Bertolone
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Col ferro e col fuoco - 2010/01/24 21:18
«Siamo dei compatrioti che appartengono alla terra e gli uni agli altri. Se non riusciremo a vivere insieme, saremo sepolti insieme. Dobbiamo scegliere la vita». La riflessione del sacerdote e scrittore Elias Chacour risuona quanto mai attuale di fronte alle terribili notizie che giungono dalla Nigeria, dove in pochi giorni si sono registrati centinaia di morti negli scontri tra cristiani e musulmani scoppiati nella città di Ios, già insanguinata, a novembre, da lotte che causarono la morte di 400 persone. I tumulti, riferiscono i testimoni, sarebbero scaturiti anche dalle polemiche ingenerate dalla decisione di costruire una moschea nel quartiere cristiano di Nassarawa Gwom. L’accaduto sembra confermare una triste quanto purtroppo antica verità: le religioni, che dovrebbero essere simili ad un arcobaleno multicolore di pace, spesso si trasformano nel drago rosso dell’Apocalisse, una forza oscura assetata di sangue che fa dell’universo un campo di battaglia tra opposti integralismi e fanatismi, sovente attraversato dagli spettri della violenza e del potere, in cui il confronto delle ragioni di ognuno diventa quasi un emblema di originalità, da difendere col ferro e col fuoco. Eppure, l’incontro più autentico avviene nel profondo, nelle radici della persona, in ciò che essa è, e non solo in quanto dice o pensa o fa. E come ricordava il poeta Paul Eluard, «non verremo alla meta ad uno ad uno, ma a due a due. E se ci conosceremo, e ci ameremo tutti, i figli un giorno rideranno della leggenda nera dove un uomo lacrima in solitudine». È con rispetto, allora, che ciascuno dovrebbe accostarsi alle esperienze religiose altrui, sapendo che in esse si celano «i semi del Verbo di Dio», per dirla con i Padri della Chiesa. È indispensabile lasciar cadere le tentazioni del sincretismo e dell’integralismo, suscitando, in particolare tra i cattolici, quel dialogo fecondo auspicato dal Concilio Vaticano II e caldeggiato anche da Papa Benedetto XVI, che a più riprese ne ha evidenziato la rilevanza «per superare le tensioni esistenti e, nel segno della reciprocità, costruire il futuro». Si tratta di allargare gli orizzonti: «Il dialogo tra le religioni, specie quello tra cristiani e musulmani», ha ricordato di recente sempre il Santo Padre, «se finalizzato ad una buona conoscenza ed al rispetto reciproco rappresenta una chance per il mondo: la sensibilità e la storia di ogni Paese o comunità umana e religiosa, gli incontri multilaterali e soprattutto la vera volontà di ricerca della pace favoriranno la riconciliazione e la coabitazione pacifica». Parole sacrosante, che rendono evidente la follia caratterizzante gli eventi nigeriani, simili a tanti, troppi, altri che si verificano ai quattro angoli del pianeta. Sangue sprecato, vite spezzate, che impongono di aprire le menti e i cuori al dialogo per far sì che l’amore tra le varie confessioni religiose consegni agli archivi della storia le recriminazioni e i fondamentalismi, compiendo quanto scritto proprio nell’Apocalisse: «Dio dimorerà tra di loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio-con-loro e tergerà ogni lacrima dai loro occhi».
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