Gianpaolo
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T.A.R. condanna il Comune - 2011/01/06 15:59
L'amico giornalista Gianpaolo Iacobini ha inviato la nota che segue, pregandomi di pubblicarla. Poichè è nel forum che avvengono le discussioni, la pubblico quì facendone però riferimento anche nell'articolo iniziale. Il neologismo un po' aggressivo utilizzato sul sito, "aggreppiato", ovviamente non è piaciuto e le ragioni, Gianpaolo, le indica nella sua nota. Certamente il termine non era rivolto ad una persona in particolare e tanto meno a lui, che, a onor del vero, ha sempre presentato le notizie riguardanti Marina di Sibari, ma anche per altre problematiche, in modo, giornalisticamente parlando, distaccato ma non senza qualche sottile riferimento sarcastico sulla cattiva conduzione del quartiere turistico. Il vero giornalista deve riportare i fatti nel modo più "asettico" possibile e credo che Gianpaolo lo abbia sempre fatto in modo coerente e professionale.
A corredo d’un mio articolo, uno dei tanti che quotidianamente trovano ospitalità sul sito gestito dall’amico Tonino Cavallaro, leggo un termine, “aggreppiato”, che nella sua accezione, molto probabilmente, di “ammanicato”, viene utilizzato per esprimere un concetto che più o meno potrebbe suonare così: siccome a Cassano i giornalisti, tutti o qualcuno, sono “ammanicati” coi potenti di turno, alcune notizie non vengono pubblicate. Tra queste, quella sulla sentenza con cui il Tar riconosce l’illegittimità delle ordinanze contigibili ed urgenti adottate da un’amministrazione comunale del 2003 in riferimento alla manutenzione delle opere di urbanizzazione di Marina di Sibari. Che non sarebbero di competenza dei lottizzatori, ma dello stesso Comune. Poiché sulla questione ha preso posizione, nel forum del medesimo sito, l’illustre ingegner Eugenio Venere, sostenendo che lui questa storia dei giornalisti “aggreppiati” in fondo l’aveva già fiutata quando aveva inviato alla Gazzetta del Sud una richiesta di rettifica non pubblicata per la scorrettezza, non affermata ma lasciata intendere, del giornalista medesimo, che poi sarebbe lo scrivente (ma perché non chiamare le cose, e le persone, per nome?) mi vedo costretto ad intervenire in un dibattito che non mi appassiona ma, per le sue inesattezze, richiede qualche puntualizzazione. La prima osservazione è sugli “aggreppiati”: se la notizia della sentenza del Tar è filtrata ed è divenuta nota, lo si deve proprio ai giornalisti cassanesi. In particolare, al collega Antonio Iannicelli, del Quotidiano. Dunque, se e quando pure vi fossero giornalisti “aggreppiati”, non è il giornalismo locale ad essere tale. Il sistema funziona, ed anche bene. E dunque meglio di molte altre categorie, dove l’”aggreppiamento”, se esiste, è una malattia diffusa che indebolisce l’intero sistema, non permettendo neppure lo svilupparsi di adeguati anticorpi. Seconda osservazione: la notizia del ricorso al Tar è riportata solo sinteticamente sulla Gazzetta perché la Gazzetta, molto semplicemente, l’ha bucata. E non poteva pubblicarla due giorni dopo. Ma quella che è un’elementare regola giornalistica viene scambiata forse per paura da quanti, ed a Marina sono tanti, per anni hanno avuto modo di conoscere vicende, trame e segreti proprio tramite la Gazzetta. Ma la memoria è corta, e nessuno è mai profeta in patria. Pazienza. Chi ha tempo, però, vada a rileggersi gli articoli pubblicati nel corso degli ultimi due anni, e che sul sito sono riportati tutti ed integralmente: troverà l’annuncio, ripetuto all’infinito, che il Comune già allora lavorava per riprendere la titolarità delle opere di urbanizzazione. Posizione peraltro indotta dalle anticipazioni del lavoro del consulente incaricato, architetto Andrea Iovene, ma pure dai pronunciamenti giudiziari. Non ultima la sospensione accordata dal Consiglio di Stato (quante volte ne abbiamo letto, scritto e commentato?) contro le sentenze del Tar che in primo grado stabilivano invece essere dei lottizzatori la titolarità delle opere di urbanizzazione. Insomma: se qualcuno ha pensato (e scritto) che l’articolo del 4 gennaio fosse stato pubblicato per agevolare la posizione dell’Amministrazione comunale all’indomani della sentenza non riportata dalla Gazzetta, ha preso un abbaglio. Del quale, ritengo, sarebbe onesto prendere coscienza. Terza ed ultima considerazione è per l’ingegner Venere: tecnicamente rispondo che una richiesta di rettifica va vagliata dalla redazione. Cosa che è avvenuta, e che l’ingegnere ben sa, dal momento che la richiesta di rettifica da lui inviatami è stata da me girata alla redazione della Gazzetta e, contestualmente e per conoscenza, allo stesso ingegnere. Al quale ricordo che, fortunatamente, in democrazia la libertà è tale e tanta da poter eventualmente decidere di leggere altri giornali che non siano la Gazzetta. Non è forse invece tanto democratico chi costringe un giornalista a non seguire, in un luogo aperto al pubblico, i lavori di un’associazione quando questi riguardano non le vicende private degli iscritti, ma quelle della collettività. E’ accaduto questa estate: l’assemblea era quella dell’associazione Autotutela, ed il giornalista dichiarato sgradito e messo alla porta ero proprio io. A quella stessa porta alla quale, nel corso degli anni, mi hanno messo in tanti: assessori, sindaci, amministratori di consorzi, segretari di partito. Più che un’offesa, un titolo di merito. Perché per un cronista che mette faccia e nome sotto cronache più o meno scomode per trecento euro al mese, il giornalismo non è una professione: è, non potrebbe essere altro, una passione, un amore, un’idea. Per la quale si vive combattendo come i partigiani: fischia il vento, infuria la bufera, scarpe rotte, eppure bisogna andar…. Cordiali saluti Gianpaolo Iacobini
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