Vangelo III Domenica di Quaresima |
Scritto da don M.Munno | |||||||||||||||||
venerdì, 26 febbraio 2016 07:42 | |||||||||||||||||
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 13,1-9. - In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai». Viale magna grecia, 1 – 87011 Cassano all’Ionio (CS) – Tel. 098174014
“in-formati”
Foglio settimanale parrocchiale di formazione e informazione
28 febbraio – 6 marzo 2016 camminando insieme
Continuo a proporre in questa rubrica, nel contesto del Giubileo della Misericordia, il ciclo di catechesi del Santo Padre Francesco sulla Misericordia di Dio. «In diversi passi si parla dei potenti, dei re, degli uomini che stanno “in alto”, e anche della loro arroganza e dei loro soprusi. La ricchezza e il potere sono realtà che possono essere buone e utili al bene comune, se messe al servizio dei poveri e di tutti, con giustizia e carità. Ma quando, come troppo spesso avviene, vengono vissute come privilegio, con egoismo e prepotenza, si trasformano in strumenti di corruzione e morte. È quanto accade nell’episodio della vigna di Nabot, descritto nel Primo Libro dei Re, al capitolo 21, su cui oggi ci soffermiamo. In questo testo si racconta che il re d’Israele, Acab, vuole comprare la vigna di un uomo di nome Nabot, perché questa vigna confina con il palazzo reale. La proposta sembra legittima, persino generosa, ma in Israele le proprietà terriere erano considerate quasi inalienabili. (…). La terra è sacra, perché è un dono del Signore, che come tale va custodito e conservato, in quanto segno della benedizione divina che passa di generazione in generazione e garanzia di dignità per tutti. Si comprende allora la risposta negativa di Nabot al re (…). Il re Acab reagisce a questo rifiuto con amarezza e sdegno. Si sente offeso – lui è il re, il potente –, sminuito nella sua autorità di sovrano, e frustrato nella possibilità di soddisfare il suo desiderio di possesso. Vedendolo così abbattuto, sua moglie Gezabele, una regina pagana che aveva incrementato i culti idolatrici e faceva uccidere i profeti del Signore (cfr 1 Re 18,4), - non era brutta, era cattiva! – decide di intervenire. (…). Ella pone l’accento sul prestigio e sul potere del re, che, secondo il suo modo di vedere, viene messo in discussione dal rifiuto di Nabot. Un potere che lei invece considera assoluto, e per il quale ogni desiderio del re potente diventa un ordine. (…). Se si perde la dimensione del servizio, il potere si trasforma in arroganza e diventa dominio e sopraffazione. È proprio ciò che accade nell’episodio della vigna di Nabot. Gezabele, la regina, in modo spregiudicato, decide di eliminare Nabot e mette in opera il suo piano. Si serve delle apparenze menzognere di una legalità perversa: spedisce, a nome del re, delle lettere agli anziani e ai notabili della città ordinando che dei falsi testimoni accusino pubblicamente Nabot di avere maledetto Dio e il re, un crimine da punire con la morte. Così, morto Nabot, il re può impadronirsi della sua vigna. E questa non è una storia di altri tempi, è anche storia d’oggi, dei potenti che per avere più soldi sfruttano i poveri, sfruttano la gente. È la storia della tratta delle persone, del lavoro schiavo, della povera gente che lavora in nero e con il salario minimo per arricchire i potenti. È la storia dei politici corrotti che vogliono più e più e più! Per questo dicevo che ci farà bene leggere quel libro di Sant’Ambrogio su Nabot, perché è un libro di attualità. Ecco dove porta l’esercizio di un’autorità senza rispetto per la vita, senza giustizia, senza misericordia. Ed ecco a cosa porta la sete di potere: diventa cupidigia che vuole possedere tutto. (…). Dio, però, è più grande della malvagità e dei giochi sporchi fatti dagli esseri umani. Nella sua misericordia invia il profeta Elia per aiutare Acab a convertirsi. Adesso voltiamo pagina, e come segue la storia? Dio vede questo crimine e bussa anche al cuore di Acab e il re, messo davanti al suo peccato, capisce, si umilia e chiede perdono. Che bello sarebbe se i potenti sfruttatori di oggi facessero lo stesso! Il Signore accetta il suo pentimento; tuttavia, un innocente è stato ucciso, e la colpa commessa avrà inevitabili conseguenze. Il male compiuto infatti lascia le sue tracce dolorose, e la storia degli uomini ne porta le ferite. La misericordia mostra anche in questo caso la via maestra che deve essere perseguita. La misericordia può guarire le ferite e può cambiare la storia. Apri il tuo cuore alla misericordia! La misericordia divina è più forte del peccato degli uomini. È più forte, questo è l’esempio di Acab! Noi ne conosciamo il potere, quando ricordiamo la venuta dell’Innocente Figlio di Dio che si è fatto uomo per distruggere il male con il suo perdono. Gesù Cristo è il vero re, ma il suo potere è completamente diverso. Il suo trono è la croce. Lui non è un re che uccide, ma al contrario dà la vita. Il suo andare verso tutti, soprattutto i più deboli, sconfigge la solitudine e il destino di morte a cui conduce il peccato. Gesù Cristo con la sua vicinanza e tenerezza porta i peccatori nello spazio della grazia e del perdono. E questa è la misericordia di Dio» (Papa Francesco). Custodiamoci nella preghiera reciproca! Buona domenica a tutti! don Michele
Riflettiamo “insieme” sulla Parola di Dio della Domenica 28 Febbraio 2016 III Domenica di Quaresima – C (Es 3,1-8a.13-15; Sal 102; 1Cor 10,1-6.10-12; Lc 13,1-9)
Una notizia di cronaca nera e una risposta/reazione inaspettata da parte di Gesù segnano l’inizio del brano evangelico che ci viene proposto in questa terza tappa domenicale del nostro itinerario quaresimale. Mentre erano presso il tempio e stavano offrendo dei sacrifici, Pilato fa uccidere alcuni Galilei, il cui sangue si mescola a quello dei loro stessi sacrifici. Gesù, tuttavia, non risponde agli interlocutori, che gli presentano il fatto commentandolo, cercando di risalire alle cause o individuandone le responsabilità. Gesù chiama in causa gli stessi interlocutori e noi, che oggi ne riascoltiamo la parola: “se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”! Al primo fatto di “cronaca nera” presentato a Gesù dai suoi interlocutori se ne aggiunge un secondo riferito dallo stesso Gesù. Se per il primo fatto si può individuare un “mandante” (Pilato), quello riferito da Gesù sembra essere una “tragedia” a cui, almeno direttamente, non si può dare una spiegazione immediata: la torre di Sìloe è crollata, uccidendo diciotto persone. Anche a questo secondo episodio Gesù fa seguire l’ammonimento: “se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”! Avanzando nel cammino quaresimale, un cammino che non deve caratterizzare solo questo tempo liturgico, ma tutta intera la nostra esistenza cristiana, destinata in Gesù alla conversione/trasfigurazione, alla novità della Pasqua, l’appello alla conversione si fa urgente e riguarda tutti! Quello di Gesù non è, però, una forma di “terrorismo spirituale”! Non siamo chiamati a convertirci semplicemente per paura e/o per evitare una punizione! No! Ciò che deve muoverci e deve agevolare il nostro cammino di conversione è la premura, la cura che Dio ha nei nostri confronti. È particolarmente significativo, infatti, che il testo evangelico sia preceduto dal testo tratto dal Libro dell’Esodo – che ci viene presentato nella prima lettura - in cui si racconta la rivelazione di Dio a Mosè sull’Oreb. Dio si presenta a Mosè come Colui che ha a cuore il suo popolo, che “osserva” e “ascolta”, che ne conosce le miserie e le sofferenze! E quale miseria e quale sofferenza più terribili di un’esistenza segnata dalla schiavitù del peccato … di una vita segnata dal dramma della sterilità! Dio desidera il nostro bene, sogna la vita di ciascuno di noi come vita “piena”, “feconda”! Per questo si è rivelato a Mosè e ha liberato Israele dal potere dell’Egitto … per questo è sceso in Gesù per liberare l’uomo, per liberare ciascuno di noi dal potere del nostro Egitto (personale e sociale): il peccato che ci conduce alla perdizione, alla sterilità! Bella e particolarmente significativa l’immagine del “fico sterile”, che descrive bene l’esistenza infeconda di chi vive ripiegato su se stesso, di chi sempre e comunque ricerca solo ed esclusivamente il proprio interesse e il proprio tornaconto, ad ogni costo … la sterilità di chi è indifferente ai fratelli e alle loro necessità, l’infecondità di chi si lascia avvinghiare e sprofonda in quelle tentazioni diaboliche del denaro, del successo, del potere, della gloria personale, che ci sono state descritte nella prima domenica di quaresima! A questo fico sterile, a cui tutti noi probabilmente assomigliamo almeno un po’, destinato a perire, il Signore desidera offrire ancora una opportunità: “lascialo ancora quest’anno”! Non siamo abbandonati a noi stessi! Il Signore, nella Sua Misericordia, nonostante la nostra sterilità, continua a prendersi cura di noi, con fiducia: ci zappa attorno e ci concima! Si prende cura di noi con la “zappa” della Sua Parola e con il “concime” dei Sacramenti … nella Parola e nei Sacramenti, in modo particolare nella celebrazione dell’Eucaristia e della Riconciliazione, siamo invitati a riconoscere il “Vignaiolo” che il Padre ha inviato a prendersi cura di noi … lasciamoci “curare” da Gesù e impariamo da Lui il segreto della fecondità: uscire da noi stessi e prendersi cura degli altri … Egli, infatti, ci ha dato l’esempio perché come Lui possiamo fare anche noi!
AVVISI
- OGNI GIOVEDÌ, dalle ore 15:30 in poi, presso la chiesa “San Giuseppe”, il PARROCO è disponibile per le CONFESSIONI. Alla celebrazione della S. Messa segue l’ADORAZIONE EUCARISTICA.
- VENERDÌ, 4 MARZO, Solennità del Ss. Crocifisso, la S. Messa in Parrocchia sarà alle ore 8,30 (chiesa “San Giuseppe”). Nel pomeriggio NON si terrà il catechismo né la Via Crucis in Parrocchia. Alle ore 18,30 siamo vivamente invitati a prendere parte alla S. Messa presso la BASILICA CATTEDRALE.
- L’iniziativa “24 ore per il Signore” sarà organizzata a livello vicariale; prenderemo parte all’Adorazione e ai momenti di preghiera organizzati presso la BASILICA CATTEDRALE. In particolare, si raccomanda la partecipazione all’Adorazione che si terrà sempre venerdì 4 marzo dalle ore 22.30 alle ore 23.30.
- Domenica 6 MARZO, durante la S. Messa delle ore 11:00, si terrà il rinnovo degli impegni e la vestizione dei nuovi ministranti.
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