PD calabrese? Meglio essere nomade |
Scritto da G.Aloise | |
martedì, 25 maggio 2010 11:41 | |
A proposito di radici, Elif Shakaf ci ricorda che il Sacro Corano dice che “ in Paradiso c’è un albero molto particolare chiamato Tuba. Si dice che cresca capovolto, con le radici rivolte in aria…Proprio come per gli alberi, ciò che permette agli esseri umani di crescere e sopravvivere sono le radici. Ma a differenza di quelle degli alberi, le radici degli esseri umani possono viaggiare”. La metafora del libro sacro dell’Islam, evocata dalla scrittrice turca, mi è venuta in mente quando ho letto che l’amico on.le Nicola Adamo, volendo contestare la scelta degli eletti nelle liste di autonomia di diritti di vole r costituire un gruppo autonomo rispetto al Pa, ha affermato : “ noi non abbiamo bisogno di tribù nomadi”. A Nicola Adamo vorrei ricordare , anche se non gli sfugge, che il Pd, ormai, soprattutto nel mezzogiorno, ha liquidato le radici dei due grandi partiti di massa dai quali avrebbe dovuto ereditare, fondendole e superandole, le grandi tradizioni di collegamento con le istanze popolari che venivano sempre mediate in vista di un interesse generale. In Calabria ancor di più, nel PD, nuovo partito, non c’è più traccia dei grandi valori della tradizione comunista né dei valori più significativi della tradizione del cattolicesimo democratico. Resistono ancora alcune tradizioni o meglio pigrizie del passato ma solo come occasione di lotta e di scontro interno. Ed è quello che si sta verificando in questi giorni dentro il PD. E’, perciò, assolutamente inaccettabile per chi ha creduto nella possibilità che si costituisse una nuovo partito in grado di fronteggiare le sfide della presente congiuntura politica, assistere all’attuale dibattito interno che ormai ridotto ad uno scontro fra due “aree” di derivazione post-comunista, con gli eredi della tradizione cattolico-democratica ridotti al rango di comprimari costretti a svolgere un ruolo avvilente ed ancillare. Inariditosi il terreno tradizionale delle radici originarie, forse l’albero del Corano potrebbe essere la soluzione per rinvigorire una presenza politica che non riesce a trovare una convincente motivazione. Chiudersi nei propri confini sottolineando una identità, tutta da costruire , , significa votarsi all’inaridimento ed all’insignificanza:Aprirsi , invece, ai territori, valorizzandone le specificità e le autonomie, coinvolgere le forze più vive della nostra realtà regionale rendendole partecipi di un nuovo processo di rinnovamento significa costruire un PD, capace di stare dentro la realtà nuova della nostra regione. Le radici non possono essere più quelle nelle quali ci siamo illusi di poter crescere : il panorama è più ampio, è un cielo, che come recitava la nostra canzone ai tempi di Prodi, è “ sempre più blu”. Il problema del PD non è Autonomia e Diritti. Reclamare una sorta di “reductio ad unum” senza che si sia costituita l’unità aggregante significa fare disegni sull’acqua senza alcuna capacità di incidenza reale sulle disarticolazioni del tessuto politico. ( L’on.le Adamo, che ha radici sul territorio, dovrebbe ben conoscere la realtà del partito in tutte le articolazioni periferiche ). Ma c’è di più : l’amico Nicola Adamo, forse inconsapevolmente, ha fatto il migliore apprezzamento per chi si sente dentro l’esperienza politico-elettorale di autonomia diritti. In un partito di sedentari, di quanti ciòè vivono di rendite quasi perpetue e pretendono che i pozzi che si scavano nel terreno del PD per alimentare la battaglia politica siano perennemente rivendicati da chi si intesta ormai da anni la proprietà del partito, noi preferiamo i “nomadi” quelli che , secondo una scriba antico, “non piegano mai il loro ginocchio” e che pretendono la proprietà dei pozzi che scavano a prescindere della proprietà del terreno in cui vengono scavati. I popoli sedentari sono stati sempre sudditi di qualche re, sia esso re-dio o re-sacerdote. Gli attuali sedentari nel PD, nell’illusione di poter conservare effimere posizioni di potere, si votano ,così, all’obbedienza ripetendo liturgie del passato. E poi i nomadi hanno dalla loro il fascino della ricerca del mondo nuovo e nel loro cammino riescono sempre ad aggregare altri che non vogliono piegare il ginocchio finendo così di sottomettere i sedentari , chiusi nelle loro illusioni , nelle loro pigrizie e nelle loro liturgie. All’on/le Adamo vorrei fare un’ultima considerazione. Autonomia e Diritti è frutto dell’accordo politico di Capo Suvero che altri ritengono la madre di tutte le dannazioni ma che io ho condiviso perché mi è parso allora il migliore accordo possibile. Scelta delle primarie per l’indicazione del Presidente, deroghe per il superamento dei limiti imposti dallo statuto per le candidature e autorizzazione della lista Autonomia e Diritti sono stati i punti fondamentali che hanno consentito a tutti di uscire da un impasse pericoloso. Autorizzando la presentazione della lista era facile immaginare , anzi era auspicabile, che le candidature fossero espressione di mondi diversi rispetto all’area tradizionale del PD. Una lista siffatta non poteva che produrre eletti portatori di esperienze e sensibilità diverse. Piegarli, appiattendoli su un’unica espressione politica, significa disprezzo per l’autonomia di ciascuno con l’effetto di produrre ulteriori lacerazioni che non aiutano processi di ricomposizione unitaria. Quando un accordo poggia su elementi concorrenti, ritenuti indispensabili per la sua esistenza ,si dice degli elementi dell’accordo : simul stabunt, simul cadent. Ora non potendo più essere revocata la deroga, si vorrebbe solo revocare la lista. Ma non può essere così. La irrevocabilità della deroga perché ha prodotto i suoi effetti sotto la spinta del consenso elettorale, rende irrevocabile la scelta della lista autonoma che ha prodotto , per parte sua, i propri effetti. Si costruisca, invece, il PD tenendo fede agli impegni assunti al momento della sua costituzione, diventi un forte punto di attrazione per quanti si riconoscono in un impegno di rinnovamento al servizio della nostra regione ed i processi di ricomposizione diventeranno inevitabili. Forzare la ricomposizione in assenza di un forte punto di attrazione significa produrre solo ulteriori lacerazioni. Giuseppe Aloise |
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