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Terra mia, amata mia (poesia) PDF Stampa E-mail
Scritto da A.Canonico   
sabato, 30 gennaio 2016 08:16
I templi  vostri d’Apollo  e di Afrodite,Image
La stretta porta a Siris voi m’aprite, 
Al greco mar ancora incuneato
Fra i dolci declivi dell’appennino mio
Dei quali clasti il dolce fragorio
All’acque limpide e feconde doni.
Vedo le tue sponde chiare e trasparenti.
E le tue chiome di spighe dorate
Dal caldo sole di giugno asciugate.

I tuoi turgidi seni lambiti dalla tiepida brezza
Il tuo tenero moto appena accennato che
In mille raggi  ne riflette la gradita luce.
Vedo il tuo ventre morbido e rigonfio,
Con pacata dovizia disteso,
Affondare nel verde appena accennato
Del riso allagato, appena fecondato.
Dolci visioni di melodie cromiche  appaganti.

I canti ancestrali di contadini operanti
Ad allestir i quasi pronti granai ad ospitar
Le rigogliose messe dalle bionde chiome
Ondeggianti al dolce soffiar dell’aer tuo.
Dall’aia delle case circostanti
Canti auguranti
E allegri romorii femminili,
intente ad adornar la ricca mensa
di pane ancora caldo di profumo,
Di acqua fresca e aglianico rubino.
La voce più loquace ferma i muli,
Dal livido dell’alba, a mattutino,
Si adopra senza sosta  allegramente
E pago d’abbondanza si approssima alla mensa.
A sera dopo aver provato il grano
La brezza diveniva più gradita
Ognuno tra le braccia dell’ardita
Di terra o dolce amata pari è il cor.

Antonio Canonico

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