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Sibari

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Bertolone
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L'unità dei Cristiani - 2009/01/18 20:13 Si apre oggi, per concludersi domenica prossima, la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Un evento squisitamente religioso, ma che cade in un momento storico complicato e difficile, ponendo interrogativi e spunti di riflessione pure a chi non si professa cristiano.
Questo breve ma significativo periodo di meditazione comincia infatti mentre il mondo intero, scosso da lacerazioni e guerre, invoca pace ed unità. Quello presente appare dunque come uno di quei momenti in cui Dio sembra assente: l’Occidente, ricco ed opulento, sebbene minacciato nelle sue certezze dalla crisi economica, corre dietro a sogni irraggiungibili, trascurando il senso autentico della vita. I Paesi del cosiddetto Terzo mondo, invece, si trovano nella quasi impossibilità di vivere per la mancanza di beni di sostentamento. La natura stessa, poi, è così condizionata dall’inquinamento prodotto dalle grandi nazioni da rendere di stringente attualità la speranza nutrita da san Paolo: «Tutto l’universo aspetta con grande impazienza il momento in cui Dio mostrerà il vero volto dei suoi figli» (Rm 8, 19).
Proprio l’apostolo delle genti, alla cui figura è dedicato l’anno giubilare in corso, può divenire punto di riferimento per la formazione umana, nel segno della conversione all’amore ed alla giustizia proclamati da Cristo.
A Paolo, in effetti, è accaduto di incontrare Gesù, finendo con l’esserne conquistato. È dunque importante rendersi conto di quanto il Messia possa incidere nella parentesi terrena di ognuno. È in ciò d’aiuto la testimonianza paolina: Saulo non era stato un uomo lontano da Dio bensì un osservante, fedele fino al fanatismo. Illuminato dalla luce di Gesù, capì però d’aver costruito, fino a quel momento, soltanto se stesso e la sua personale giustizia. Comprese così che un nuovo modus vivendi era necessario.
Lo stesso può succedere a ciascuno di noi: conosciamo la dottrina cristiana, forse siamo anche sinceramente dediti alla causa di Cristo, ma questo non basta per dire che siamo credenti, dal momento che, come sottolineava sant’Agostino, non è dalla mera osservanza di un comandamento o dall’assenso ad una dottrina che discende la verità: «Di tutte queste cose ero dunque certo, eppure ero totalmente incapace di godere di Te». Al contrario, per dirla con Giovanni Paolo II, «la vita si realizza secondo la misura alta della santità». E la vita di cui si parla è quella quotidiana, fatta di lavoro, affetti, preoccupazioni. È quella delle città e delle nazioni che ci accolgono.
Ebbene, è questa vita che è rinnovata, nel solco dell’amore insegnato da Cristo: chi ama come Lui vive cento volte. E nell’amore persino la malattia ed i problemi d’ogni giorno, pur conservando intatto il loro peso, acquistano un senso, come ha evidenziato san Giovanni Crisostomo: «È in virtù dell’amore che Paolo è diventato quello che è stato. Non venirmi a parlare dei morti che ha risuscitato, né dei lebbrosi che ha sanato; Dio non ti chiederà niente di questo. Procurati l’amore di Paolo e avrai la corona perfetta».
Guardando al persecutore divenuto messaggero del Vangelo, è facile comprendere che il Signore può trasformare chiunque, purché lo si voglia. Al riguardo, ricorda ancora san Giovanni Crisostomo: «Niente ci impedirà di diventare come Paolo se lo vogliamo veramente. Egli divenne così non soltanto in virtù della grazia, ma anche dell’impegno personale».
I giorni che iniziano, e la concomitante ricorrenza dell’anno paolino, diventano allora occasione propizia per essere protagonisti d’un’esperienza che può dare all’esistenza quotidiana di laici e credenti un colpo d’ala, un respiro ed una libertà nuovi. Non approfittarne sarebbe un errore.
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