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Bertolone
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impegno cattolico in politica - 2010/10/18 05:55 I cattolici in politica sentinelle del bene comune

I cattolici tornino all’impegno politico, divenendo sentinelle dell’intangibilità dei principi non negoziabili.
Questo, tra i tanti, uno dei principali spunti emersi dal dibattito sviluppatosi nel corso della quarantaseiesima edizione delle Settimane Sociali, i cui lavori si concluderanno oggi a Reggio Calabria. Dal confronto, in particolare, è scaturita la necessità di aprire una stagione nuova, che consenta di superare le ferite apertesi nell’ultimo trentennio, durante il quale la laicità della modernità ha scatenato contro la Chiesa e i cattolici una guerra culturale che ha prodotto tra costoro smarrimento e perplessità sulla propria identità e missione. Per contro, come di recente ha avuto modo di evidenziare anche papa Benedetto XVI, la religione cristiana è amica della persona e rivendica una pretesa di verità che non contraddice, ma conferma, illumina ed eleva la verità dell’uomo. Da qui il diritto di cittadinanza della Chiesa nella società, la conferma che non esiste soluzione alla questione sociale fuori del Vangelo dato che, come scriveva anche il romanziere russo Tolstoj, «guerre, sciagure e dissolvimento attendono la civiltà occidentale se essa non tornerà a praticare il Vangelo autentico, perché la sorgente di tutti i malintesi consiste nell’opinione che il Cristianesimo sia una dottrina, che si può accettare senza cambiar vita».
Diventa allora necessario, per i cattolici, riscoprire la via dell’impegno politico per l’affermazione del bene comune a partire da quelli che proprio Benedetto XVI ha definito «principi non negoziabili», ovvero la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, il rispetto della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la libertà di educazione, ossia la possibilità che i genitori non siano sostituiti da altri nel loro compito educativo. «Tutti i cristiani – osservava il Concilio Vaticano II nella “Gaudium et spes” – devono prendere coscienza della propria speciale vocazione; essi devono essere di esempio, sviluppando in se stessi il senso della responsabilità e la dedizione al bene comune».
Ne discende che è nell’impegno, quindi, che risiede la sfida posta dai tempi moderni. Non si tratta, sic et simpliciter, di fare politica, quanto di promuovere il piacere dell’onestà, della correttezza, della partecipazione attiva e della progettualità, con un chiaro riferimento alla fede. «I cristiani – ricorda Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose - sono capaci di una vita bella. Compito del cristiano è quello di vivere una vita bella, a immagine di quella vissuta da Gesù, in modo che la sua differenza interroghi gli altri uomini e li induca a glorificare Dio. La vita cristiana è una vita opposta, una vita differente, una vita rivelatrice».
Una vita controcorrente, dunque, da vivere non estraniandosi dalle cose temporali, ma attraverso il coinvolgimento in esse, perché, per dirla col teologo luterano Dietricht Bonhoeffer, «chi vive con un solo piede sulla terra vivrà con un solo piede anche nel Regno dei cieli».
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Bertolone 2010/10/18 05:55