Skip to content

Sibari

Narrow screen resolution Wide screen resolution Increase font size Decrease font size Default font size    Default color brown color green color red color blue color
Advertisement
Vi Trovate: Home arrow Letteratura arrow Letteratura arrow Deserti - Racconto
Skip to content
Deserti - Racconto PDF Stampa E-mail
Scritto da administrator   
domenica, 21 settembre 2008 20:35
È appena uscito “Il Foglio volante - La Flugufolio”, di ottobre. In questo numero del “mensile letterario e di cultura varia”, come recita il sottotitolo, compaiono testi di Loretta Bonucci, Enzo Bonventre, Giancarlo Campioli, Aldo Cervo, Mariano Coreno, Carla D’Alessandro, Sergio De Angelis, Saul Ferrara, Amerigo Iannacone, Nataša Kreso, Pietro La Genga, Ascendino Leite, Silvana Poccioni, Fryda Rota, Massimo Spelta.
Il “Foglio volante”, come è noto, è distribuito in abbonamento, ma chi desideri riceverne copia saggio, la può chiedere a uno degli indirizzi: , , opp. per telefono o fax al n. 0865.90.99.50.
Riportiamo qui di seguito il racconto di Saul Ferrara, pubblicato in prima pagina, e un breve testo, dalla rubrica “Appunti e spunti - Annotazioni linguistiche”, curata da Amerigo Iannacone.

Deserti

Mario si era addormentato sulla sdraio, con il libro che stava leggendo aperto sul viso, vinto piú dalla piacevole sensazione di lasciarsi accarezzare dai raggi solari che da una reale stanchezza. E sarebbe rimasto cosí per ore, a galleggiare sul bianco mare del sonno, se un canto arcaico con la sua vibrante melodia non si fosse diffuso rapidamente tra gli ombrelloni del lido. Mario sbadigliò e cercò con lo sguardo assonnato la fonte di quel canto, causa del suo involontario e precoce risveglio. Era uno dei tanti “vú cumprà” che incuranti della sabbia rovente percorrevano scalzi una spiaggia dopo l’altra, trascinando le loro cianfrusaglie sulle spalle come animali da soma. Ma quando fu abbastanza vicino Mario notò che questo non era come gli altri. Poteva avere al massimo otto anni e il carico di stuoie, costumi e altre mercanzie che trasportava lo costringeva a continue soste, durante le quali, facendo fremere la lingua tra le carnose labbra socchiuse, lanciava quella specie di urlo di guerra. Il piccolo “vú cumprà” si era fermato davanti all’ombrellone di Mario, forse incoraggiato dal curioso interesse che l’uomo aveva dimostrato osservandolo, e con un italiano approssimativo aveva iniziato a proporgli l’acquisto di ogni sorta di articolo, tirandoli fuori come per magia dalle enormi buste tenute assieme da una corda annodata.
Mentre mostrava il suo vario campionario di merci, il bambino dell’ombrellone accanto, poco piú piccolo di lui, si avvicinò e porgendogli una formina lo invitò a giocare. Il volto dell’immigrato si aprí in un sorriso, mettendo in bella mostra dei denti regolari e bianchissimi. Stava per allungare la mano dall’incarnato color ebano verso quel pezzo di plastica dalla forma di ippopotamo, quando all’improvviso nei suoi occhi il luccicare dell’infantile emozione sparí. Ritornato serio, ignorò il bambino e riprese ad essere un venditore ambulante che deve vendere assolutamente qualcosa per poter andare avanti: lo spensierato mondo del gioco non gli apparteneva.
Mario, senza trattare sul prezzo, comprò per quindici euro una piccola radio che poteva valerne al massimo cinque . Soddisfatto da quella inaspettata vendita il bambino si caricò le buste sulle spalle e riprese il suo cammino. Mario non verificò neanche se la radio funzionasse, non l’aveva certo comprata perché gli servisse. Non voleva ascoltare nemmeno della musica ma cercare di trattenere nelle orecchie, il piú a lungo possibile, il canto di quel bambino che si trovava in un paese cosí lontano da quello d’origine. Con gli occhi chiusi, questa volta senza dormire, Mario ascoltava la strana melodia intonata dal bambino farsi sempre piú lontana. Nel giro di pochi minuti il piccolo “vú cumprà” era sparito tra le dune di sabbia bianca, come un tuareg che per sopravvivere sfida il deserto.
Saul Ferrara

 

Non spalmate le palizzate

Cerco di immaginarmi le risate che si faranno i nostri discendenti del XXII secolo quando vedranno le foto dei nostri ragazzi che vanno in giro con i pantaloni a brandelli e non perché non si possano permettere panni non strappati, ma perché è la moda.
Ma la moda ci si impone non solo nell’abbigliamento, ma anche in fatto di lingua. Ci sono alcune parole, a volte inventate per scherzo o per paradosso da giornalisti, a volte resuscitate dal cimitero dei fossili linguistici, a volte prese da lingue straniere, che ci capita di sentire decine di volte al giorno. Molti termini, molte espressioni, per fortuna scompaiono presto senza lasciare traccia e senza lasciare conati nostalgici, altre purtroppo riescono a superare la macina del tempo e si impongono.
Si pensi, per non fare che tre o quattro esempi, a “bipartisan” (bipartitico), pronunciato ora come è scritto ora “baipartisan”, a “problematica” (problema), a “sinergia” (collaborazione) e ai suoi derivati (sinergico, sinergismo, sinergicamente, ecc.), a “monitorare” (controllare) e cosí via.
Ci sono poi delle espressioni-immagine che potrebbero anche essere efficaci, se non se ne facesse un abuso fino a usurarle e a creare piú che altro un senso di fastidio.
Si pensi ai “paletti”. Espressioni come “bisogna mettere dei paletti” sono all’ordine del giorno. Ma si potrebbe a volta a volta dire “porre dei limiti, o vincoli, delimitazioni, restrizioni, freni, una soglia, un valore massimo”, ecc.
Un’altra parola sulla cresta dell’onda è “spalmare” nel significato figurato di “dilazionare, rateizzare, rateare, suddividere, frazionare, distribuire, spartire, dividere, segmentare, lottizzare, ripartire”, ecc.
Sentiamo dire, per esempio che un impegno di va “spalmato” su due anni o che vanno “spalmati”, quasi si trattasse di nutella, gli aumenti, le tasse, i contributi, i debiti della TAV, le chiacchiere, le vacanze, gli interessi del mutuo, le alleanze, le assunzioni, i licenziamenti, e chi piú ne ha piú ne metta.
Ma io credo che anche alla “spalmabilità” andrebbero messi dei “paletti” o, se preferite, che anche i “paletti” e le relative “palizzate” andrebbero spalmati con una minore frequenza.
Amerigo Iannacone

< Precedente   Prossimo >