Vangelo II Domenica di Pasqua |
Scritto da don M.Munno | |||||||||||||||||
domenica, 03 aprile 2016 07:38 | |||||||||||||||||
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 20,19-31. - La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!». Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Viale magna grecia, 1 – 87011 Cassano all’Ionio (CS) – Tel. 098174014
“in-formati” Foglio settimanale parrocchiale di formazione e informazione
3 – 10 APRILE 2016
camminando insieme
Continuo a proporre in questa rubrica, nel contesto del Giubileo della Misericordia, il ciclo di catechesi del Santo Padre Francesco sulla Misericordia di Dio. «Terminiamo oggi le catechesi sulla misericordia nell’Antico Testamento, e lo facciamo meditando sul Salmo 51, detto Miserere. Si tratta di una preghiera penitenziale in cui la richiesta di perdono è preceduta dalla confessione della colpa e in cui l’orante, lasciandosi purificare dall’amore del Signore, diventa una nuova creatura, capace di obbedienza, di fermezza di spirito, e di lode sincera. Il “titolo” che l’antica tradizione ebraica ha posto a questo Salmo fa riferimento al re Davide e al suo peccato con Betsabea, la moglie di Uria l’Hittita. Conosciamo bene la vicenda. Il re Davide, chiamato da Dio a pascere il popolo e a guidarlo sui cammini dell’obbedienza alla Legge divina, tradisce la propria missione e, dopo aver commesso adulterio con Betsabea, ne fa uccidere il marito. Brutto peccato! Il profeta Natan gli svela la sua colpa e lo aiuta a riconoscerla. È il momento della riconciliazione con Dio, nella confessione del proprio peccato. E qui Davide è stato umile, è stato grande! Chi prega con questo Salmo è invitato ad avere gli stessi sentimenti di pentimento e di fiducia in Dio che ha avuto Davide quando si è ravveduto e, pur essendo re, si è umiliato senza avere timore di confessare la colpa e mostrare la propria miseria al Signore, convinto però della certezza della sua misericordia. E non era un peccato da poco, una piccola bugia, quello che aveva fatto: aveva fatto un adulterio e un assassinio! Il Salmo inizia con queste parole di supplica: «Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità. Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro» (vv. 3-4). L’invocazione è rivolta al Dio di misericordia perché, mosso da un amore grande come quello di un padre o di una madre, abbia pietà, cioè faccia grazia, mostri il suo favore con benevolenza e comprensione. E’ un appello accorato a Dio, l’unico che può liberare dal peccato. (…). Si manifesta, in questa preghiera, il vero bisogno dell’uomo: l’unica cosa di cui abbiamo davvero bisogno nella nostra vita è quella di essere perdonati, liberati dal male e dalle sue conseguenze di morte. Purtroppo, la vita ci fa sperimentare tante volte queste situazioni; e anzitutto in esse dobbiamo confidare nella misericordia. Dio è più grande del nostro peccato. Non dimentichiamo questo: Dio è più grande del nostro peccato! “Padre, io non lo so dire, ne ho fatte tante, grosse!”. Dio è più grande di tutti i peccati che noi possiamo fare. Dio è più grande del nostro peccato. (…). E il suo amore è un oceano in cui possiamo immergerci senza paura di essere sopraffatti: perdonare per Dio significa darci la certezza che Lui non ci abbandona mai. Qualunque cosa possiamo rimproverarci, Lui è ancora e sempre più grande di tutto (cfr 1 Gv 3,20), perché Dio è più grande del nostro peccato. In questo senso, chi prega con questo Salmo ricerca il perdono, confessa la propria colpa, ma riconoscendola celebra la giustizia e la santità di Dio. E poi ancora chiede grazia e misericordia. Il salmista si affida alla bontà di Dio, sa che il perdono divino è sommamente efficace, perché crea ciò che dice. Non nasconde il peccato, ma lo distrugge e lo cancella; ma lo cancella proprio dalla radice, non come fanno in tintoria quando portiamo un abito e cancellano la macchia. No! Dio cancella il nostro peccato proprio dalla radice, tutto! Perciò il penitente ridiventa puro, ogni macchia è eliminata ed egli ora è più bianco della neve incontaminata. Tutti noi siamo peccatori. È vero questo? Se qualcuno di voi non si sente peccatore che alzi la mano... Nessuno! Tutti lo siamo. Noi peccatori, con il perdono, diventiamo creature nuove, ricolmate dallo spirito e piene di gioia. Ora una nuova realtà comincia per noi: un nuovo cuore, un nuovo spirito, una nuova vita. Noi, peccatori perdonati, che abbiamo accolto la grazia divina, possiamo persino insegnare agli altri a non peccare più. “Ma Padre, io sono debole, io cado, cado”. “Ma se cadi, alzati! Alzati!”. Quando un bambino cade, cosa fa? Solleva la mano alla mamma, al papà perché lo faccia alzare. Facciamo lo stesso! Se tu cadi per debolezza nel peccato, alza la tua mano: il Signore la prende e ti aiuterà ad alzarti. Questa è la dignità del perdono di Dio! La dignità che ci dà il perdono di Dio è quella di alzarci, metterci sempre in piedi, perché Lui ha creato l’uomo e la donna perché stiano in piedi. Dice il Salmista: «Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. […] Insegnerò ai ribelli le tue vie e i peccatori a te ritorneranno» (vv. 12.15). (…) Il perdono di Dio è ciò di cui tutti abbiamo bisogno, ed è il segno più grande della sua misericordia. Un dono che ogni peccatore perdonato è chiamato a condividere con ogni fratello e sorella che incontra. (…). È bello essere perdonato, ma anche tu, se vuoi essere perdonato, perdona a tua volta. Perdona!» Custodiamoci nella preghiera reciproca! Buona domenica a tutti! don Michele
Riflettiamo “insieme” sulla Parola di Dio della Domenica 3 Aprile 2016 II Domenica di Pasqua (At 4,32-35; Sal 117; 1Gv 5,1-6; Gv 20,19-31)
La liturgia della seconda domenica di pasqua o della divina misericordia sembra rispondere in modo chiaro alla domanda: “dove/come possiamo incontrare il Signore Risorto?”. La risposta data dalle letture è univoca: “nella Comunità dei credenti!”. Già la scelta che fa il Lezionario di proporre durante tutto l’arco del tempo di pasqua come prima lettura un testo tratto dagli Atti degli Apostoli è dettata proprio da questa consapevolezza: la Chiesa è il prolungamento sacramentale della presenza del Signore Risorto nella storia. Ma la Chiesa, le singole comunità cristiane rendono vero, autentico, il loro essere sacramento della presenza del Risorto nella misura in cui si sforzano di realizzare quel “quadro ideale” dipinto dalla prima lettura: - perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere; - stare insieme e condividere, dividendo i propri averi con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Un volto di Chiesa davvero affascinante, tanto che il numero dei credenti andava ogni giorno aumentando: “il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati”. Le nostre comunità (questa comunità) assomigliano almeno un po’ a quell’ideale descritto dagli Atti degli Apostoli? Chiediamocelo! È vero, ognuno di noi, sarebbe ipocrita negarlo, ha difetti e pregi. Ma non è sottolineando e rimarcando continuamente i limiti e i difetti dell’altro che questi migliora e che la comunità cresce! La Parola di Dio che ascoltiamo in questa domenica ci aiuta a comprendere anche che una comunità si purifica, divenendo sempre più chiaramente comunità del Risorto, anche attraverso le prove, che deve imparare a sopportare, poiché nessuno e nessuna prova può togliere quella gioia portata dal Signore Gesù. Ce lo ricorda efficacemente san Pietro nella seconda lettura: “siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro - destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco - torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. In questo cammino di impegno e di purificazione per essere comunità che rende davvero percepibile il Signore Risorto un contributo essenziale dev’essere riconosciuto alla domenica. Il Vangelo ci ricorda che il Signore si manifesta alla comunità dei discepoli radunati nello stesso giorno della Risurrezione e “otto giorni dopo”, cioè la domenica successiva. Ciò significa che la domenica, per una comunità cristiana è essenziale! Ogni domenica, come nel giorno della Risurrezione, il Signore si fa presente, sacramentalmente, ai “suoi” ... Tommaso la prima volta non lo incontra perché non è radunato insieme agli altri discepoli ed incontra il Risorto solo quando sarà “insieme” agli altri discepoli! Tutto questo deve avere anche per noi un particolare significato! Tommaso, poi, riconosce il Signore il quale ostenta i “segni” del Suo Amore Misericordioso! La prova che ci ha amati sul serio e che un tale amore comporta segni visibili, tangibili, segni indelebili! Come Tommaso anche noi siamo chiamati a dire “mio Signore e mio Dio!” di fronte alle ferite che segnano le nostre comunità: poveri, immigrati, emarginati, famiglie in difficoltà, giovani provati da angoscia e disperazione per un futuro incerto, disoccupati, anziani, ammalati, persone che vivono il dramma della solitudine! Nella misura in cui mostriamo attenzione per tali “ferite” noi compiamo un atto di adorazione di fronte alle ferite d’Amore del Signore Risorto ... e nella misura in cui ci diamo da fare per tali persone e per tali situazioni diciamo al Signore che anche noi vogliamo provare ad amarLo come Lui ha amato noi! Il Signore Misericordioso, nel quale confidiamo, ci contagi della sua stessa Misericordia! Amen.
AVVISI
- DA DOMENICA 10 APRILE 2016 la S. Messa vespertina feriale e festiva sarà ALLE ORE 18,30.
- Quest’anno, per la Benedizione Pasquale delle Famiglie, coloro che desiderano ricevere la visita del Parroco e la benedizione possono SEGNALARLO alle signore: ROSA SANGINETO (in LOPEZ), GINA MAIMONE e CATERINA LA CAMERA. DA VENERDÌ 8 APRILE E PER TUTTI I VENERDÌ DEL TEMPO DI PASQUA il Parroco si recherà dalle Famiglie CHE HANNO FATTO LA SEGNALAZIONE. Nel Mese di Maggio, come lo scorso anno, sarà poi celebrata la S. Messa nelle zone della Parrocchia.
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