Carlo Acutis, modello per i giovani d’oggi |
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Scritto da + V.Bertolone | |
domenica, 12 ottobre 2008 21:48 | |
Carlo Acutis un giovane del nostro tempo, un Santo della civiltà post-moderna. Il nostro vescovo, mons. Vincenzo Bertolone, ci parla di questo giovane nato nel 1991 e morto solo all'età di 15 anni, per il quale è già in itinere il processo di beatificazione. ![]() Carlo Acutis Tra queste v’è quella di Carlo Acutis, un adolescente come tanti, ma con il semplice desiderio di fare del Vangelo la sua esistenza. Nasce nel 1991. Frequenta le scuole elementari e medie presso le suore Marcelline di Milano, prima di passare al liceo classico “Leone XIII”, retto dai gesuiti. Coltiva la passione per l’informatica leggendo testi d’ingegneria; predilige il mare, i viaggi, le conversazioni; lascia il cuore aperto a tutti, come la porta d’una grande casa che ognuno può riconoscere come un posto amico e accogliente. E tutto ciò all’insegna di un entusiasmo coinvolgente: ama la vita per il semplice fatto di vivere, e ama Cristo, che gli ha dato la vita e che considera suo amico. L’amico per eccellenza, a cui dedica l’esistenza ed il cuore. Le parole della madre, Antonia, ce ne danno conferma: «Mio figlio, sin da piccolo, e specie dopo la prima comunione, non ha mai mancato all’appuntamento pressoché giornaliero con la messa e il rosario». Con lo zaino pieno di fede, speranze e sogni, si butta nella grande avventura che è la vita. Ne accetta i doveri, compiendoli con perfezione e amore di Dio, tanto nella scuola quanto nel gioco. Prende così ad annunciare il Vangelo tra i compagni, non con lunghi discorsi, bensì con le opere e le azioni di ogni giorno, con un’autorevolezza non comune alla sua età, ma che fa breccia negli animi dei coetanei, concordi nell’affermare che Carlo è stato un grande trascinatore di cuori. Si riconosce figlio della Madre Chiesa. Non ne giudica le scelte, ma per lei offre continui sacrifici. Si ispira a modelli di vita semplice e trova il coraggio di andare contro la mentalità consumistica imperante; si sente a suo agio davanti al Sacramento, dove trascorre molte ore in preghiera e dialogo con l’Altissimo. Colpito da una leucemia fulminante, sofferente nel corpo ma sano nel cuore, continua a stillare amore per Dio, per la vita e per ognuno fino alla fine, sopportando in silenzio anche i dolori della malattia, che lo rapisce agli affetti terreni alle prime luci dell’alba del 12 ottobre 2006, quando intraprende il viaggio verso la patria d’ogni cristiano: il Paradiso. La fine dell’esperienza terrena rappresenta, per il quindicenne Acutis, l’inizio dell’eternità beata, e ci trasmette insegnamenti validi per i ragazzi, ma pure per gli adulti. Il servo di Dio Paolo VI amava ripetere che l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni dei dottori, o, se ascolta i dottori, è perché sono dei testimoni. Carlo, con la solarità propria dei fanciulli ed una fede limpida e sicura che gli permetteva d’essere sincero e disponibile con chiunque, ha affascinato e condotto alla sequela di Cristo molte persone, tantissimi giovani. La sua vita può essere fonte, in particolare, di due riflessioni. La prima: il coraggio di essere se stessi e di non subire la mentalità dominante della società odierna. La seconda: la novità nell’annuncio della Parola, profondamente e semplicemente radicata nell’ordinarietà del vissuto quotidiano.L’auspicio, allora, è che tutti i giovani, sulla scia di Carlo Acutis, possano ritrovare il coraggio dell’autenticità cristiana e cogliere, come lui, l’esortazione di Giovanni Paolo II: «Non abbiate paura, aprite, anzi spalancate le porte a Cristo», perché la vera sfida del mondo è essere se stessi. + Vincenzo Bertolone |
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