il prof.Luigi Niger Il mese di agosto non mi piace, non perchè gli altri siano esaltanti, ma perché mi sembrano più accettabili, più vivibili, meno dissipanti e banali. E poi il caldo che continua ad imperversare e che, talvolta, rende difficoltosa la respirazione e anche il pensare con una certa lucidità e consequenzialità diventa un esercizio pesante e stancante. Il tutto è avvolto e sconvolto dalle pantomime della cosiddetta classe dirigente, sempre più ripetitiva e insulsa, dai rumori e dai fetori di uomini rampanti e di cose superflue, dal vociare sboccato dei turisti per forza e poi il frastuono dei processi di istupidimento collettivo pervicacemente veicolato dai mezzi di comunicazione di massa. Altrove si continua a morire, per malasanità, sempre più al Sud, per sfruttamento, per abbandono, per solitudine, per disperazione. Per non parlare di quel che continua ad accadere al di fuori di questo nostro maledetto paese. La vera vita è altrove, qui si continua a recitare uno spettacolo disgustoso e grottesco.
In questo clima agostano, stordente e surreale, Vito Mancuso (filosofo, teologo e docente alla Facoltà di Filosofia dell’Università Vita e Salute del San Raffaele di Milano) si è permesso di rendere pubblici tormenti e dubbi personali dopo l’ennesima legge ad aziendam, che poi sarebbe un’altra delle tante ad personam, voluta da quel personaggio indefinibile che è(?) Berlusconi (talvolta, osservandolo, mi chiedo se sia proprio lui o tanti pezzi assemblati, giustapposti e sovrapposti sempre sul punto di sfaldarsi e di decomporsi), sostenuta con vigore dai servi innumerevoli della corte. La legge in questione salva ancora una volta le casse della Casa Editrice Mondadori, conquistata attraverso un furto, che invece di pagare la cifra di 350 milioni di euro richiesta dall’Erario, ne pagherà soli 8,6 milioni. Mancuso, in breve, si chiede e chiede se sia ancora possibile, decente, corretto continuare a lavorare come autori con la Mondadori, dopo che, non solo è stata acquistata dal padrone di Arcore con imbrogli e corruzioni ( e tutti lo sapevano), continua ad evadere il fisco e viene regolarizzata grazie ad una legge che il Berlusconi presidente del consiglio fa su misura per il Berlusconi proprietario della Mondadori. Non voglio indugiare su questioni etiche e ideologiche, che sarebbe anche interessante affrontare. Mi preme, invece, riflettere rapidamente sulle qualità della esistenza degli uomini; non parlo di natura umana, dato che siamo ormai nel post-naturale. Insomma, voglio porre la questione sul piano antropologico, esistenziale e sottolineare l’eterno ritorno dell’identico. Gli uomini, da sempre, sono stati stregati, spinti, guidati dall’avidità, dalla vanità, dal prestigio, dagli agi, dal possesso, pur trovandosi alcuni privilegiati nelle condizioni oggettive, e questo è ancora più triste e amaro, di poter fare a meno di subire le spinte che ho indicato. Da buoni intellettuali, non pochi notissimi autori che pubblicano con la Mondadori, alle domande e alle inquietudini di Vito Mancuso, hanno risposto, quasi con fastidio, altri con sussiego, o di condividerne il disagio o introducendo dei distingui, come tra l’essere autori e l’essere cittadini, o altre sottigliezze indecenti, fino a .considerare la propria produzione culturale come una merce da vendere al migliore offerente e senza alcun pudore il vincitore dell’ultimo premio Strega detta su la Repubblica: “Lo scrittore è come un contadino che porta i suoi pomodori al mercato, è responsabile solo di quello che scrive.” E cultura e intellettuali cosiddetti impegnati sono serviti: così è se vi pare. Morale della favola o meglio della nuda e cruda realtà: gli uomini, intellettuali e non, sono anche questo: arrivisti, egoisti, opportunisti e ciò rende la loro esistenza contraddittoria, incoerente, in- autentica. E, quindi, parlare degli autori e dei pensatori come maestri, testimoni, esempi da imitare rappresenta un autentico inganno, soprattutto nei confronti dei giovani. Il nostro non è invito a disertare la lettura dei libri, anzi è al contrario un invito a leggerne sempre di più, ma senza entusiasmi facili, senza adesioni acritiche, senza sposare verità inesistenti e certezze fasulle, insomma senza rinunciare al pensiero critico.
D’altra parte, questa è la vita , e quella degli intellettuali non è né migliore né peggiore, forse un po’ più comoda e puttanesca. Restano pochi esempi di autori che hanno pagato e che continuano a pagare, nonostante l’eccellente qualità dei pomodori, rischiando l’emarginazione e la solitudine. Sono, però, eccezioni, nobili eccezioni che confermano l’andazzo generale. La ricerca del vero, del giusto, del bene e del bello, continuano, mi auguro, a rimanere ricerche, ideali, tensioni. Il resto sono sogni, sogni di una vita autentica, popolati da incubi e da orrori notturni. La veglia è un’altra cosa, conciliante e familistica, purtroppo. Luigi NIGER
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