| Roggiano: Archeologia tradita |
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| Scritto da A.M.Cavallaro | |
| giovedì, 03 novembre 2016 20:31 | |
Era tanto che avevo voglia di andare in agro di Roggiano Gravina, ameno paese situato tra la valle alta dell’ Esaro e la Media Valle del Crati, dove negli anni ’60 furono scoperti i resti di una villa romana del periodo imperiale. Nel 1974 iniziò una campagna di scavo che durò circa 2 anni attraverso la quale gli esperti giunsero alla conclusione che si trattava effettivamente di resti appartenenti ad una villa romana del 1° Sec. D. C..
Furono recuperati alcuni importanti pezzi che vennero sistemati nel Museo Archeologico di Sibari, dove ancora si trovano, in parte nelle Apprendiamo dal web che: “Nel ’92 iniziò una nuova campagna organica di scavi per un impiego di spesa di oltre un miliardo di vecchie lire da parte del Comune di Roggiano Gravina e, successivamente, durante la prima amministrazione a guida De Maio, il sito cui si arriva percorrendo la strada che da Roggiano porta ad Altomonte, fu ufficialmente inaugurato alla presenza di autorità civili, militari e religiose.”
“I lavori di scavo sono stati eseguiti a più riprese. L’ultimo intervento, portato a termine nel dicembre del 1998 ha fatto assumere alla zona un’importanza storico-architettonica rilevante, poiché sono stati portati alla luce reperti, considerati dagli studiosi, tra i più importanti dell’epoca romana”. (importanti per la Calabria ovviamente. n.d.r.)
Bah! i misteri della politica nostrana. Bene! Gli appassionati di archeologia che leggeranno fin quì questa nota, penseranno subito:”Caspita un sito che dovremo assolutamente visitare, con tutti gli interventi elencati Certamente nei primi anni dopo la scoperta sono stati eseguiti degli scavi importanti che hanno permesso di portare alla luce ed infine datare i resti della villa, successivamente si è pensato a costruire di sana pianta un’area per l’accoglienza dei Poiché ho vissuto per qualche decennio all’estero, in Svizzera, mi è venuto da paragonare questo sito archeologico ad uno che si trova nella Svizzera interna nei pressi di una cittadina il cui nome tedesco è Windisch, ma si tratta della Vindonissa fondata dai romani intorni all’anno ottavo d.C.. Vi si trovano i resti di un importante accantonamento dell’esercito romano dotato finanche di un teatro le cui mura sono ancora ben visibili e tenute ottimamente. Non c’è ragazzino dei paesi limitrofi che non sia stato condotto laggiù per vedere quei pochi resti e concludere poi la visita nel vicino centro urbano dove vi è un monastero del ‘400.
18 milioni di Euro sono stati stanziati e spesi (credo) per il recupero dell’area archeologica di Sibari e per l’ampliamento del Museo, ma credete che questa spesa notevole riuscirà a far aumentare i visitatori senza un adeguato supporto organizzativo e promozionale? Fin quando la popolazione locale non sarà messa in condizione di trarre benefici economici da queste strutture a nulla serviranno le chiacchiere e i piagnistei di politici, per lo più ignoranti, per far confluire fondi per opere che rimarranno poi delle “belle incompiute” come quella di Roggiano Gravina. Di casi come questo la Calabria è inondata! Dobbiamo sperare che cambi qualcosa? Penso che prima di tutto dovremmo cambiare noi. |
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