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Piccoli Bulli crescono (al Sud) PDF Stampa E-mail
Scritto da Rita Tulelli   
giovedì, 19 marzo 2009 07:50
bullismo
bullismo
Note sull'autrice: Nata a Catanzaro, la Dott. Rita TULELLI si è laureata nel 2008 in Giurisprudenza, all'Università Magna Graecia di Catanzaro, con la tesi dal titolo “I reati Associativi”, Giornalista con esperienza nella rivista i “Calabresi nel Mondo”, “Il quotidiano della Calabria” e con “Calabria Ora”, in cui ha trattato tematiche legate alle problematiche minorili. La sua esperienza è maturata nella frequentazione del Tribunale per i minorenni dove ha assistito a numerosi processi. Autrice del blog Universo Minori.

Negli ultimi anni si è assistito sempre più al crescere del fenomeno del disagio minorile oltre che alla devianza sempre nell'ambito dei minori. In Italia in ogni caso il fenomeno minorile assume percentualmente connotati meno preoccupanti rispetto ad altri paesi europei nei quali si riscontra un maggior numero di denunce e procedimenti penali a carico di minori. In tema di devianza minorile si individuano sei sottocategorie di devianza o anche sei devianze denominate rispettivamente devianza tradizionale di periferia, devianza del malessere del benessere, devianza dei ragazzi della mafia, devianza dei ragazzi stranieri, il bullismo e infine la devianza degli ultras e dei naziskin. Concentrando l'attenzione sulla devianza da bullismo il connotato principale di tale devianza lo si intravede nella eterogeneità sotto l'aspetto sociale dei “bulli” che appunto non appartengono ad una classe sociale specifica ma ad ogni contesto sociale senza una particolare segmentazione. Caratterizzante di tale devianza è inoltre l'assenza di ogni fine economico nelle attività poste in essere che per la maggior parte dei casi si concretizzano in azioni rivolte ad umiliare mediante atteggiamenti di prevaricazione le proprie vittime estratte soprattutto nell'ambito scolastico o anche lavorativo, contesto nel quale è maggiore il fenomeno del bullismo. Tale devianza ha inoltre un altro aspetto caratterizzante che consiste nell'aver origine nell'ambito giovanile ed in maniera del tutto autonoma, senza nessun condizionamento da parte di soggetti adulti. Di minore incidenza, dal punto di vista percentuale, è la tipologia di reati associati al fenomeno del bullismo, proprio per le sue caratteristiche più spiccatamente di sopraffazione ed umiliazione della vittima che finalizzate ad un ritorno economico per il quale in gran parte si consumano, da parte dei minori, reati di tipo furto e rapina, per i quali si è riscontrata la più alta percentuale di condanne sul totale negli anni tra il 1991 ed il 2001 raggiungendo soglie pari al circa il 70% del totale dei reati contestati. In tale segmento, quello appunto del bullismo, non si raccoglie una differenziazione sostanziale nell'ambito del territorio nazionale in termini di incidenza del fenomeno in quanto quest'ultimo si registra al sud come anche al nord e nelle altre regioni d'Italia in egual misura. Il maggior numero di denunce di minori presso le procure dei minorenni che si riscontra dai dati a disposizione e che vedono per il 2001 primeggiare il meridione d'Italia in termini assoluti, solo se si tiene conto dei reati contestati a cittadini italiani, non li si deve sicuramente al fenomeno del bullismo con ciò evidenziando la diversa origine dei reati contestati che si consumano nell'ambito di contesti criminali più accentuati ed organizzati, fino a giungere a veri e propri fenomeni associativi. Il minore infatti, molto spesso si trova a operare in maniera criminale per vere e proprie organizzazioni che si servono di minorenni per portare a termine il loro obiettivo criminale. La scelta di servirsi di minori per portare a termine le attività criminali è frutto di una vera e propria pianificazione organizzativa. Il minore infatti, facilmente sostituibile, è visto dalle organizzazioni criminali come una vera e propria pedina del crimine a basso costo ed ad alta redditività, vista la mancanza di remore supportata da una dose di incoscienza che caratterizza il minore che si avvicina a tali organizzazioni. Inoltre non è da sottovalutare l'aspetto giuridico, infatti l minore non essendo imputabile se il reato viene commesso in età inferiore agli anni 14 e godendo inoltre di un regime differenziato in caso di sua imputabilità, ciò non determina una perdita del minore da parte dell'azienda criminale nel momento in cui lo stesso dovesse entrare nel circuito penale dal quale molto velocemente potrebbe uscire. Il fenomeno del crimine associativo per i minori nasce per chiari intenti economici con l'abbaio di una vita facile. Nell'ambito del territorio meridionale il fenomeno appare maggiormente diffuso nelle città di Palermo, Catania, Bari e Napoli, con una presenza importante anche se secondaria rispetto all'intero fenomeno di Caltanisetta e Reggio Calabria, in quest'ultima città si registra la più alta incidenza di denunciati per associazione a delinquere di stampo mafioso nel periodo 1990/2001sul totale dei denunciati. Certamente una maggiore presenza del fenomeno in determinate città è determinato dalla posizione di centro nevralgico della criminalità organizzata in ambito territoriale. Tale fenomeno associativo inoltre è caratterizzato da un'alta partecipazione al sodalizio criminale da parte di minori per la forte influenza ambientale ricca di consorterie organizzate prevalentemente a base familiare, oltre alla presenza di contesti socio-economici fortemente degradati e con bassa scolarizzazione. Dal punto di vista della tipologia di reato i minori sono maggiormente utilizzati dall'industria del crimine per spaccio di sostanze stupefacenti che in termini percentuali raggiunge nel 2001, ultimi dati a disposizione, il 10% delle condanne nei tribunali per minorenni.

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