli elenchi dei fabbricati che non risultano dichiarati al catasto, da dichiarare entro il termine indicato».
Prevista anche la possibilità di presentare ricorso, nel termine di 60 giorni, avverso «l'avviso di accertamento di attribuzione della rendita presunta». In mancanza, l'Agenzia procederà d'ufficio.
In città sarebbero più di mille gli immobili fin qui mai censiti, alcuni dei quali di proprietà di enti pubblici. Il dato rinviene dagli accertamenti condotti nei mesi passati nell'ambito di controlli su scala nazionale giunti a conclusione nei giorni scorsi, con la pubblicazione dei rapporti redatti. Da questi si evincerebbe che a Cassano sarebbero 1.027, tra terreni e fabbricati, gli immobili catastalmente non censiti o (nel caso di decine di abitazioni) catalogati come rurali ma ormai privi di tale specificità. Una realtà che, se confermata, solo per le casse del Comune, si sarebbe tradotta nell'ultimo quindicennio, stimano prudenti gli uffici, in un mancato incasso per oltre un milione di euro. Adesso, però, la cuccagna sarebbe finita. - 7 MAGGIO



Il racconto di Carmine Mormandi ostaggio all'Agenzia delle Entrate
Rocco Gentile
TREBISACCE

Tra gli ostaggi all'Agenzia dell'Entrate di Romano di Lombardia in provincia di Bergamo c'era anche Carmine Mormandi, 56 anni, di Trebisacce, dipendente del Ministero delle Finanze. È stato l'ultimo dei suoi colleghi a essere liberato dalle forze dell'ordine che hanno convinto l'imprenditore Luigi Martinelli a lasciarlo andare. Come è noto l'episodio ha scosso l'Italia intera. E in quelle lunghe e interminabili sette ore di "prigione" c'era anche il nostro Carmine, nelle mani di Martinelli che ha deciso di piombare nella sede degli uffici finanziari lombardi e immobilizzare i funzionari che stavano lavorando, per gridare no alle tasse che lo hanno ridotto in rovina. Carmine Mormandi ha fatto stare col fiato sospeso papà Domenico, 88 anni, ferroviere in pensione, e mamma Anna Castriota, 80 anni, casalinga che vivono a Trebisacce. I familiari hanno cercato di non far spaventare più di tanto gli anziani genitori che però hanno visto le immagini in televisione notando il loro caro figlio. Uno spavento enorme per i conuigi Mormandi, onesti lavoratori, gente perbene, conosciuti, apprezzati e stimati in città. Hanno vissuto il dramma a mille chilometri di distanza. Carmine, seppur ostaggio, come ci ha riferito ieri telefonicamente, riusciva a colloquiare con la famiglia che vive in Lombardia attraverso alcuni sms ma non poteva certo tranquillizzare i genitori in Calabria perchè «mamma e papà non sanno leggere i messaggini», ha detto, «e più che per me ero spaventato per loro. Dicevo nella mia mente: se mi vedono in tv muoiono...». Per fortuna non è andata così e dopo diverse ore, quasi sette,. è stato liberato. Prima telefonata, manco a dirlo, ai suoi cari a Trebisacce. «Mamma, papà sto bene, sono a casa...Mi hanno liberato».
Carmine Mormandi che era stato nell'Alto Ionio a Pasqua, e che ritorna «nonostante ormai non ci siano più neppure i treni» ogni qualvolta gli impegni lavorativi lo permettono, nei prossimi giorni farà visita ai genitori per abbracciarli personalmente. - 7 MAGGIO





Il lento declino del centro storico senz'acqua, con buche e strade al buio La depurazione non è garantita: mai in funzione l'impianto di Ciciriello
Emilia Pisani
corigliano

Un declino graduale quello del centro storico coriglianese che inesorabilmente sta determinando un abbandono anche da parte di abitanti e commercianti questi ultimi costretti a chiudere bottega per via dello spopolamento.
Si tratta sicuramente di una problematica che in lungo e largo interessa buona parte del territorio sibarita ma che mette di fronte a particolari disagi quanti il centro storico di Corigliano non lo hanno abbandonato, ci vivono e ci lavorano.
Gli abitanti della città vecchia da decenni pagano per un servizio di cui non usufruiscono o ne usufruiscono a metà come i canoni per l'acqua potabile e la depurazione. Mentre quest'ultima non viene affatto garantita, nel centro storico di Corigliano nessun impianto di depurazione compreso quello di località "Ciciriello" è mai entrato in funzione.
Oltre al danno ambientale e al rischio di contagio infettivo i cittadini del centro storico si vedono da anni assegnare il canone per la depurazione con somme anche rilevanti per un servizio di cui non hanno mai usufruito in quanto non esistente. Problematica questa da sempre denunciata e seguita dal comitato Coriliani. Non solo gli stessi abitanti usufruiscono del servizio di acqua potabile a metà. Nel periodo invernale nelle abitazioni del centro storico l'acqua non sgorga dai rubinetti delle abitazioni già a partire dalle ore 20; nel periodo estivo va via intorno alle ore 21 per ritornare solo il mattino seguente alle 5: per questo chi ha potuto ha provveduto a proprie spese all'installazione di autoclavi con cisterne per riuscire ad avere autonomia ed usufruire a qualsiasi ora dell'importante servizio pubblico.
Su questo particolare disagio interviene il comitato civico "Corigliano in Azione".
«Continuano a registrarsi persistenti disagi nell'erogazione dell'acqua in alcuni quartieri del centro storico - fa sapere in una nota il Comitato - è da mesi che nelle abitazioni di molti residenti si verifica questo problema: l'acqua, nelle ore serali, va via e ritorna solo al mattino del giorno successivo. Abbiamo informato più volte i competenti uffici comunali ma non è accaduto nulla. Ogni giorno la stessa storia, ci ritroviamo la sera senz'acqua, privati di un diritto fondamentale. Al Comune chiediamo solo di risolvere questo problema assurdo ed inspiegabile, che ci riporta di tanti anni indietro. I disagi rappresentano la causa di un malessere profondo nella popolazione poiché interessano anche quelle fasce deboli della società, anziani e bambini, che hanno particolari bisogni. Disagi che non è possibile procrastinare ulteriormente e tollerare in silenzio, poiché l'acqua non è un optional ma un servizio di basilare importanza per ciascun essere umano ed un sacrosanto diritto per tutti».
Ma ci sono altri inconvenienti quali la cattiva manutenzione della rete fognaria, delle strade e della pubblica illuminazione, che contribuiscono sempre di più al degrado del centro storico che negli ultimi anni è stretto anche nella morsa della microcriminalità.
Unico spiraglio positivo degli ultimi mesi è il progetto di recupero della chiesa di San Domenico: giovedì scorso sono iniziati i lavori di trasporto delle capriate per la realizzazione della copertura del complesso monumentale. Il progetto è finanziato dalla Regioneonali e prevede il recupero strutturale e la messa in sicurezza dell'intero complesso. - 7 MAGGIO




«Orsomarso apprendista stregone»

«Dal Consigliere regionale cosentino del Pdl, a cui recentemente Scopelliti ha ritirato la delega ai trasporti per motivi non ancora chiariti, anzicchè un attacco al presidente Oliverio, il cui buon governo è unanimemente riconosciuto e apprezzato da tutti, ci saremmo aspettati una fiera alzata di testa ed un pubblico, sincero mea-culpa sull'azione fortemente discriminatoria che l'attuale Giunta regionale sta portando avanti nei confronti della provincia di Cosenza, che è la più grande e importante provincia della Calabria». Lo afferma l'assessore provinciale al Bilancio, Antonio Graziano, rispondendo a Fausto Orsomarso. «Ospedali chiusi – insiste Graziano – trasporti nel caos, comuni, sindaci e cittadini abbandonati a se stessi, vecchie e nuove povertà in aumento, imprese ridotte alla disperazione, disoccupazione alle stelle, agricoltura e turismo mortificati, fondi europei che, ancora una volta, rischiano di non essere spesi. E si potrebbe continuare all'infinito, tanto è lungo l'elenco delle inefficienze e delle promesse non mantenute dall'attuale governo regionale. Invece di fare pubblicamente ammenda di tutto ciò chiedendo scusa ai calabresi per le mille promesse non mantenute, Orsomarso gioca a fare l'apprendista stregone avventurandosi su un terreno che non conosce a sufficienza, tentando maldestramente di "truccare" i conti di Oliverio e della sua Giunta di far passare come debiti gli investimenti» - 7 MAGGIO




Migliaia d'intercettazioni sparite nel nulla Compromessi mesi d'indagini svolte dai carabinieri del Nas per smantellare la "fabbrica" dei finti diplomi
Arcangelo Badolati
cosenza

La terra dei miracoli. E dei misteri. In cui si può svolgere una professione senza averne titolo e nella quale rilevanti prove giudiziarie si volatilizzano come per effetto d'un oscuro "sortilegio". In Calabria, infatti, si diventa infermieri pur non avendo la più pallida idea di cosa siano il corpo umano e la medicina. Basta, però, pagare profumatamente per ottenere un diploma da operatore sanitario ed essere poi assunti in strutture pubbliche e private prestandovi servizio sino all'età della pensione. Questa è pure la terra nella quale migliaia d'intercettazioni telefoniche possono sparire da un processo come per magia, compromettendo anni d'investigazioni. Approfondiamo. Qualche anno addietro, il pm Francesco Minisci (ora in servizio nel pool antiterrorismo della procura di Roma) avviò una complessa e significativa inchiesta che ruotava intorno a un anonimo infermiere di Belvedere Marittimo (Cosenza), Damiano Taraso, 54 anni. L'uomo era dispensatore di false attestazioni professionali e coordinatore d'improvvisati stage in una clinica dell'area tirrenica del Cosentino. Stage durante i quali – dietro adeguata corresponsione – insegnava a sprovveduti disoccupati come si usa un ago, si misura la pressione e si disinfetta una ferita.
Dal 1975 all'11 dicembre del 2008, quest'uomo aveva "fabbricato" decine di infermieri professionali fittizi, inquinando una intera categoria e alterando il sistema di reclutamento del personale paramedico. Per ottenere i diplomi bastava pagare. Una volta pattuita la somma, che variava dai 5.000 agli 8.000 euro, i richiedenti ottenevano il falso titolo e il tanto agognato posto al sole. I finti infermieri, infatti, entravano nel mondo del lavoro. Siccome, però, spesso il diavolo fa le pentole senza i coperchi, un medico nel 2007 s'era accorto che tre operatori sanitari che prestavano servizio nel suo reparto non erano in grado di far nulla. Si sentivano mancare quando vedevano il sangue, tremavano quando bisognava praticare una iniezione. Così aveva chiesto al presidente del Collegio degli infermieri professionali di Cosenza di compiere delle verifiche sul loro reale stato di preparazione. E il controllo, scrupoloso ed efficace, aveva riservato un colpo di scena inaspettato: i diplomi dei tre paramedici erano carta straccia. Segnalato il caso alla magistratura – questa la genesi dell'inchiesta – era quindi partita l'indagine del pm Minisci. Gli accertamenti compiuti a ritroso dai carabinieri del Nas avevano subito dopo rivelato uno spaccato ancora più inquietante: c'erano decine di persone che erano state assunte in strutture sanitarie presentando diplomi falsi. Alcune, addirittura, erano andate in pensione dopo quasi trent'anni di lavoro. Incredibile ma vero. Una "cimice" piazzata sull'auto adoperata da Damiano Taraso e migliaia d'intercettazioni telefoniche avevano poi consentito agli investigatori di smantellare l'intero sistema truffaldino. Taraso, è perciò successivamente finito a processo con altri 41 imputati con l'accusa di concorso in falso ideologico e materiale. E qui, nella terra dei "miracoli" , entrano in scena pure i misteri. Durante il processo di primo grado, in corso di celebrazione a Cosenza, s'è scoperto che le intercettazioni telefoniche faticosamente eseguite dai carabinieri durante le indagini preliminari, sono incredibilmente scomparse. I file audio trasmessi all'interno di appositi Cd al Tribunale Bruzio (presieduto da Claudia Pingitore) sono infatti risultati vuoti. La sparizione dei file è stata scoperta dal perito, Nicola Zengaro, cui era stato affidato l'incarico di esaminare le conversazioni. Situazione rimediabile? Assolutamente no. Già, perché la società che s'era occupata di trascrivere i colloqui intercettati e che li aveva riprodotti sui supporti informatici è nel frattempo fallita. E il fallimento ha comportato la dispersione del materiale audio-video che custodiva nei suoi server d'archivio. Oggi è dunque impossibile recuperare le registrazioni. La circostanza è stata pubblicamente denunciata in dibattimento, con sbigottimento e amarezza, dal pm Giuseppe Casciaro. Morale della favola? Al Tribunale non è rimasto altro da fare che emettere una ordinanza con cui ha dichiarato le intercettazioni inutilizzabili. Non essendoci più non sono naturalmente utilizzabili... Domanda legittima: chi è l'autore del provvidenziale (per gl'imputati) "sortilegio"?
In sintesi
Qualche anno addietro, il pm Francesco Minisci (ora in servizio nel pool antiterrorismo della procura di Roma) avviò una complessa e significativa inchiesta che ruotava intorno a un anonimo infermiere di Belvedere Marittimo (Cosenza), Damiano Taraso, 54 anni. L'uomo era dispensatore di false attestazioni professionali e coordinatore d'improvvisati stage in una clinica dell'area tirrenica del Cosentino. Stage durante i quali – dietro adeguata corresponsione – insegnava a sprovveduti disoccupati come si usa un ago, si misura la pressione e si disinfetta una ferita.
Dal 1975 all'11 dicembre del 2008, quest'uomo aveva "fabbricato" decine di infermieri professionali fittizi, inquinando una intera categoria e alterando il sistema di reclutamento del personale paramedico. Taraso è successivamente finito a giudizio per concorso in falso insime con altre 41 persone davanti al Tribunale di Cosenza. Durante il dibattimento s'è scoperto, però, che tutte le intercettazioni telefoniche sono incredibilmente sparite. Nei file audio trasmessi al Tribunale non c'è nulla - 7 MAGGIO



Targa-ricordo all'ex direttore sanitario Salerni
Luigi Franzese
Cassano

L'istituto per anziani "Casa serena Santa Maria di Loreto", con una breve ma significativa e commovente cerimonia di commiato, ha salutato Oscar Salerni che è stato direttore sanitario della struttura per più di tre anni.
Il presidente dell'istituto, Francesco D'Elia, nel consegnare una targa-ricordo a Salerni, anche a nome dei consiglieri Francesco Frattolillo, Salvatore Martucci, Raffaele Furiato e Savina Azzolino ha colto l'occasione per sottolineare la pregevole opera da luigi prestata nella qualità di direttore sanitario, ricordando i tratti di una preziosa collaborazione offerta che si è distinta per consolidate capacità professionali non disgiunte da disponibilità umane, sempre puntualmente assicurate a beneficio di tutti gli ospiti dell'istituto.
Salerni ha replicato al presidente D'Elia sottolineando l'apprezzamento per le attestazioni di stima e affetto manifestate nella circostanza, e ricordato il felice percorso compiuto a Casa serena di cui ha posto in evidenza, in particolare, la qualità eccellente dei servizi assicurati e le disponibilità umane sempre offerte da tutto il personale presente attivamente nell'istituto. La cerimonia è stata impreziosita dalla presenza di Carlo Ponte, già viceprefetto vicario di Cosenza, nonché dall'avvocato Francesco Campana e dalla dottoressa Rosalba Cannoletta, dirigenti dell'assessorato alle Politiche sociali della Regione.
Intanto la direzione sanitaria dell'istituto è passata nelle mani di Giuseppe Rango, valido medico in pensione, stimato nel paese per la sua bravura ed esperienza. Rango, persona sempre disponibile con tutti, ha ricoperto anche la carica di Ufficiale sanitario del comune di Cassano jonio. Un istituto, quello di Casa serena, che ha registrato la presenza anche di tre signore centenarie. A dimostrazione di quanto l'istituto sia un punto di riferimento per tante persone che vogliono affrontare la vecchiaia in un modo diverso rispetto a quello che la tradizione offre.- 6 MAGGIO


La Cattedrale presto diventerà Basilica Conferito il titolo di "Patrimonio testimone di una cultura di pace"
Elvira Madrigrano

Una targa apposta sulla facciata principale del Duomo attesta il riconoscimento conferito dall'Unesco di "Patrimonio testimone di una cultura di pace".
Ieri pomeriggio all'interno della Cattedrale la cerimonia ufficiale. Presenti le autorità civili, militari e religiose della città. Al tavolo dei relatori, tra gli altri, don Giacomo Tuoto, rettore della cattedrale, Annarita Rondinella e Renata Capria D'Aronco del segretariato generale della federazione italiana centri e clubs Unesco.
«Questo riconoscimento significa che abbiamo una responsabilità in più: quello di essere custodi e trasmettitori della pace, che è il bene più grande per i popoli»: questo il commento introduttivo di don Giacomo Tuoto.
L'iter burocratico per ottenere il titolo onorifico è iniziato nel 2006 attraverso una petizione popolare sostenuta da migliaia di cittadini e portata avanti dal club Unesco Cosenza il quale partecipa al progetto "Patrimoni per una cultura di pace" lanciato dall'Unesco nel decennio internazionale della "Cultura di pace e della non violenza 2000-2010".
«La Cattedrale rientra in un progetto specifico che coinvolge la gente e, soprattutto i giovani, che deve scegliere il luogo della città che maggiormente rappresenta un simbolo di pace», ha spiegato Renata Capria D'Aronco, «non è l'Unesco governativo che sceglie ma è la popolazione che individua il luogo che testimonia condivisione della pace e riconoscimento dei diritti e dei doveri. Da oggi - ha concluso la rappresentante dei centri e clubs Unesco- di sicuro voi sarete all'altezza di esplicitare questo messaggio sia in Italia che all'estero».
Plaude l'iniziativa il primo cittadino Mario Occhiuto che riconosce nell'onorificenza l'alto valore e il prestigio che essa restituisce alla città. «Questo riconoscimento - ha commentato a margine della cerimonia il sindaco Occhiuto - è un segno tangibile di come la Cattedrale ha rappresentato nel tempo un faro di luce per la cittadinanza. Essa rappresenta tutta la cittadinanza e spero che in futuro porti ricadute positive sulla crescita economica e culturale della città». A chiudere i lavori è stato mons. Salvatore Nunnari, Arcivescovo di Cosenza- Bisignano. «La Cattedrale che è luogo di culto nei secoli si è aperta ad incontri di popoli e cultura», ha sottolineato, «mi sto battendo affinché presto possa ottenere il titolo di Basilica».- 6 MAGGIO




Una regista di 16 anni applaudita dalla critica
TREBISACCE.
Piccoli talenti crescono. E' il caso di Francesca Pace, regista a soli 16 anni. Un suo "corto" su Michael Jackson ha raccolto il plauso della critica che conta, la quale non ha perso tempo a premiare il lavoro della giovanissima regista trebisaccese. Che già pensa da grande, e con i suoi video riesce a richiamare l'attenzione del grande pubblico.
Nata a Castrovillari nel settembre del 1995, Francesca Pace frequenta il Liceo classico "Alessio di Turi". Ha cominciato a montare filmati da autodidatta nel 2008 e nel 2010 ha iniziato a collaborare con alcune associazioni "no profit" per eventi e raduni pubblici tenutisi a Roma e dedicati alla memoria di Michael Jackson. Il suo ultimo lavoro, dal titolo "Heart song for Japan", è dedicato alle vittime del terremoto che ha colpito il Giappone un anno addietro. Immagini toccanti, da professionisti del mestiere. E da grande Francesca non vorrà seguire le orme del papà Antonio, stimato medico, ma il suo sogno è studiare regia e diventare una brava regista. Non ha grilli per la testa Francesca, bionda e sorridente, viso angelico, senza trucco, garbata e intelligente. I suoi occhi sprizzano di gioia quando vede proiettare quei video su cui ha lavorato.(r. gent.)- 6 MAGGIO




La "strizzacervelli" che scruta gli assassini Il caso del Mostro di Firenze, l'esame grafologico del presunto uxoricida Parolisi, l'eccidio di Villapiana
Attilio Sabato

Simonetta Costanzo, è una "strizzacervelli" abituata a scrutare negli abissi dell'anima. Ha dalla sua un'esperienza maturata scandagliando i "rifugi" della mente, seguendo i percorsi meno battuti . Anni passati ad ascoltare e interpretare, annotando frasi, concetti, pensieri. Una vita spesa a catturare "sfumature" e segnali impercettibili. Il suo lavoro è capire i "perché" di certe dinamiche quando si "scivola" nel baratro dell'incomprensibile. Un'infinità di casi scrutati, studiati, analizzati, alcuni dei quali forti e indelebili. «Sì, il mostro di Firenze». Cominciamo bene. Questa è una storia "rompicapo" che non si è mai capita bene, anche perché l'uomo nero, il "giustiziere delle coppiette", come etichettato da qualche giornale dell'epoca, non è mai stato preso. «È proprio questo che restituisce al caso un fascino particolare. Una tipologia di seria killer: organizzato, intelligente, veloce e agile». Stiamo parlando di un pluriomicida, un uomo di una ferocia tremenda che per anni ha terrorizzato la Toscana. «Un missionario». Sì, di morte! «Uccideva le coppie "illegittime", impedendo loro il coito e portava via con sé i trofei delle proprie vittime. Ha ucciso 16 persone e l'ha fatta sempre franca». Scusi, ma questo "fascino" e questo "interesse". «Mai scoperto, quindi restano la curiosità, il mistero, il fascino del male». Capiamo le "ragioni" professionali, ma non riusciamo a seguirla su questo terreno, forse ci manca la passione per quei meccanismi che agitano il cervello. «Io analizzo, esamino, raccolgo dati, faccio diagnosi. È un lavoro stupendo che mi affascina e mi gratifica, specialmente quando ritengo di aver compreso il caso che sto studiando». A proposito di analisi, vuole provare a "leggere" quel che è accaduto a Villapiana? Che cosa ha scatenato la furia omicida di questa donna-compagna-mamma. «Innanzitutto l'uxoricidio-figlicidio è stato agito da una donna che non corrisponde alla tipologia classica della letteratura criminale». Vada avanti, approfondisca, sciorini la sua tesi. «La donna, avvelena, stordisce, soffoca e generalmente si fa aiutare da un partner, specialmente se gli strumenti usati sono corpi contundenti o coltelli». Questo è ciò che alberga nelle pagine dei manuali. Entriamo nelle specificità di questo tragico evento. «In questo caso l'assassina ha utilizzato un'arma da fuoco che rinvia all'omicidio al maschile». Ciò lascia intendere che cosa? «Che siamo in presenza di una donna virile quindi che, "risentita" per chissà quale torto subìto, ha agito un omicidio che ha le caratteristiche di un suicidio allargato di tipo egoistico, perché l'eliminazione della propria figlia fa pensare al timore che la figlia potesse soffrire le sue stesse pene. Inoltre, la coppia padre-figlia che è stata eliminata da una donna così risoluta, fa pensare a fantasie edipiche non risolte dell'assassina proiettate patologicamente all'esterno e risolte attraverso il "parenticidio"». Una brutta storia che si consuma all'interno di chissà quali dinamiche familiari, in cui, forse, la difficoltà di dialogo ha finito con il minare ogni tentativo di stabilire una "pacifica" convivenza. Ammesso che ci fossero le condizioni per essere nucleo. «La famiglia oramai è un'istituzione in crisi, perché anche le donne stanno cambiando». L'eccezione non può, però, essere interpretata come la spia di una evoluzione negativizzante. La stragrande maggioranza delle persone hanno, fortunatamente, un'idea diversa del concetto di famiglia. Torniamo a mettere le mani tra le carte delle cose che ha trattato. «C'è tantissima roba». Appunto. Sappiamo che recentemente ha, per ragioni di studio, analizzato la personalità del "famoso" Parolisi, il militare sospettato di aver ucciso la moglie. «Sì, ho svolto un esame grafologico». Ha preso, cioè, una lettera scritta da quest'ultimo e ne ha studiato la grafia. «Esatto». È emerso che cosa? «Una personalità complessa, ma non corrispondente a quella dell'uxoricida». Non è annoverabile, dunque, nella schiera dei colpevolisti. «È un uomo molto astuto nel farsi amare, stimare, adulare, abile nel nascondere i propri sentimenti. In sintesi, la vita di relazione è ispirata all'intensità degli impulsi erotici». Allora? «Con questa brevissima analisi è facile intuire che un profilo di questo tipo non corrisponde all'uomo che uccide le donne». Qualche giorno ancora e sapremo se i giudici sposeranno questa tesi oppure no. Lei, intanto, ha detto quel che ha "visto" nella testa del Parolisi. «Aspettiamo». Le facciamo una domandona: criminali si nasce o si diventa? «Questo è un quesito storico che ha impegnato negli anni molti studiosi». Il suo pensiero in proposito qual è? «Io so che criminali si diventa, perché le condizioni e le dinamiche familiari, sin dai primi anni di vita del bambino, possono stimolare una rabbia e un risentimento che a lungo andare può indirizzarsi nella ricerca di gruppi devianti all'interno dei quali si tenta di cercare una nuova identità, quella che i genitori non hanno consentito di costruire». C'è anche dell'altro? «Certo, l'abbandono, stili educativi tirannici e aggressivi, il maltrattamento, la carenza di riferimenti pedagogici, l'avarizia affettiva. Tutte queste cose possono creare condizioni psichiche alterate e perverse». D'accordo, ma si può escludere l'altra teoria, quella della genetica? «No, la familiarità non possiamo escluderla. Sono in atto molti studi sulle mappature genetiche che potrebbero dare una svolta importantissima al problema della delinquenza». In futuro basterà un farmaco per liberarci dal crimine. «Non esageriamo». In attesa della pillola c'è il carcere per chi delinque. La società civile affida all'istituto di pena la funzione educatrice. «Si sconta la pena ma non si riescono a far funzionare i programmi di riabilitazione, prevenzione e cura nonostante ci siano tante figure professionali specializzate. Professionisti formati e volenterosi sono disponibili, ma la "macchina" non li mette in condizione di svolgere i compiti assegnati». Rivisitazione necessaria per raggiungere gli obiettivi prefissati. «Assolutamente».
Il profilo
Simonetta Costanzo è nata a Roma 57 anni fa. Da un decennio è diventata cosentina acquisita, grazie ai corsi di psicologia sociale e dei gruppi, di psicopedagogia, di pedagogia del linguaggio tenuti all'Università della Calabria. È membro della Società italiana di criminologia e dal 1979 collabora nelle attività cliniche e di ricerca della seconda cattedra di medicina criminologica e psichiatria forense dell'Università di Roma. È consulente psicologo e psicografoanalista del Ministero dell'Interno, nonché consulente tecnico psicologo per il Tribunale di Roma. È inoltre collaboratrice di Francesco Bruno, il noto criminologo cosentino.- 6 MAGGIO



La straziante indifferenza vissuta in pronto soccorso da una nipote addolorata
Fabio Melia

Lo strazio e il sospetto. Sentimenti impossibili da controllare, soprattutto quando non capisci come e perché è morta la tua amata nonna, l'emblema della bontà incarnato in una persona. La ventottenne Alessia Curatola racconta il suo dolore con l'intenzione di trasformarlo in testimonianza. Tutto inizia nel pomeriggio del 28 marzo scorso quando la nonna, la settantaduenne Anna Maria Giorgi, cade sul pavimento di casa senza un motivo apparente. Dopo circa mezz'ora viene trasportata da un'ambulanza in pronto soccorso, dove le viene assegnato il codice verde. La signora viene infatti visitata in serata, quattro ore dopo l'arrivo all'Annunziata, proprio perché le sue condizioni di salute non vengono ritenute particolarmente preoccupanti. «La cosa più brutta – racconta la nipote – è che ci rendevamo conto che la nonna non stava bene. Sono rimasta all'Annunziata fino alle 3.30, quando finalmente abbiamo ottenuto un letto all'interno del pronto soccorso. Ero tranquilla, avendo lasciato mia nonna in ospedale ero convinta che le avrebbero prestato tutte le dovute cure». La tranquillità diventa disperazione il mattino successivo, quando nonna Anna Maria muore. Si poteva fare di più? Sarebbe stato possibile salvare la signora Giorgi, che proprio all'Annunziata aveva lavorato per tutta la vita? Domande che pesano come macigni su Alessia e i suoi cari. La famiglia, però, ha deciso di non rivolgersi alla magistratura, «tanto nonna non torna indietro» spiega la nipote. Ma la rabbia e la volontà di testimoniare, quelle non possono essere sopite: «Nessun medico si è preoccupato di informarci. Se noi familiari ce ne fossimo andati tutti, mia nonna sarebbe addirittura morta da sola». Ed è in quel momento che si passa dall'altra parte, in quel doloroso limbo che accomuna tutti i casi del genere, nei quali tanti cupi interrogativi si addensano sulla sanità, calabrese soprattutto. «È ovvio che ascoltando tv e leggendo i giornali pensi "che assurdità", non ti puoi spiegare fatti del genere – sottolinea Alessia –. Ma non si comprende fino in fondo ciò che si prova trovandosi di fronte a un muro di indifferenza. Quando mi è stato detto che era morta m'è crollato il mondo addosso, mi sono sentita tradita». Alessia ha ricordato quanto accaduto alla nonna in una lettera spedita a svariati soggetti istituzionali. Risposte? «L'unico che mi ha richiamato – conclude – è stato il direttore sanitario dell'Azienda ospedaliera, Francesco De Rosa, era dispiaciuto, mi ha fatto le condoglianze dicendomi che si sarebbe informato sull'episodio di mia nonna. Comunque mi ha dato una risposta, avrebbe anche potuto ignorare il mio appello. La lettera l'ho scritta perché ad avviso della mia famiglia è accaduto un fatto grave, ci vuole maggiore accortezza, e magari potrebbe essere utile affinché episodi del genere non si ripetano». - 6 MAGGIO




"Foto" del censimento Il numero degli abitanti si è leggermente ridotto
Gianpaolo Iacobini
Cassano

I cassanesi? Un po' meno del numero sempre indicato: 17.361. Questo, almeno, il dato (al momento ancora ufficioso) che rinviene dal censimento 2011 realizzato dall'Istat.
La "foto" risale all'ottobre scorso: secondo i rilevamenti effettuati dall'istituto statistico nazionale, i cassanesi sarebbero 17.361, quasi duecento in meno rispetto a quelli indicati come residenti in città alla data del 31 dicembre 2010 sia dall'Ufficio demografico comunale sia dalla stessa Istat nelle sue stime. Dice l'Istat: 8.502 sarebbero i cittadini maschi, 8.859 le donne. Suddivisi in 6.373 famiglie, con una media di 2,7 componenti per nucleo familiare. Da segnalare anche il numero degli alloggi rilevati nel territorio comunale: ben 12.579, inferiore solo a quello della città capoluogo e dei centri urbani di Corigliano, Rossano e Scalea, e molto vicino a quello di Rende (che a stento supera quota 20 mila).
A completare il quadro, le cifre diffuse già nei giorni scorsi dall'Aci, secondo la quale in città circolerebbero 11.038 auto (ovvero 638 ogni mille abitanti), 983 motocicli, 1192 autocarri, 53 autobus (!), 287 motocarri e 37 trattori, questi ultimi in numero all'apparenza esiguo per una realtà che ospita tra i suoi confini una delle pianure più estese della regione, peraltro ad alta vocazione produttiva. Ed il bello è che il dato è in costante aumento: nel 2004, infatti, le automobili erano 9.608, i motocicli 729, gli autobus 47.
E i trattori? Gli unici in calo: otto anni fa erano 48. Infine, a corredo delle statistiche, le cifre offerte dal Ministero dell'economia, stando alle quali nel corso del 2011 tutti i cassanesi messi insieme (o meglio i 6 mila presentatori di dichiarazioni di reddito) avrebbero prodotto un reddito pari nel complesso a 92 milioni di euro. Ovvero poco meno di 15 mila euro per dichiarante, poco più di 5 mila euro per ogni cittadino, compresi bambini e disoccupati. - 5 MAGGIO




Cosentini travolti dal dramma dei debiti Le sofferenze con le banche raggiungono i 410 milioni di euro. Imprese al collasso e risparmi al minimo
Fabio Melia

Incertezza e instabilità. Sono queste le parole-chiave del Rapporto 2011 sull'economia della provincia di Cosenza, presentato ieri in Camera di Commercio davanti a un folto pubblico di addetti ai lavori, rappresentanti istituzionali ed esponenti del mondo delle professioni. Il documentato testo statistico, curato per conto dell'ente camerale dalla professoressa Rosa Adamo dell'Unical e dal suo gruppo di ricerca (Angela Coscarelli, Domenica Federico, Antonella Notte e Gianluca Palumbo), fotografa con dovizia di particolari una situazione drammatica. Una profonda crisi sottolineata dal presidente della Camera di Commercio, Giuseppe Gaglioti: «Sento di dover esprimere con tutta l'amarezza possibile, ma con impietosa lucidità, che oggi in realtà stiamo assistendo all'agonia dell'economia. In questo momento l'Ente riceve richieste d'aiuto disperate dalle aziende. È un vero e proprio pronto soccorso». È palese e sofferto il riferimento alla cronaca di questi difficili giorni italiani, con la tragedia dei suicidi di tanti imprenditori e lavoratori che si ritrovano privi di ogni speranza. Le responsabilità, secondo Gaglioti, sono plurime: la politica è incapace di rispondere alle esigenze dei territori e predilige la logica dell'appartenenza e dell'interesse di parte; il sistema bancario risponde alla crisi con la "chiusura dei rubinetti"; le istituzioni sono inoperative.
Queste le premesse, valide in tutta la nazione, ancor di più in un'area del Meridione come il Cosentino. La ricerca coordinata dalla professoressa Adamo ha analizzato la nostra realtà economica sotto vari punti di vista, alcuni piuttosto preoccupanti. Il tasso di disoccupazione in provincia, ad esempio, rimane stabile al 12,3% (nel 2010 s'è registrato il 12,5%), di poco inferiore al dato regionale (12,7%) ma superiore a quello nazionale (8,4%). I servizi, poi, restano il settore d'occupazione preponderante (72,3%). Un fenomeno che allarma non poco la Camera di Commercio bruzia – fautrice di numerose iniziative finalizzate a favorire lo sviluppo di una logica aziendale orientata all'internazionalizzazione – è il dato relativo alle importazioni, con un calo pari al 12,7% (in netta controtendenza con il più 48,8% di due anni fa). Altro aspetto di non poco conto è il grado di diffusione delle banche sul territorio, presenti solo nel 45,2% dei comuni. Ma c'è di più, perché il Rapporto ha dimostrato un decremento del risparmio da parte delle famiglie cosentine. Nel 2011, infatti, i risparmi sotto forma di depositi bancari e postali ammontano a 7.934,1 milioni di euro, con un calo pari allo 0,5 per cento. Pure la qualità del credito non è delle migliori. Dal 2009 al 2011, infatti, le sofferenze bancarie per le famiglie sono aumentate e hanno raggiunto i 410 milioni di euro. Il dato si fa ancora più drammatico se confrontato al settore lavorativo di riferimento: le sofferenze bancarie più elevate riguardano il mondo dei servizi (quello preponderante). Ulteriore evidenza sconfortante è il rapporto tra sofferenza e impieghi delle imprese: nell'arco di due anni e mezzo questo indicatore è quasi raddoppiato, passando da 9 a 15 punti percentuali. «Dal punto di vista delle condizioni e del livello dell'intermediazione – ha aggiunto Gaglioti nella sua relazione introduttiva – emerge che nella provincia di Cosenza si profilano, da un lato, segnali di difficoltà nel rapporto con le famiglie consumatrici, coerenti con l'attuale situazione di recessione che si sta vivendo a livello internazionale, dall'altro, nuove restrizioni di credito nei confronti delle imprese, proprio nel momento in cui le stesse ne hanno più bisogno per creare delle condizioni di ripresa».
I dati presenti nel Rapporto hanno infine innescato un dibattito arricchito da relatori altamente qualificati: Mario Oliverio (presidente della Provincia), Giovanni La Torre (rettore dell'Unical), Alessandro Carretta (professore di economia aziendale all'Università Tor Vergata di Roma e presidente dell'Accademia italiana di economia aziendale), oltre alla stessa curatrice dello studio, la professoressa Adamo. Sono inoltre intervenuti Giuseppe Lombardi (presidente di Abi Calabria), Mario Bozzo (presidente della Fondazione Carical), Renato Pastore (presidente di Confindustria Cosenza) e Domenico Bilotta (presidente di Confesercenti Cosenza). I lavori sono stati moderati dal giornalista Attilio Sabato. - 5 MAGGIO



Petramala sotto i riflettori della Corte dei Conti

Avrebbe assegnato alla sanità privata, quando era direttore generale dell'Asp, più fondi di quelli previsti, sforando così il tetto di spesa che la Regione aveva preventivato.
E la cifra in questione non sarebbe roba da poco ma ammonterebbe a circa 19 milioni di euro.
Questo è quanto addebitano a Franco Petramala, in seguito a un'indagine iniziata nel 2010, i magistrati della sezione regionale della Corte di Conti.
I fatti di cui la magistratura contabile chiama in causa l'ex direttore generale dell'azienda sanitaria provinciale risalirebbero al 2008.
Nel luglio di quell'anno Petramala – secondo quanto sostengono i magistrati contabili – avrebbe approvato «l'accordo sottoscritto tra l'assessore regionale alla Salute e l'Associazione italiana ospedalità privata (Aiop)». In quell'accordo si stabiliva «una linea programmatica di spesa».
E questa linea programmatica di spesa riguardava, appunto, il comparto del ricovero ospedaliero per l'anno in corso, ovvero il 2008, e che prevedeva «un budget complessivo pari a quello del 2007». Questo tetto di spesa ammontava a poco più di 710 milioni di euro. In questo accordo – scrivono i magistrati della Corte dei Conti che hanno ricostruito la vicenda – era prevista anche «l'elevazione del tetto di spesa per le sole strutture private». Per queste ultime «invece di prendere come riferimento il valore di quanto era stato contrattualizzato nell'anno precedente» venne deliberato «come limite massimo di spesa il valore della produzione complessiva ridotto però del 10 per cento». Una circostanza che – secondo i magistrati contabili – la giunta regionale avrebbe adottato per «impartire una precisa linea programmatica alla dirigenza dell'Azienda sanitaria provinciale». Quest'ultima avrebbe dovuto «rimodulare la spesa complessiva dell'assistenza ospedaliera, tra pubblico e privato, secondo criteri di appropriatezza della prestazione, efficienza ed economicità» rispettando comunque «il tetto massimo complessivo». Premesse che – secondo la Corte dei Conti – Petramala non avrebbe rispettato, dal momento che – scrivono i magistrati contabili – il direttore generale dell'Asp «non solo non avrebbe allocato le risorse finanziarie tra ospedalizzazione pubblica e privata in modo da rispettare il vincolo di spesa complessiva posto dalla Regione» ma avrebbe «contrattualizzato alle strutture private prestazioni sanitarie per un importo di poco più di 76 milioni di euro». Una cifra – evidenziano i magistrati della Corte dei Conti – di «gran lunga superiore anche al tetto massimo di spesa previsto dall'accordo con l'Aiop per questo tipo di prestazioni»: infatti nel 2007 la produzione complessiva – evidenziano i magistrati contabili – ammonatava a 69.596.921 euro.
Nell'ambito dello stesso accertamento i magistrati contabili avrebbero messo in luce anche delle «irregolarità» di altri contratti, come a esempio quelli che sarebbero stati «stipulati con le case di cura del comprensorio dell'ex azienda sanitaria numero 1 di Paola». Anche in questo caso la Corte dei conti avrebbe riscontrato un superamento del tetto di spesa.
Insomma fatti i conti: l'ex direttore generale dell'azienda sanitaria provinciale avrebbe erogato un surplus di fondi pari a 18.986.628 euro e settantaquattro centesimi. Cifra che secondo i magistrati della Corte dei Conti, Franco Petramala (ma questo è tutto da vedere dal momento che l'udienza è fissata per il 17 ottobre) dovrebbe restituire a «titolo di risarcimento del danno nei confronti dell'azienda sanitaria provinciale».(e.o.) - 5 MAGGIO




Il "gusto Calabria" tra le crete senesi
catanzaro Peperoncino, cedro, fichi secchi, formaggi, salumi, bergamotto, liquirizia, soppressata, 'nduja, vini e dolci al sesamino, al bergamotto e persino le tipiche susumelle: con queste ghiottonerie oggi a Siena, nella Fortezza medicea, dalle ore 15 alle 20 eno-appassionati e curiosi, nella splendida cornice di Enoteca Italiana, potranno coniugare il piacere della degustazione delle migliori eccellenze calabresi a quello dell'assaggio dei prodotti tipici espressione dell'offerta gastronomica Made in Calabria.
I visitatori si immergeranno in un mondo tutto da gustare, una squisita occasione non solo per il palato ma anche un'opportunità per comprare le tante eccellenze, dopo aver ricevuto tutte le informazioni direttamente dal produttore.
Una vera e propria mostra mercato di prodotti tipici calabresi quella che si presenta a Siena, un evento unico promosso dall'Accademia Italiana del Peperoncino Onlus - Delegazione di Siena, nella sua sede cittadina che è proprio quella di Enoteca italiana, per promuovere le attività di conoscenza, sensibilizzazione, promozione e valorizzazione del peperoncino e dell'enogastronomia calabrese.
«Interessante poi sarà l'incontro dalle ore 20 alle 21 con un vivaista – dice Amedeo De Napoli, presidente della delegazione senese dell'Accademia Italiana del Peperoncino – che spiegherà come piantare e gestire una piantina di peperoncino anche sul balcone di casa, una semplice mini guida per imparare il metodo migliore per poterlo coltivare e infine gustarlo ed abbinarlo alle varie pietanze». - 5 MAGGIO




Il "male di vivere" fa sempre più vittime Studiosi a confronto
Doppio appuntamento, con relatori di tutto rispetto, per parlare di depressione, grazie all'associazione "Donne in Cammino", presieduta dalla psicologa Donatella Ponterio che, come ogni anno, ha stabilito un tema che è il fil rouge dei laboratori interni e degli obiettivi delle donne che seguono i progetti del sodalizio. «Lo sappiamo – ha annunciato Donatella Ponterio, ideatrice della giornata "Le vie della depressione" – che non abbiamo proposto un argomento "allegro", ma noi che con i nostri compiti di cura seguiamo donne, famiglie e bambini in crescita non potevamo fare finta di ignorare il grido della comunità scientifica che urla ad una vera e propria epidemia mondiale. La tristezza non dovrebbe essere una malattia, ed invece lo è diventata. Lo è diventata perché il messaggio che "corre in rete" è che bisogna essere felici, ma non si dice "cosa" porta veramente la felicità e, soprattutto, non si spiega che la tristezza non sempre è un morbo, ma piuttosto un campanello d'allarme che il nostro sistema psichico utilizza per riportarci di nuovo in rotta di connessione con noi stessi. Addirittura può essere a volte considerata una "porta" per la tenerezza e la comprensione di sé, quando siamo costretti "a chinare la testa" su noi stessi, i fatti della vita, a fermarci "perché stiamo male" e a riflettere per aggiustare il tiro, verso una nuova direzione. È un fatto che uomini e donne disconoscano il potere intrinseco della fragilità, che non ha solo connotazioni negative. Seguendo un approccio "sistemico" applicato non solo alla psicologia o alla psicoterapia, ma alla medicina in generale ed alla società tutta, abbiamo troppo spesso verificato che "il male" che prolifica in un luogo mette in allarme tutto il sistema, il quale a sua volta reagisce, si difende o, purtroppo, soccombe alterando a tal punto gli stili di vita degli individui e dei sistemi familiari che alla fine risulta arduo risalire la china del malessere. Soprattutto abbiamo verificato che il nostro è un sistema integrato di comunicazione interattiva specificatamente preposto a rispondere agli insulti di qualsiasi natura con tutti i canali (psico-neuro-endocrino-immunologici) a nostra disposizione nel corpo e nel cervello. Di fronte all'insulto della depressione tutto il sistema "dialoga" ed è meravigliosamente collegato agli stimoli ambientali esterni (la società, i sistemi umani, i media) ed interni (gli insulti infiammatori, nutrizionali e neuro-psicologici), stimolandoci a cambiare il nostro pensiero da un pensiero di "attacco" al male, ad un pensiero di accoglimento dell'informazione negativa tracciandone le strade interne, fino al più profondo "sé cellulare" che abbiamo: il nostro sistema immunitario».
Attento il pubblico presente, che in questi giorni ha dovuto constatare, attraverso i media, quanto il fenomeno sia dilagante, o ancor spesso assopito e che esplode poi in suicidi e soprattutto omicidi legati alla sfera affettiva, esplosioni ultime di un male di vivere troppo spesso sottovalutato. All'incontro hanno relazionato: Cristina Segua Garcia e Paolo Sesti, psichiatri; Marina Risi, ginecologa; Carlo Sestito, psicologo.(l.c.) - 5 MAGGIO

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