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Mons. Bertolone colpisce nel segno PDF Stampa E-mail
Scritto da T. Cavallaro   
sabato, 15 novembre 2008 13:50

ImageGiovedì 13 novembre, in una cattedrale gremita del popolo dei fedeli venuti da tutta la diocesi, il nostro vescovo mons. Vincenzo Bertolone ha presentato la sua seconda lettera pastorale dal titolo "Alla Ricerca di Colui che ti cerca". Erano presenti quasi tutti i religiosi e le religiose attivi nelle 45 parrocchie della circoscrizione vescovile cassanese.

Durante la concelebrazione eucaristica mons. Scaravaglione ha letto alcune sue interessanti considerazioni sulla lettera pastorale, che è stata distribuita gratuitamente fra i presenti.

 

Il libretto di 80 pagine è denso di interessanti spunti di meditazione e, come ci ha ormai abituati l’autore, ricco di citazioni e di riferimenti bibliografici che rendono la lettura agevole e facilmente comprensibile.

Alla fine della concelebrazione il vescovo ha distribuito delle onorificenze papali ad alcuni dei presbiteri di “lungo corso”, fra i quali ricordiamo don Silvio Renne, don Silvio La Padula, don Peppino De Cicco, don Peppino Campana, don Carmine Scaravaglione, don Franco Oliva e altri.

Questa la cronaca scarna di quanto accaduto nelle due ore e mezza circa della durata della manifestazione religiosa.

Ma sarebbe troppo riduttivo chiudere questa notizia senza ulteriori commenti ed io (i miei affezionati webnauti lo sanno) non posso nascondere le sensazioni e le considerazioni che la lettura della “Lettera” ha suscitato nel mio animo.

Il libretto, come già detto poc’anzi, è stato distribuito fra i presenti, io, come al solito ero in un angolo un po’ defilato, direttamente di fianco al presbiterio e non avevo avuto modo di averne una copia, stavo pensando di chiederla a qualcuno dei giovani impegnati nella consegna, ma vedevo che  non ce n’erano quasi più, quando uno di loro ne poggiava qualche esemplare proprio sulla balaustra di fianco a me, ne prendo uno e lo porto a casa. Pensavo già di rimanerne sprovvisto, ma ecco che il “caso” provvedeva con prontezza.

Tutti i libri che decido di leggere li depongo di norma sul mio comodino in una pila che ne contiene quasi sempre almeno una decina, ne inizio di solito un paio dei quali ne leggo a turno diverse pagine, in questi giorni la mia curiosità letteraria era rivolta a due libri che mi sono stati consigliati dal solito vecchio amico molto più acculturato di me e che conosce bene i miei gusti: “GESU’ … e se fosse tutto vero?” del card. Angelo Comastri,  e “Il primo inquisitore” dell’ing. Mario Moiraghi grande studioso e appassionato di storia medievale.

Quando ho nuovi libri  li metto sotto la pila da leggere, ad aspettare il loro turno,  questa volta la mia curiosità era tanta che ho tralasciato ambedue le letture iniziate e il mattino successivo alla solita ora ( le 5 circa) nella quale riesco a leggere in Santa Pace (le maiuscole non sono un errore), ho preso in mano il libretto candido, semplice ma elegante anche nella sua copertina con una bellissima icona di stile bizantino raffigurante il “Cristo Pantocrator” ed ho cominciato a leggere.

Sin dalle prime pagine la “lezione” è evidente, chiara, per niente contorta, la figura di Gesù campeggia, è presente in ogni pagina, in ogni frase s’intuisce la grande Fede di chi scrive:

” Nel contesto delle religioni “rivelate”, compreso il giudaismo, il cristianesimo è la sola in cui la rivelazione si storicizza nella carne di una Persona che non solo trasmette dottrina, ma si autopresenta come verità e giustizia”.

Leggendo mi viene da pensare a lui, l’autore, mentre scrive, mentre medita quello che vuole significare, mentre si sforza di esprimere al meglio il suo pensiero, per non essere frainteso, con la paura di non dire o di dire nel modo meno comprensibile. Questi miei pensieri mi distraggono, mi costringono a rileggere più volte la stessa frase, ma poi m’immergo di nuovo nella lettura ed ecco improvviso lo scopo della fatica del nostro vescovo appare chiaro cristallino: 

“Diletta Chiesa di Cassano, e con te tutto il Sud, non demordere, non demoralizzarti, e continua a sperare, perché la speranza è il fondamento del vivere civile e religioso. E contrariamente alle apparenze, essa è virtù concretissima, esercizio quotidiano di uno sguardo diverso sulle persone e sul mondo. Dunque non permettere al male di occupare il campo, di guadagnare terreno, di mettere radici nel cuore degli uomini.

Pensa mia Diocesi, alla parabola del grano e della zizzania. Vigila, affinché il maligno non prevarichi sul buon seminatore e faccia crescere accanto alle spighe benedette l’erba cattiva. Ricorda che il Signore ha sguardo lungo: saprà ben intervenire al momento opportuno. E’ per questo che ti esorto dal profondo del cuore, Diocesi Amata: spera sempre!”

Il messaggio è preciso, mi soffermo a lungo e rileggo più volte questa frase, il Pastore ha chiamato  in causa direttamente la  sua “diletta” e “amata” Diocesi e noi, suo gregge, saremo in grado  di rispondere adeguatamente a questa sua chiamata? L’interrogativo mi da parecchio da pensare, mi fa venire in mente idee, progetti, azioni mai realizzati, a volte mai neanche discussi, l’esortazione a “non demordere” però mi rincuora, - chissà forse questa è la volta buona -.

Vado avanti nella lettura, ormai sono avido, assetato, la mia “samaritana” ora è rappresentata dal libretto che ho in mano, ogni parola, ogni riferimento, ogni frase mi rasserena, m’illumina la mente:

“Il comportamento personale e sociale del cristiano deve essere conforme alla <via amoris>, a Cristo, cioè tendere alla santità, che è il fine della Chiesa e di ciascun  fedele”.

Quanti di noi, pur accostandosi spesso ai sacramenti, riescono ad avere una condotta di vita coerente con gli insegnamenti di Gesù?  Nella realtà difficile del nostro paese, quanti, cosiddetti cristiani, hanno il coraggio di dare una parola di conforto alle famiglie di coloro che sono finiti in carcere? Quanti si peritano di dare segnali di speranza a coloro che soffrono?

Quel “deve essere conforme”  non ammette deviazioni o deroghe, è perentorio, assoluto e definitivo.

“Come credenti, dobbiamo essere convinti, che nessuna nostra azione che corrisponde solo alla legge naturale, e nessuna virtù, per quanto buona ed elevata, può condurre l’uomo alla salvezza. C’è sempre bisogno che tutto questo venga assunto e garantito dalla carità di Cristo, al quale apparteniamo”.

Quante volte ho sentito ultimamente frasi del tipo: “Io credo in Dio, ma il mio è un rapporto intimo che non ha bisogno di intermediari”, si tenta di giustificare con questo modo di pensare qualsiasi azione di cui non si è proprio particolarmente fieri, evitando così di crearsi eccessivi scrupoli e lasciandosi andare a comportamenti che nulla hanno a che vedere con qualsiasi forma di morale o etica religiosa. Fare sesso, per esempio, è diventata una ginnastica liberatoria; approfittare della propria posizione per prevaricare sugli altri e aumentare il proprio prestigio e , spesso, anche il proprio peculio, è normale, è prassi ordinaria, fesso chi non lo fa.

La risposta a queste mie considerazioni viene qualche pagina dopo:

“I mezzi di comunicazione di massa, infatti, ci insegnano tutto sulle mode e i modi di vivere, ma ignorano il significato ultimo dell’esistere, l’inquietudine della ricerca interiore, le interrogazioni radicali sull’”oltre” e sull’”altro” rispetto a noi e al nostro orizzonte”

“…. Le Chiese non devono rassegnarsi a inseguire questa deriva, scegliendo la strada dell’adattamento…….. E’ da calibrare innanzitutto un linguaggio che sia percepibile a queste orecchie ostruite dai rumori di fondo della società, dal brusio informatico, dalla distrazione superficiale”

Mio Pastore sono perfettamente d’accordo con le tue  esternazioni, e riesci in queste poche pagine a dare anche delle “dritte” specifiche per chi volesse approfondire “La questione del Gesù storico”, evidenziando a piè di pagina riferimenti bibliografici di grande interesse, ma giustamente dopo scrivi:

“Alla fine di questo percorso viene spontaneo chiedersi quale sia l’utilità del Gesù storico per i credenti. Risposta. Nessuna, se ci si interroga solo sull’oggetto diretto della fede cristiana. E’ invece Gesù, Cristo, crocifisso, risorto e presente oggi nella sua Chiesa, accessibile a tutti i credenti, inclusi quelli che non studieranno mai teologia!.....”

Mi accorgo d’improvviso che la lettera pastorale è finita, mi sento strano, ho letto quasi d’un fiato le settantanove paginette e mi sarebbe piaciuto ascoltarti ancora, si ascoltarti, perché mentre leggevo era la tua voce un po’ roca, con qualche spunto di falsetto e quella leggerissima, simpatica inflessione siciliana che sentivo, spero con tutta l’anima che questo tuo messaggio possa indurre le comunità della tua “diletta” e “amata” diocesi di Cassano,  “Alla ricerca di Colui che ti cerca”,

Io pregherò perché questo accada.

Antonio M. Cavallaro

 

(I nostri affezionati internauti di altre regioni e di altre diocesi che sono interessati ad avere questo libretto, che non è una semplice “lettera pastorale” ma una dichiarazione d’intenti che ogni buon cristiano dovrebbe sottoscrivere e fare propria, può farne richiesta tramite e-mail presso il nostro gestore, non promettiamo nulla, ma faremo di tutto per fargliene avere una copia)

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