Roberto Saviano, coraggio e gioventù |
Scritto da Luigi Niger | |
domenica, 26 ottobre 2008 22:17 | |
Inizialmente diffidente per il clamore mediatico, mi sono accostato a Saviano dietro ripetute sollecitazioni di mia figlia, eccezionale scopritrice di talenti culturali e umani, che di Saviano conosce tutto, o quasi tutto, e a Saviano accomunano nella problematica vita quotidiana l’intelligenza e il carattere. La scoperta di Saviano è stata un’autentica sorpresa, in tempi di laida mediocrità e di asfissiante conformismo. Come poter immaginare tanta maturità culturale, umana, linguistica in un giovane venticinquenne? E poi, la capacità di fotografare la realtà nei suoi aspetti più trascurati, il linguaggio secco ed essenziale, gli uomini rappresentati nella loro crudezza e nudità, e lo sfruttamento umano e i tanti morti ammazzati per denaro e le complicità, le collusioni tra mafia, politica, magistratura, cultura e così via. Un’umanità variegata e contraddittoria, sanguinaria e dolente, che non è solo l’umanità dei casalesi, ma la nostra umanità, di uomini del nostro tempo. Roberto Saviano ci ha svegliati dal torpore, dall’indifferenza, dal tirare a campare, dal terzismo, togliendo il velo alla realtà in cui viviamo e consumiamo i nostri giorni in una presunta dignità e libertà. Questo ragazzo ci costringe a fermarci e a scegliere, oggi, da che parte stare, non domani. Perciò Roberto Saviano rappresenta un personaggio scomodo e inquietante, che è stato condannato prima all’isolamento e alla solitudine, ora con maggiore convinzione anche alla morte. La reazione più tiepida e impacciata di fronte alle minacce è stata quella della classe politica, fino al punto da spingere un ministro impresentabile(come tanti altri) a ridimensionare quel che oggi viene ritenuto un simbolo. Che pena! Certo è che fino a questo momento gli sono stati tolti anni di vita, privandolo di affetti e di esperienze che ne segneranno l’esistenza. E guai se dovessimo perderlo! Saviano ci appartiene, appartiene agli uomini che ancora continuano a credere nella libertà, nella giustizia, nella democrazia. Probabilmente questa Italietta impregnata di barzellette, di veline e di favolette non merita un giovane scrittore come Roberto Saviano.Al di fuori del bel paese lo hanno capito e ne apprezzano la vita e l’opera. Mi auguro che anche da noi ogni giorno cresca il numero di coloro che sentono Saviano come un patrimonio, una risorsa, un motivo di orgoglio. Saviano non è un santino o un santone, ma un uomo, un uomo vero con i suoi limiti e le sue indubbie virtù, che abbiamo il dovere di difendere e di tutelare. Nel frattempo sto cercando di portare avanti la lettura di Gomorra e ripenso sempre a quel che diceva giorni fa David Grossman: “un libro che non mi cambia non è un libro”. Luigi NIGER |
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