Don Sturzo, un messaggio attuale |
Scritto da +V.Bertolone | |
lunedì, 02 marzo 2009 07:33 | |
(nel seguito il testo intero del messaggio di Don Sturzo del 1919 in formato PDF) Novant’anni dopo, ed a mezzo secolo di distanza dalla morte del sacerdote calatino, è tempo di commemorazioni. Non di rado, purtroppo, ingannevoli perché piegate ad un uso distorto della realtà a cui rimandano. Un destino triste, al quale sembra non essere sfuggita la figura sturziana, sovente infilata nel tritacarne della strumentalizzazione. Eppure, si può dire che la rilettura di quel testo da cui tutto ebbe origine contenga spunti oggettivamente ancor validi, dei quali si è discusso, da ultimo, venerdì scorso, a Caltagirone, nell’ambito di un seminario organizzato in vista della quarantaseiesima “Settimana sociale dei cattolici italiani”. Nitido il quadro emerso: in un’epoca di grandi travagli, che avrebbe dato corso a quel teatro di contraddizioni che è stato il Novecento, don Sturzo, uomo di pensiero e d’azione che un laico come Giovanni Spadolini definirà «apostolo di cristianesimo e libertà», non esitava ad affermare che «la madre di tutte le crisi è spirituale». Basandosi sulla convergenza tra i principi ispiratori del cristianesimo e ciò che di autenticamente umano caratterizza la storia, il sacerdote siciliano metteva in guardia, già allora, dal perpetrarsi del grande vizio della modernità: «L’errore moderno è consistito nel separare e contrapporre umanesimo e cristianesimo: del primo si è fatto un’entità divina; del secondo una chiesuola di cui si occupano solo i preti ed i bigotti». Inevitabile la considerazione: «Bisogna ristabilire l’unione e la sintesi dell’umano e del cristiano; il cristiano è nel mondo secondo i valori religiosi; l’umano deve essere penetrato di cristianesimo». Una visione lucida e laicissima, che ruotava attorno all’uomo. La cui vita, proclamava don Sturzo, «è da percepire come valore, ricca di senso». Ne nasceva un sistema di valori ed ideali in cui la politica, l’economia, la scuola, la famiglia non erano mai alieni dai valori dello Spirito. In tema di affari esteri, ad esempio, veniva ribadita l’opposizione «agli imperialismi che creano i popoli dominatori e maturano le violente riscosse», con l’evocazione, premonitrice, «di un’autorità sovranazionale che affretti il disarmo universale e propugni nei rapporti internazionali la legislazione sociale, l’uguaglianza del lavoro, le libertà religiose». In campo economico, enunciazione anticipatrice del futuro Stato sociale, venivano rivendicata la riforma previdenziale, sottolineata l’esigenza della tutela dei diritti dei lavoratori, sollecitata la risoluzione delle questione meridionale e, in generale, delle disparità di classe. Con l’occhio puntato ad un’organizzazione statale finalmente nuova ed efficiente, si auspicava l’avvento «d’uno Stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali, la personalità individuale e incoraggi le iniziative private».Era la lezione cristiana di don Luigi Sturzo tradotta in progetto politico: un modello da tenere bene a mente, ai giorni nostri, per i timidi alfieri del bene comune. + Vincenzo Bertolone - Gazzetta del Sud di domenica 1° Marzo |
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