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Vangelo di Domenica 28 agosto 2016 PDF Stampa E-mail
Scritto da don M.Munno   
sabato, 27 agosto 2016 16:38
ImageDal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 14,1.7-14. - Avvenne un sabato che Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te.

e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto.
Invece quando sei invitato, và a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Disse poi a colui che l'aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

 

XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - C
28 agosto 2016


Il brano evangelico di domenica scorsa, che ci invitava a passare per la porta stretta, si concludeva con l'affermazione di Gesù: «Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
In questa domenica siamo invitati a riconsiderare proprio queste parole di Gesù, che vengono riprese nel contesto di un banchetto a cui prende parte Gesù stesso, il quale si sofferma a notare come «gli invitati sceglievano i primi posti».

La "parabola" raccontata da Gesù per stigmatizzare un tale atteggiamento viene accostata dalla liturgia odierna al testo sapienziale tratto dal libro del Siracide, che ascoltiamo come prima lettura.
Ben Sirach, a cui viene attribuita la redazione del libro del Siracide, invita alla mitezza e all'umiltà: «Figlio, compi le tue opere con mitezza, e sarai amato più di un uomo generoso. Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore. Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti».
Gesù, nella pagina lucana del Vangelo, afferma: «chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

Dai Vangeli sappiamo che la superbia e l'orgoglio spesso - e, purtroppo, la nostra personale esperienza ce lo conferma! - fanno capolino anche nel cuore di coloro che si dicono discepoli di Gesù.
Non si tratta di guardare attorno a noi, come saremmo tentati di fare, ma di guardare nel profondo del nostro cuore per scovare questi sentimenti di prepotenza, di arroganza, di superbia e di orgoglio che spesso si insinuano nel nostro modo di pensare e di agire, che ci spingono a desiderare e ad occupare i primi posti, di essere notati, di essere "visibili", considerati e che, di conseguenza, ci portano ad offuscare, a screditare, ad umiliare gli altri ... perché uno può ritenersi "primo" solo se dopo di lui ci sono "secondi", "terzi" ... "ultimi"! Oppure uno può essere "primo" solo quando non ci sono altri ... e così, prepotenza, arroganza, superbia e orgoglio ci isolano e ci rendono persone tristi e sole, persone che, chiudendo il proprio cuore agli altri, in definitiva, lo chiudono anche a Dio, il quale non può "rivelarsi" ai superbi, ma che si rivela agli umili!

In un contesto socio-culturale in cui tanti fattori, tante ideologie, portano a salire, ad arrampicarsi, a fare "scalate sociali", Gesù invita chiaramente e decisamente coloro che vogliono seguirlo a fare come Lui!
E se proprio c'è una scala da affrontare essa è da percorrere in discesa, ad imitazione di Colui che, per amore, si è fatto ultimo e servo di tutti!
Quanta fatica ci richiede questo "cammino in discesa", una fatica che diventa lieve, leggera, se teniamo fisso lo sguardo su Gesù e se, ancor prima, ci lasciamo raggiungere dal suo sguardo, che ci rivela che l'Amore è "perdere tutto", "perdere la vita", e che solo allora si potrà far esperienza di "guadagnare tutto" ... perché solo allora avremo permesso al Signore Gesù di prendere pienamente "forma in noi", vincendo noi stessi (il nostro amor proprio, la nostra "vanagloria", il nostro egoismo, prepotenza, arroganza, orgoglio, superbia)!

In questa logica potremo assaporare anche la straordinaria bellezza della "gratuità", a cui siamo invitati dagli ultimi versetti del Vangelo, una "gratuità" che ha come motivo ultimo l'amore incondizionato per il Signore Gesù ... "lo facciamo per Gesù"!
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti»!
Umiltà/mitezza e gratuità allenano il nostro cuore ad essere sempre più simile a quello del Signore Gesù ... e ci permettono di fare esperienza di beatitudine, di gioia vera, piena e perfetta, la Gioia che porta il nome di Gesù, il Signore!

Aiutaci, Signore, ad essere miti, umili, ultimi come Te! Amen.

Don MIchele Munno

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