Vangelo di Domenica 19 Giugno |
Scritto da don M.Munno | |||||||||||||||||
domenica, 19 giugno 2016 06:23 | |||||||||||||||||
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 9,18-24. Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: «Chi sono io secondo la gente?». Essi risposero: «Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò: «Ma voi chi dite che io sia?». Pietro, prendendo la parola, rispose: «Il Cristo di Dio». Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno. «Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà.»
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“in-formati” Foglio settimanale parrocchiale di formazione e informazione
19 – 26 GIUGNO 2016
camminando insieme
Continuo a proporre in questa rubrica, nel contesto del Giubileo della Misericordia, il ciclo di catechesi del Santo Padre Francesco sulla Misericordia di Dio.
«Tra i tanti aspetti della misericordia, ve ne è uno che consiste nel provare pietà o impietosirsi nei confronti di quanti hanno bisogno di amore. La pietas – la pietà – è un concetto presente nel mondo greco-romano, dove però indicava un atto di sottomissione ai superiori: anzitutto la devozione dovuta agli dei, poi il rispetto dei figli verso i genitori, soprattutto anziani. Oggi, invece, dobbiamo stare attenti a non identificare la pietà con quel pietismo, piuttosto diffuso, che è solo un’emozione superficiale e offende la dignità dell’altro. Allo stesso modo, la pietà non va confusa neppure con la compassione che proviamo per gli animali che vivono con noi; accade, infatti, che a volte si provi questo sentimento verso gli animali, e si rimanga indifferenti davanti alle sofferenze dei fratelli. Quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti, ai cani, e poi lasciano senza aiutare il vicino, la vicina che ha bisogno… Così non va. La pietà di cui vogliamo parlare è una manifestazione della misericordia di Dio. E’ uno dei sette doni dello Spirito Santo che il Signore offre ai suoi discepoli per renderli «docili ad obbedire alle ispirazioni divine» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1830). Tante volte nei Vangeli è riportato il grido spontaneo che persone malate, indemoniate, povere o afflitte rivolgevano a Gesù: “Abbi pietà” (cfr Mc 10,47-48; Mt 15,22; 17,15). A tutti Gesù rispondeva con lo sguardo della misericordia e il conforto della sua presenza. In tali invocazioni di aiuto o richieste di pietà, ognuno esprimeva anche la sua fede in Gesù, chiamandolo “Maestro”, “Figlio di Davide” e “Signore”. Intuivano che in Lui c’era qualcosa di straordinario, che li poteva aiutare ad uscire dalla condizione di tristezza in cui si trovavano. Percepivano in Lui l’amore di Dio stesso. E anche se la folla si accalcava, Gesù si accorgeva di quelle invocazioni di pietà e si impietosiva, soprattutto quando vedeva persone sofferenti e ferite nella loro dignità, come nel caso dell’emorroissa (cfr Mc 5,32). Egli le chiamava ad avere fiducia in Lui e nella sua Parola (cfr Gv 6,48-55). Per Gesù provare pietà equivale a condividere la tristezza di chi incontra, ma nello stesso tempo a operare in prima persona per trasformarla in gioia. Anche noi siamo chiamati a coltivare in noi atteggiamenti di pietà davanti a tante situazioni della vita, scuotendoci di dosso l’indifferenza che impedisce di riconoscere le esigenze dei fratelli che ci circondano e liberandoci dalla schiavitù del benessere materiale (cfr 1 Tm 6,3-8). Guardiamo l’esempio della Vergine Maria, che si prende cura di ciascuno dei suoi figli ed è per noi credenti l’icona della pietà. Dante Alighieri lo esprime nella preghiera alla Madonna posta al culmine del Paradiso: «In te misericordia, in te pietate, […] in te s’aduna quantunque in creatura è di bontate” (XXXIII, 19-21)».
Custodiamoci nella preghiera reciproca! Buona domenica a tutti! don Michele
Riflettiamo “insieme” sulla Parola di Dio della Domenica 19 Giugno 2016 XII Domenica del Tempo Ordinario – C (Zc 12,10-11;13,1; Sal 62; Gal 3,26-29; Lc 9,18-24)
Chi è Gesù? Chi è il discepolo di Gesù (chi siamo e dobbiamo essere noi cristiani)? Sono queste le due grandi domande che siamo invitati a porci in questa XII domenica del tempo ordinario. Domande da cui dipende il senso e la felicità della nostra vita. Domande che sempre dobbiamo tornare a porci, giorno dopo giorno. Domande che si richiamano a vicenda, poiché non si può rispondere autenticamente alla prima senza rispondere anche alla seconda e viceversa. Interessante, perciò, è il “luogo” in cui l’Evangelista Luca colloca il dialogo tra Gesù e di discepoli. Interessante perché si tratta di un “luogo” in cui anche noi siamo continuamente invitati a recarci, perché solo in quel “luogo” è possibile accogliere le domande, che in definitiva diventano una sola: «Ma voi chi dite che io sia?». Il “luogo” solitario è lo “spazio della preghiera”, del dialogo autentico con Gesù, il Maestro e Signore, quello “spazio” in cui prima di recitare tante parole e prima di presentare tante richieste si ci pone in serio ascolto della Sua Parola, della sua voce ... perché la preghiera dev’essere necessariamente e principalmente ascolto del Signore, che parla e ci interpella! Nella preghiera la domanda su chi gli altri – genitori, catechisti, sacerdoti, amici, educatori – dicono che sia Gesù diventa domanda personale rivolta a ciascuno, ma domanda che significativamente resta comunque formulata al plurale: «Ma voi chi dite che io sia?». È straordinariamente bello questo: una domanda “personale” formulata al “plurale”! Infatti, se da una parte è vero che non possiamo accontentarci di attingere la risposta da ciò che semplicemente dicono gli altri, né tantomeno possiamo pensare che siano sufficienti le belle formule che vengono insegnate dal catechismo e dai teologi, da ciò che leggiamo sui libri, dall’altra è altrettanto vero che la risposta non può essere neppure frutto di percezioni individualistiche che prescindano dalla Comunità! La risposta dev’essere certamente personale, ma attinta da un’esperienza di fede che resta essenzialmente comunitaria. Se ci si estraniasse dalla Comunità, infatti, sarebbe impossibile dialogare con Colui dal quale saremo riconosciuti secondo che «avremo fatto» o «non avremo fatto» «ad uno dei suoi fratelli più piccoli». L’altro deve necessariamente essere presente nella preghiera personale di ciascuno per poter seriamente ascoltare e lasciarci interpellare da Gesù. Domanda personale e plurale quella di Gesù, risposta corale – cioè data in comunione con tutti – quella di Pietro: «Il Cristo di Dio» … di un Dio appassionato e che ama «da morire»! Se la dimensione della “follia dell’Amore”, che spinge fino al dono della vita, non diventa la logica condivisa dei discepoli di Gesù non si può dire a nessuno chi sia Gesù. Oltre il “segreto messianico” potrebbe essere questo il senso dell’ordine perentorio di Gesù di non parlare a nessuno della sua identità. È come se dicesse: se non sei disponibile a «venire dietro a me, a rinnegare te stesso, a prenda la tua croce ogni giorno e a seguirmi sul serio», non parlare di me, perché la tua vita sarebbe la prima “sconfessione” delle tue parole vuote e senza senso! Perché ecco: «chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà». Perdere la vita per Gesù! Ecco la sfida che ci viene consegnata in questa domenica come correttivo alle nostre spesso vuote parole su Gesù. Perdere la vita per Gesù cioè permettergli di salvarci dal non senso, da un cristianesimo fatto di riti esteriori e belle parole, da un cristianesimo di facciata e farisaico, da un cristianesimo in cui tra fede celebrata e vita vissuta c’è un profondo iato, dall’essere cristiani dalla vita doppia! Salvaci, Signore Gesù, aiutandoci a perdere la vita per Te e come Te! E innamoraci sempre nuovamente di Te, Gesù, rendendo la nostra vita una perdita/dono per Te agli altri, senza se e senza ma, senza calcoli e senza misura! Amen.
AVVISI
- DAL 12 GIUGNO FINO A SETTEMBRE È SOSPESA LA S. MESSA DOMENICALE E FESTIVA DELLE ORE 11:00.
- LA S. MESSA VESPERTINA È ALLE ORE 19:00.
- DOMENICA 26 GIUGNO È LA GIORNATA PER LA CARITÀ DEL PAPA. PERTANTO, LE OFFERTE CHE SARANNO RACCOLTE DURANTE LE CELEBRAZIONI SARANNO INVIATE AL SANTO PADRE, CHE SE NE SERVIRÀ PER LE NECESSITÀ DEI PIÙ POVERI.
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