La contrapposizione in Italia |
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Scritto da M.Miani | |
mercoledì, 16 febbraio 2011 08:06 | |
![]() Pericle Dietro il nome del popolo italiano, si nasconde, la volontà di lacerare e di sopraffare il popolo, e vi è la ricerca di delinearsi e delimitarsi una dittatura esclusiva dei partiti nel parlamento e nella magistratura, con alleanze spurie e con specifica volontà di annullare il potere del popolo e, delle funzioni di una parte delle istituzioni primarie del governo dello stato, o dell’altra, tutto ciò in barba ai criteri (parte seconda, titolo IV, sezione I e II per l’esercizio della magistratura) di verità, giustizia, uguaglianza, tolleranza, moralità ed etica, e di vanificare l’esistenza del parlamento: troppo spesso la lotta degrada nell’intolleranza, nella non curanza e nella mancanza di rispetto dei dettami specifici presenti nella costituzione e nelle leggi speciali e ordinarie. Questo difetto, in speciale modo nella classe politica, è maturato già nei primissimi anni della nostra democrazia. Vi è un articolo, di Carlo De Ruggiero, sul Corriere d’informazione del 21 febbraio del 1946, ove si parla della consulta per la costituente e l’assemblea legislativa, che dice “Resta nell’animo di chi vi partecipa l’impressione che tutto quello che si svolge sulla ribalta sia apparenza scenica senza realtà. Infatti, si discute, si polemizza, si vota, magari ci si accapiglia, ma si sa fin dal principio che ci si agita per nulla, perché tutto è stato già deciso preventivamente dietro le quinte, con l’accordo di quattro o cinque capi gruppo, che nessuna forza di argomenti varrà a scuotere, perché la disciplina di partito soffocherà nei votanti ogni personale e ragionata convinzione”. L’articolo, sembra scritto oggi, giacché è così maledettamente in tono con quanto succede nei momenti odierni nel parlamento, ove con un comportamento astruso si distrugge il tessuto connettivo del collettivo.
Nella realtà, tutta quest’assurda giostra delle marionette, snatura il parlamento e la funzione dei partiti medesimi, giacché altre necessità erano state percepite nella loro formazione e vita. La dialettica tra le parti, si doveva manifestare nel rispetto della personale consapevolezza del giusto e del rispetto dei cittadini, per le esigenze che questo aveva nella vita quotidiana, anche nella diversità culturale e ideologica, non si pensava che l’interesse della comunità venisse meno e che ogni rappresentante del popolo non potesse confluire con il proprio voto e la propria singolare verità a far sì che una norma giusta, anche se di parte opposta alla propria appartenenza politica, potesse essere approvata. Oggi, nella fattispecie del conflitto, tra il Silvio Berlusconi e la magistratura, accusata di golpe morale, nell’attuale struttura dei partiti con la loro formazione favorita dalla nuova legge sulla composizione delle schede elettorali, purtroppo si vanifica il lavoro del parlamento e se ne annulla la funzione, giacché tutto si riduce a uno scontro verbale con lacerazione di ogni struttura e potere costituzionale e dei principi morali, poiché, non è più il popolo sovrano, che guida la formazione delle leggi per il proprio governo, ma sono i singoli politici, e i singolari gruppi della magistratura che ne determinano le esigenze, le prerogative, la temporalità, la necessità, la giustizia, l’ampiezza dei valori e dell’accettabilità, mentre la nazione soffre e langue, considerando in generale le necessità reali; il parlamento, la magistratura dovrebbe avere la sua libera espressione nella libertà di ogni singolo deputato, senatore o magistrato di là dall’appartenenza al carrozzone di sinistra, di destra, di centro o altra formazione partitica.
Annullando la tirannia dei partiti, annullando le creature dei partiti, di conseguenza i contrasti tra il mandato del cittadino a ogni parlamentare eletto, e, quello imperativo delle loro coscienze, e la forza di pressione del partito, si potrebbe certamente avere un paese più libero, più giusto, anche più equo nella distribuzione della ricchezza economica. Questa lotta serve al paese, ed è una lotta che una sua parte vuol condurre, e conduce, anche se in maniera errata, se, si andrebbe ad analizzare, e, considerare quanto è alta la percentuale delle persone, che, non si reca più alle urne, nei momenti del voto, giacché stufa del comportamento dei partiti, nauseato dai parlamentari che ne fanno parte, del loro comportamento, della loro irragionevolezza si nota una massa di cittadini che si estranea recalcitrante al dovere diritto del voto; questa massa di cittadini è sicura che le energie migliori del paese, le persone più oneste non vogliono condividere il potere con persone che sono facili di costume, sono assoggettati ai vari clan di appartenenza politica o, d’intrallazzi pericolosi. Non voglio essere pessimista, ma non penso che il popolo, così com’è dettagliatamente suddiviso e condizionato, possa farcela a scrollarsi di dosso questi approfittatori pasticcioni, che governano il parlamento. Anche se il popolo, nel tempo, è riuscito ad eliminare la sudditanza alle classi dominanti, giacché prima era ignorante, e, quindi, privo di capacità riflessiva legata alla preparazione culturale, eliminando la disparità del sapere con il prete, con il farmacista, con il medico, con il padrone, con le classi dominanti, riuscendo così a raggiungere posizioni sociali ben alte nella società, resta la massa, purtroppo ancora, dipendente dal padrone ricco che, non gradisce rinunciare alla sua morbosa ingordigia di denaro, non vuole dividere il suo potere economico e che comunque vadano le cose, riesce sempre a condizionare il cittadino con i suoi soldi, con i suoi ricatti e i suoi abusi contro ogni morale e principio etico. Ciò è un enorme massiccio macigno che crea una difficoltà che frena ogni sforzo per raggiungere una giustizia equa, una pace sociale, un’eguaglianza reale e non solo scritta, tra tutti i cittadini, il rispetto dovuto alle norme che fanno una nazione civile e fiorente senza degrado della persona e delle coscienze.
Michele Miani |
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