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Viaggi "distruzione" o d'istruzione PDF Stampa E-mail
Scritto da L.Chiarello   
domenica, 25 ottobre 2015 06:04
ImageÈ di questi giorni la notizia di una tragedia avvenuta in un albergo a Milano dove ha perso la vita un giovane studente livornese di 17 anni durante un viaggio di istruzione. Questa tragedia, unita a quella avvenuta nella stessa città di Milano nel mese di Maggio scorso, simile nella dinamica ancora tutta da chiarire da parte degli inquirenti, ha riportato alla ribalta una querelle, che già si mormorava da più tempo, sulla opportunità o meno delle gite scolastiche. I due giovani, del resto, si vanno ad aggiungere ad una triste lista di studenti rimasti vittime di incidenti o di tragedie nel corso di gite scolastiche.

Ornai è chiaro a tutti che non basta aver cambiato nome alle gite, che ora si definiscono “viaggi di istruzione”, per eliminare o ridurre i rischi ad esse connessi o per limitare il coinvolgimento dei docenti, che ormai sempre in più rifiutano di fare gli accompagnatori.
Del resto una recente stima dell’Osservatorio per il Turismo Scolastico del Touring Club ha registrato un calo drastico dei viaggi si istruzione: ormai soltanto il 46,5% delle classi partecipano, per esempio, al viaggio di istruzione dell’ultimo anno delle scuole superiori secondarie.
Mentre per i ragazzi cresciuti negli anni ottanta o novanta la gita scolastica rappresentava la prima vera occasione per allontanarsi dal luogo di nascita, una vera e propria esperienza iniziatica, oggigiorno rappresenta una occasione in cui la trasgressione diventa la normalità. E se è vero che, durante il giorno, si visitano chiese, musei e monumenti e nessuno si rifiuta di rendere omaggio al contenuto culturale dell’iniziativa, durante la notte la trasgressione rappresenta, appunto, la regola.

Ma quali sono gli obblighi di responsabilità della scuola e dei docenti accompagnatori durante queste iniziative? E quali quelli delle famiglie?
Su tutti i docenti impegnati grava un obbligo di diligenza 24 ore su 24.
Di recente, una sentenza della Cassazione, la n° 1769/2012, ha stabilito che su di essi grava anche un obbligo di diligenza preventiva che impone preliminarmente il controllo di tutte le stanze dove alloggiano i ragazzi.
Sulla stessa istituzione scolastica, poi, stabilisce la stessa sentenza, incombe la dimostrazione di aver compiuto controlli preventivi sulle strutture alberghiere e sui vettori: “proprio perché il rischio che, lasciati in balia di se stessi, i minori possano compiere atti incontrollati e potenzialmente autolesivi, all’istituzione è imposto un obbligo di diligenza per così dire preventivo, consistente, quanto alla gita scolastica, nella scelta di vettori e di strutture alberghiere che non possano, al momento della loro scelta, né al momento della fruizione, presentare rischi o pericoli per l’incolumità degli alunni”
È chiaro dunque, che “l’iscrizione a scuola e l’ammissione ad una gita scolastica determinano l’instaurazione di un vincolo negoziale, dal quale sorge a carico dell’istituto l’obbligazione di vigilare sulla sicurezza e l’incolumità dell’allievo nel tempo in cui questi fruisce della prestazione scolastica in tutte le sue espressioni…e incombe altresì la prova liberatoria, consistente nella riconducibilità dell’evento lesivo ad una sequenza casuale non evitabile e imprevedibile, nonostante l’adozione di ogni misura idonea…e salva la valutazione dell’apporto causale della condotta negligente o imprudente della vittima, ai sensi dell’art. 1227 cod. civ.”

Dunque, una responsabilità enorme per i docenti e la scuola, mentre quasi nessuna per le famiglie. La culpa in vigilando comporta comunque sempre una responsabilità maggiore rispetto alla culpa in educando.
E la liberatoria firmata dalle stesse famiglie prima della partenza, non ha comunque valore risolutivo contro la responsabilità legata ad incidenti.
Rimane la responsabilità della famiglia come prima istituzione educativa valida.

La sottoscritta ha accompagnato più volte le classi nei viaggi di istruzione e devo ammettere che nessuna precauzione vale contro il desiderio di trasgressione dei ragazzi durante queste occasioni. Perciò io e i miei colleghi abbiamo trascorso le notti, durante le gite scolastiche, a prescindere dalla sorveglianza durante il giorno, a passeggiare nei corridoi degli alberghi a controllare che almeno i ragazzi fossero nelle loro stanze, che non causassero danni a se stessi e alla struttura, dopo aver preventivamente controllato che all’interno delle stesse stanze non circolassero bevande alcoliche o altre sostanze dannose, nell’impossibilità, comunque, per riservatezza, di entrare senza il dovuto permesso.

Ma allora, i viaggi di istruzione sono ancora utili o no?
Va detto che oggi essi non hanno più la funzione che avevano anni fa. Oggi i giovani hanno tante possibilità di viaggiare, con le loro famiglie o con gli amici, o per viaggi studio. E tramite la rete sono in costante contatto con il mondo.
C’è ancora bisogno, senza diminuire l’alto valore formativo e di socializzazione di queste occasioni che le scuole si accollino queste responsabilità civili e penali?
Davanti alla vita persa di tanti giovani non ci sono altre domande da fare.

Loredana Chiarello

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