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Un capolavoro di Hendrick van Somer PDF Stampa E-mail
Scritto da A.Della Ragione   
sabato, 03 ottobre 2015 17:43
ImageAncora oggi se digitiamo su Google “Hendrick van Somer”, compaiono oltre 10 000 citazioni e la prima si riferisce ad un mio articolo del 2009: Hendrix van Somer due pittori in uno, nel quale sottolineavo la contemporanea presenza a Napoli di due artisti con uguale nome e cognome, uno, figlio di Barent ed un secondo, figlio di Gil. Il primo nato nel 1615 e morto ad Amsterdam nel 1684, il secondo, nato nel 1607 e scomparso forse durante la peste del 1656, presente in città dal 1624. Per Hendrick van Somer o Enrico fiammingo, come spesso si firmava, la critica ha  ricostruito un percorso artistico articolato con dipinti che, dopo un periodo di stretta osservanza riberiana, sfociano nel nuovo clima pittoricistico di matrice neoveneta che maturò a Napoli intorno alla metà degli anni Trenta, un momento in cui cominciò a prevalere il cromatismo sul luminismo.(cliccare sulla foto per ingrandire)
 La sua pittura, che tradisce l’origine fiamminga e la dimestichezza con i caravaggisti nordici, è caratterizzata dal viraggio della luce verso una pacatezza dei colori ed un contenuto iconografico severo.

Di recente Giuseppe Porzio ha pubblicato documenti e notizie sul pittore ed ha incrementato il suo catalogo con dipinti di qualità eccelsa, che forniscono oramai l’immagine di un artista di grande valore, anche se ancora poco noto.

In questo breve contributo intendiamo presentare uno splendido inedito, che abbiamo avuto modo di visionare a Torre Canavese presso la Galleria d’arte di Marco Datrino.

Si tratta di un Mercurio che addormenta Argo suonando il flauto, una tela di cospicue dimensioni (160 – 220), transitata tempo fa sul mercato con un’attribuzione a Pier Francesco Mola, un artista ticinese altre volte confuso con il Nostro.

L’attribuzione al Van Somer è più che certa, con la figura di Argo che ripropone una delle famose Teste di vecchio conservate nel museo di Capodimonte.

Molto curato è il paesaggio, al quale è dedicata una particolare attenzione, per cui possiamo accogliere l’ipotesi del Porzio che sia stato eseguito dal Vandeneynden, genero del pittore.

Concludiamo con una doverosa precisazione, scaturita dall’esame di alcuni documenti: la dizione precisa del cognome è De Somer e non van Somer, come fino ad oggi indicato sui principali contributi sull’artista da Bologna a Spinosa.

Achille della Ragione

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