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Sibari

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Bertolone
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Le pietre parlano dell'amore di Dio - 2010/04/12 19:29 «Ogni chiesa è un monumento d’arte, un edificio che nella sua costituzione fisica è un oggetto. Ma è pure un grande simbolo: un simbolo di vita».
Le parole di Giovanni Paolo II sono il migliore biglietto da visita per la nuova chiesa interparrocchiale di cui oggi, in quel di Sibari, sarà posta la prima pietra. Essa, infatti, nasce per diventare luogo nevralgico di una comunità che ascolta, celebra, prega e cerca spazi di silenzio e contemplazione, di azione e formazione, sempre più scarsi nelle città e finanche nelle nostre stesse case. «La crisi del tempo nostro», annotava Giorgio La Pira, il sindaco della pace, «può essere definita come sradicamento della persona dal contesto organico della città». Ed aggiungeva: «Questa crisi non potrà essere risolta che mediante un radicamento nuovo, più profondo, della persona nella città in cui essa è nata e nella cui storia e tradizione essa è organicamente inserita. E la chiesa è uno degli elementi essenziali d’una città in cui la persona umana si radica come albero nel suolo».
Dunque, l’edificio che nelle prossime settimane inizierà a prendere forma sarà emblema di una comunità che si affida senza riserve al Signore per riscoprire e rinsaldare la propria identità di popolo unito nel nome di Cristo. La presenza reale del Messia, in effetti, fa di ciascuno di noi la sua casa, e tutti insieme, quali pietre vive, formiamo la sua Chiesa (1Pt 2, 4-5). Sviluppando questa metafora, già sant’Agostino osservava che mediante la fede gli uomini «divengono materiale disponibile per la costruzione, come quando gli alberi e le pietre vengono tagliati dai boschi e dai monti». E tuttavia, come sottolineava Origène nelle sue omelie su Giosuè, essi «non diventano casa di Dio se non quando sono uniti nella carità, fino a quando tutti i credenti non formano insieme un unico altare per la loro unanimità e concordia».
La struttura che nella solidità e semplicità del tempio presto si protenderà nei cieli sibariti, oltre che segno della Chiesa pellegrina sulla terra e immagine della Chiesa beata del cielo, si offre come punto di convergenza di una nuova comunità cristiana, ed avrà la responsabilità di essere emblema e sintesi liturgica di un territorio che abbraccia più parrocchie. Noi le chiediamo di rappresentare anche la continuità di un cammino di civiltà lungo ben duemilasettecento anni, quasi tre millenni permeati ed illuminati dal Verbo divino. È nei voti che il territorio, di cui la nascente chiesa sarà il fulcro, dilati il proprio respiro in uno spazio più ampio rispetto a quello offerto dal campo visivo del proprio campanile, ben sapendo che l’edificio materiale non è che il simbolo di una grande lezione del mistero divino. «Le chiese, con le loro cupole fiammeggianti», scriveva il teologo russo Pavel Evdokimov, «evocano i ceri di Pasqua, cantano la Resurrezione, fanno partecipare il nostro mondo all’aldilà». Della realizzazione di questi scenari dovrà ora essere strumento anche l’edificanda chiesa di Sibari, fondata sulla roccia della fede di Pietro, colonna e sostegno della Verità.
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