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Foglio Volante di Gennaio: Briciole di cultura PDF Stampa E-mail
Scritto da A.Iannacone   
lunedì, 11 gennaio 2016 08:04
ImageCon il numero di gennaio 2016 “Il Foglio volante - La Flugfolio - Mensile letterario e di cultura varia”, entra nel suo XXXI anno di vita, un traguardo non certo trascurabile per un periodico del genere. Si compone di più pagine del solito e vi compaiono testi di Rosa Amato, Lucia Barbagallo, Fabiano Braccini, Aldo Cervo, Diego Crugni, Angela Serena Cucco, Carla D’Alessandro, Filippo De Angelis, Francesco De Napoli, Lino Di Stefano, Rosalba Di Vona, Vito Faiuolo, Maria Giusti, Amerigo Iannacone, ed altri. Riportiamo, qui di seguito, l’articolo di apertura, una breve nota dalla rubrica “Appunti e spunti- Annotazioni linguistiche” e una poesia di Silvana Poccioni.

 

Straniero sarà lei!

Se pensate di essere sovrappeso o obesi, non vi dovete affliggere: ora non lo siete piú. Ora siete “persona di dimensioni”. Lo hanno deciso i campus universitari americani. Quelli dove negli anni novanta del secolo scorso era nato il cosiddetto politically correct, tradotto pedissequamente “politicamente corretto”, ma che, caso mai, dovrebbe essere “eticamente corretto”. Che c’entra infatti la politica? Ora però siamo a un “politicamente corretto” estremizzato fino a un’assurda autocensura che nel voler evitare pregiudizi usando parole neutre, prive di ogni pregiudizio, finisce per diventare ridicolo e fare di quelle persone che si dice di voler proteggere, delle caricature. E cosí non si può piú dire “straniero”, ma “persona internazionale”; non si può chiedere a uno studente “dove sei nato?”, perché sarebbe un modo di confinarlo nella sua condizione di immigrato. Non si può usare la parola “homeless” (“senzatetto”), ma bisognerà dire “persona momentaneamente senza casa”, perché non è detto debba rimanere per sempre “senza tetto”. Nemmeno la parola “poor” (“povero”) si può usare, ma bisogna dire “persona che manca dei vantaggi che altri hanno” (anche se ci vogliono otto parole per sostituirne una).

 

A scuola, gli alunni vanno valutati sempre in positivo, vietato far rilevare lacune e insufficienze: i genitori si offenderebbero. Ma bisogna stare attenti anche alle parole positive, quelle parole che sembrano le piú innocenti, perché potrebbero impermalosire delle minoranze. Allora non si può definire “normal” (“normale”) una persona, ma bisognerà definirla “non-disebled” (“non disabile”).

Tutte le regole sono contenute, tra l’altro, in un manuale redatto da alcuni studenti dell’Università del New Hampshire, dal titolo Bias-Free Language Guide (Guida alle parole prive di pregiudizi). Quindi vanno ripensati tutti i termini legati a “età, classe sociale, nazionalità, etnia, razza, nazionalità, abilità, genere, orientamento sessuale” ecc.

Sono sconsigliati termini come “preferenza sessuale”, perché questo potrebbe far pensare che essere omosessuale è una scelta reversibile e vanno sconsigliate parole come “paterno” e “materno”, perché esaltano ruoli sociologicamente superati, e vanno sostituite con “genitoriale” o “parentale”.

Tutte queste belle cose nascono oltre Atlantico, ma noi siamo sempre pronti a scimmiottare gli americani e a importare tutte le peggiori e piú ridicole mode nate degli Stati Uniti. Le migliori, no, quelle non le importiamo.

Amerigo Iannacone

 

Appunti e spunti

Annotazioni linguistiche

di Amerigo Iannacone

  

Il malinteso

 

Lunedí 30 novembre 2015, importante partita (anzi, no: big match, che è tutta un’altra cosa) Napoli-Inter. State seguendo emozionati la partita, ma, ecco, a un certo punto vi cade una tegola in testa: il concitato telecronista se ne esce con l’affermazione che c’è stato addirittura un misunderstanding. Terrore tra i telespettatori: sono tempi difficili, dappertutto pericolo di attentati. Poi un intraprendente ragazzino va a prendere il vocabolario inglese-italiano, cerca la parola e si scopre che misunderstanding significa malinteso. Sí, c’era stato solo un malinteso fra due giocatori. Ritorna la calma tra gli spettatori, ma è calma apparente, un certo senso di angoscia rimane. Perché in realtà l’attentato c’era stato: un attentato alla lingua italiana.

 

 

 

Non ha nome la foglia

 

Non ha nome la foglia

cui l’autunno impietoso

impone una veste cangiante

e strappa al suo ramo

perché il vento la porti

e la terra l’assorba e l’annulli.

 

Eppure fu verde lucente il suo giorno

dolce e sinuosa la danza

vigorose le sue nervature ricurve

come dita nella carezza.

 

Ma tra il volo dell’ultimo uccello

e l’odore di pioggia imminente

sospeso rimane

in un sommesso spicco

quel palpito breve.

 

09/09/2014

 

                Silvana Poccioni

                Agnone (IS)

 

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