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La Storia di Cassano, Relazione alla presentazione PDF Stampa E-mail
Scritto da A. Viola   
sabato, 26 settembre 2015 06:51
Image Il 16 settembre è avvenuta la presentazione ufficiale del libro sulla Storia di Cassano del prof. Giuseppe La Padula. Alla serata, che è stata ben organizzata nello splendido parco delle Terme Sibarite messo a disposizione dal presidente Mimmo Lione, ha partecipato un numeroso pubblico, e sono intervenuti, il sindaco di Cassano Giovanni Papasso, l'assesora alla cultura dott.ssa Alessandra Oriolo, il presidente del Consiglio Comunale Mario Guaragna, l'avv. Gianluca Gallo - già sindaco di Cassano -, e il dott. Giuseppe Aloise; a moderare i vari interventi è stato chiamato Antonio M. Cavallaro, ma il vero clou della serata è stato il prof. Aldo Viola, ex preside del liceo cassanese, che è riuscito a focalizzare l'attenzione degli astanti con una relazione puntuale, arguta e ricca di riferimenti storici e filosofici che abbiamo il piacere di offrirvi nel seguito della presente nota. BUONA LETTURA.

Terme Sibarite, 16 Settembre 2015 - Relazione alla presentazione del Libro del Prof. Giuseppe La Padula

del prof. Aldo Viola

Sono onorato e lieto di essere stato chiamato a tenere questa introduzione ad un simposio, e mi si perdoni il termine forse non preciso ma sicuramente allusivo, che sarà certamente ricco di spunti, sottolineature, apporti ad un opera che io ritengo non debba subire il destino di  finire relegata nei polverosi scaffali di qualche biblioteca ma debba vivere e trovare nuova linfa vitale ad ogni lettura come un  novello Anteo, che ricostituiva le forze ad ogni contatto con la terra, divenendo indispensabile punto di riferimento nella costruzione di identità democratiche solidali e consapevoli in un tempo mobile, inafferrabile, liquido, per usare la bella definizione di Bauman, in cui permanente è il rischio che strumenti informativi e della comunicazione, che potrebbero essere strumenti di inaudita potenza conoscitiva, rischiano di diventare gli occulti manipolatori delle coscienze, condizionando prima ancora del pensiero le sensazioni nel loro immediato essere percepite. E l'augurio che faccio al neonato che oggi festeggiamo é quello di svolgere pienamente il compito per il quale è stato messo al mondo:  essere una sorta di breviario che guida e fornisce la bussola, che consente di tracciare la rotta perché i cassanesi possano continuare ad essere un popolo e non una somma di individui, un popolo che vuole andare avanti, conscio dell'aspro cammino percorso, che  si riconosce in quanto figlio dell'impegno di generazioni e generazioni, che nei secoli hanno lottato, sofferto, gioito, pianto, si sono sdegnate e ribellate, hanno subito ma sono state vettori di cambiamenti e costruttori di valori morali, volontà politiche, ricchezze economiche, nello sforzo mai sopito di raggiungere un orizzonte che è destinato a restare sempre tale, poiché' una volta raggiunto un traguardo, questo ne genera uno più' avanzato.

E sono onorato del compito affidatomi perché' ne ho seguito passo passo la non facile gestazione, intessuta di dubbi, di se e di ma, di un inesausto bisogno di controllare, riscontrare per essere certi di non cadere in approssimazioni, in esasperazioni, in narrazioni fantasiose - oggi peraltro così di moda per un'industria culturale che trova più conveniente ridurre le vicende dei popoli a  mitologia complottistica. Nelle innumerevoli discussioni avute con l'autore in questi anni sono stato una specie di cassa di risonanza dei dubbi, delle domande, del bisogno di scavare ancora e ancora di verificare, ma mi piace dire che sono stato una cassa che ha rimandato un solo suono: vai avanti così, passa oltre che questo momento è compiuto e chiarito con verità.

Ma forse il felice parto é per il generatore anche doloroso e forse Peppino pensa ancora,tra sé e sé, "eh, se potessi avere un ulteriore documento, ah se potessi chiarire ancora meglio il rapporto tra Cosmo Graniti e il medico di Roggiano...."

Ma il nuovo nato é, posso dirlo subito, un virgulto forte e sano, immune dalle due tare invalidanti dell'agiografismo e del distruttivismo e dalla mortale piaga del localismo; è un corpo sano perché fondato sulla verità documentata, offrendo al popolo di Cassano, ed ai giovani in primo luogo, attraverso una ricostruzione storica seria, documentata, veritiera dagli inizi dell’età moderna ai nostri giorni, i punti di riferimento indispensabili  per non perdere il senso del compito da svolgere. E non è retorico condensare il senso del libro nel lascito di ser Brunetto Latini a Dante nel XII canto della prima Cantica

Se tu segui tua stella  non puoi fallire a glorioso porto” .

A rendere questo volume prezioso credo abbia contribuito il contesto in cui è nata la decisione di dedicarsi all'immane compito di sceverare il grano dalle erbacce di leggende, credenze, mezze verità che infestavano le vulgata correnti delle vicende del nostro paese.

Il libro che oggi presentiamo è figlio del desiderio di fare una buona scuola, la scuola che aiuta i giovani a rapportarsi con la realtà in modo aperto, a problematizzarla per coglierne le dinamiche, vederne i limiti e i punti di forza, individuare soluzioni, fare chiarezza in sé e nel contesto, costruire la propria individualità nella partecipazione alla vita della società e dello stato, essere liberi in quanto cittadini e cittadini in quanto liberi, non atomi in un volgo disperso che voce non ha, ma uomini e donne intelligenti, aperti, solidali, costruttori di futuro, portatori di valori, possessori di conoscenze e competenze che li pongono in grado di dominare la complessità arcigna del nostro tempo.

In un aureo libricino dedicato all' insegnamento della Storia il nostro corregionale e storico importante P. Bevilacqua ha scritto "nulla o quasi sapevo della storia della mia città", ebbene con La Padula abbiamo cercato di dar vita ad  una scuola laboratorio, centro di ricerca, rigoroso sul piano del metodo, non approssimativo nell'acquisizione delle conoscenze: in pratica porre la storia al centro della scuola del problem solving, avente al proprio centro appunto d’irradiazione la vicenda storica

E mi sia concessa una breve digressione: il tutto entro l' idea costituzionale della scuola pubblica per come voluta dalla nostra Costituzione. E mi sia consentito riportare qui la secca risposta dell'allora ministro della P.I., il grande studioso di Diritto Penale Guido Gonella, il quale a chi sollecitava finanziamenti per le scuole private replicò egli presidente dell' Azione Cattolica "la costituzione me lo vieta".......

Di qui e' partita la stagione delle ricerche su Cassano: ne cito solo qualcuna: quella su Gadella, sui mulini ad acqua, sulla religiosità popolare. E mi piace dire che il Liceo non è stato solo in questo sforzo di rapportarsi al territorio: credo doveroso ricordare che sul finire degli anni ‘80 del secolo scorso gli alunni di una terza media, guidati dalla professoressa Panebianco, squarciarono le tenebre che avvolgevano la figura di Cosmo Granito e con una lettera firmata da Gianpaolo Jacobini chiesero al sindaco di allora che al grande rivoluzionario venisse intitolata la piazza del municipio.

Di qui l'esaltante esperienza del Simposio su cui tornerò alla fine delle mie sparse considerazioni.  Di qui l'esigenza forte di riunificare le tante tessere raccolte in un mosaico unitario e ricomporre i tanti momenti in quel contesto unitario - la storia di un popolo - entro il quale solo trovano tutti il loro senso.

 

IL SENSO DEL LIBRO

Io credo allora che nello svolgere questo compito che fa tremar le vene e i polsi l' autore abbia assunto le sembianze di Giano, il dio romano che aveva gli occhi sulla nuca per guardare al passato e sulla fronte, perché il suo sguardo non è stato mai quello nostalgico del laudator temporizzatore acti: ha guardato al futuro in quanto si è rifiutato di ridurre il presente ad un punto evanescente, a uno spazio inospitale perché non più  sorretto dagli insegnamenti della tradizione e quindi dalla polarizzazione verso il futuro. E perciò il duro lavoro di ricerca per  trarre dall'oblio e/o dalle mistificazioni di ricostruzioni approssimative o interessate e chiamare a  raccolta le memorie del passato per ricordare glorie e limiti, gioie e pene di una vicenda collettiva,  del vissuto, cioè, di un popolo e per spingerlo verso nuovi orizzonti.

Mi piace qui richiamare l'aneddoto raccontato dal grande Marc Bloch. Dice l'insigne storico che trovandosi con il sommo Pirenne a Stoccolma, si sentì' proporre la visita non ai monumenti antichi e famosi ma ad un palazzo di nuova costruzione con la motivazione seguente "se fossi un antiquario non avrei occhi che per le cose vecchie, ma sono uno storico ecco perché amo la vita" . E anche Peppino si è dimostrato uno storico di razza perché amante della vita qui ed ora, a Cassano cui vuole dare le coordinate per avviare finalmente un processo di fuoruscita dalle sacche della crisi anche nella pesante temperie di un oggi che appare senza prospettive come tante volte ha saputo fare nel passato.

Ma di Giano l'autore ha avuto in sommo grado la terza, e più rara, vis operandi: dire la verità.

Se la storia è "recupero dell'identità di un popolo" solo la conoscenza reale, senza orpelli,  consapevole di ciò che si è stati vale a costruire una coscienza collettiva pluralistica e non unidimensionale. E ci ha dato, a ciascuno di noi e a noi tutti come cittadinanza, una guida al ben operare, avendo evitato di celebrare una sorta di esaltazione  nostalgica della memoria, non cadendo nella deriva della retorica, dell'esaltazione dei ricordi o dell'edonistico compiacimento di quanto era stato fatto, perdendo di vista i problemi del nostro tempo che, come ho detto e ridetto, si presentano in modo nuovo e più complesso. L'obiettivo principe del pregevole lavoro mi pare vada individuato nel recupero della  conoscenza consapevole di ciò che eravamo di ciò che siamo diventati ma con la prospettiva di guardare avanti e trovare la forza di affrontare  al meglio le nuove sfide di una realtà in continuo cambiamento.

In vista di queste finalità, e per evitare le indicate morte gore del localismo passatista, mi piace qui indicare, naturalmente in estrema sintesi, la piena rigorosa attuazione dei seguenti criteri metodologici

1- intersezione continua tra locale e universale: ogni singolo momento della storia del popolo cassanese è rigorosamente posto in dialettico rapporto con le vicende regionali, interregionali, nazionali ed europee. La Padula sente e ci fa sentire le nostre tradizioni come momenti di una storia generale: riesce così a superare ogni chiusura entro schemi di pretesa purezza etnica e giungere ad un cosmopolitismo differenziato dei popoli, cosa non certo di poco momento in un tempo come il nostro. Un solo breve esempio: la coniugazione tra il riformismo dell'illuminismo napoletano e l'opera do Laura Serra.

2-esame critico rigorosamente documentato dei contesti esaminati nella loro dinamica, nei fattori di base che controllati consentono credibili generalizzazioni; parafrasando Galilei potremmo dire che l'autore procede per "sensate sperienze e certe dimostrazioni" la niente è affermato se non sulla base di idonea documentazione, ma i documenti non sono mai accettati a scatola chiusa, ma discussi non  assunti dogmaticamente ma criticamente valutati e confrontati

3- capacità di porsi domande empiriche, accogliere suggestioni, trasformare le mere curiosità in interessi coltivati. Ancora una volta voglio citare un ricordo del grande annalista Bloch che costruì la ricerca di storia sociale a partire dall'innovativa attenzione alle mappe e di qui all'enucleazione dei rapporti di proprietà e dei necessitati risvolti politici. Il grandissimo storico francese ha contribuito a cambiare il modo di fare storia, che non ha guardato più solo alle classi dirigenti e ai loro scontri ma si è' aperta alla complessa trama dei rapporti sociali, economici, di costume oltre che naturalmente politici. È' quanto brillantemente iene fatto sistematicamente in questo libro. Cito qui l'esemplare utilizzo della platea della metà del1500 per giungere a dirimere le diatribe tra feudatari comune e popolani/massari nella ricostruzione di quelli che a me piace continuare a chiamare contrasti di classe ad esempio sotto Laura Serra o nelle vicende per l'applicazione della leggi eversive della feudalità.

4-attenzione alla dimensione della durata, anche qui si dimostra creativo seguace delle Annales e di Braudel, che consente di attraversare tutta la storia di Cassano in una visione d'insieme eppure articolata. Non episodi e momenti che si affastellano ma non si coordinano, ma il continuo, ininterrotto dialettico lavorio di uomini e donne di qualunque livello, condizione cultura ruolo. In questo senso acquista pieno significato l'aver scelto di chiudere il lavoro con il capitolo sulle lotte contadine dei primi anni cinquanta, con un ben voluto e ben mirato anacronismo: un momento alto di protagonismo popolare sintetizza il passato è prefigura l'avvenire.

5- il rifiuto di ogni schematismo preconcetto ed ideologico che condiziona la ricostruzione della realtà'  senza cadere nella trappola di un’ assoluta quanto impossibile avalutativita'. Di fronte a problemi anche di difficile interpretazione, perché gravati da improbabili leggende metropolitane, ha scelto di agire sine ira nec studio, con animo sgombrò, cioè, senza preconcetti ne' tesi precostituite da indorare attribuendo loro i  colori di una falsa verità. Per riprendere un richiamo alla sua passio philosophica ha sempre cartesianamente saputo trasformare le proprie opinioni piuttosto che violentare le realtà, per attribuirle i colori di una pretesa e falsa verità. E visto che in questo amenissimo luogo in cui ci ritroviamo ci sovrastano i resti di famoso castello, voglio citare ad esempio la lunga, organica, analitica discussione sulle vicende del castello stesso e sui rapporti tra Stanislao Serra e i Francesi in un periodo di grandi cambiamenti. Eravamo tutti convinti che il castello fosse stato fatto saltare in aria da don Stanislao, cugino del duca e sua longa manus a Cassano, per evitare che cadesse in mano nemica, individuata da alcuni nei francesi e da altri al contrario nei lealisti. Ebbene ci viene dimostrato come in verità e molto più prosaicamente il maniero, una volta imprendibile simbolo di poteri che si pretendevano eterni tanto che nel 1648 vi si erano rifugiati molti feudatari da tutta la Calabria Citeriore, sia stato consunto dalla mano livellatrice del tempo. Ancora una volta la passio philosophiae ha fatto sì che costante e pregevole sia stato il ricorso, per riprendere Popper, programmatico, non occasionale ma continuo al criterio della falsificazione.

Molto significativa e fondativa e' la scelta dei focus prescelti per dare senso e identità alla storia di un popolo: io vedo come loro momento qualificante la lotta per, di volta in volta, obiettivi economici, politici, culturali, ideali.

Dalla rivoluzione repubblicana di Cosmo Graniti alla lotta per riportare il feudo alla pristina floridita' di Laura Serra, a quella per rendere effettiva l' eversione della feudalità fino a quella  per le terre degli anni cinquanta.

E proprio in questi grandi momenti di scontro tra il vecchio che non vuole morire ed il nuovo che vuole affermarsi emerge  la centralità di Cassano, che non solo è' sempre epicentro dell'azione politica, socio-economica e militare, ma esprime al massimo grado le intelligenze e le volontà che qualificano le temperie storiche, sempre con la volontà di giungere a colmare lo scarto tra le potenzialità enormi e le inadeguate valorizzazioni.

Un popolo in lotta,talvolta ribelle talora rivoluzionario, diviso da forti tensioni interne e scontri di classe, spesso vinto ma mai domo. Non si può qui non apprezzare la rigorosa ricostruzione della parabola storica ed umana di Cosmo  Graniti, la sua indefessa volontà di non mollare, fine alla fine  ed al supremo sacrificio. E giusto rilievo è dato alla volontà di ribellarsi dei popolani contro la avida ed essosa classe proprietaria intermedia, così ben analizzata nelle pagine dedicate gli anni bonapartisti e murattiani.

Ma l'autore riesce a darci anche la documentazione di un popolo dotato di forte spirito di sacrificio, di operosa laboriosità, di forte cultura, sempre attraversato da scossoni spinte e contrispinte, dal cozzare di posizioni economiche o politiche, da dialettica aspra. Ad indicare questa indomita volontà di difendere quelli che venivano percepiti come propri diritti fino anche alla ribellione non posso non citare l’espressione di uno dei duchi Serra che definì, nelle istruzioni al suo intendente, i Cassanesi “iniqui come l’aria che respirano” : credo che mai popolo abbia ricevuto elogio più significativo e sincero.

Niente in questa lunga durata è lasciato all' anodina tranquillità dell'acquiescenza e della passiva subalternità.

È' scontro tra i due grandi poteri della feudalità e della chiesa - la vicenda del vescovo Palumbo ne è un esempio impressionante e per altri versi quello del Carafa- ma è scontro anche all'interno della chiesa, la cui storia appare molto meno monolitica, agitata da contrasti interni e con il potere nelle sue diverse strutturazioni e comunque sempre presente e attiva in tutti i momenti critici. Un ruolo quello della chiesa quindi di forza protagonista spesso schierata con le forze progressive

Ma principalmente è stata lotta tra sopruso e legalità  e qui credo di dover ricordare l'azione saggia equilibrata del Winspeare a difesa della legalità e del diritto dei più deboli contro i soprusi allora feudali e poi di nuovo tipo.

Aver dato spazio a questa figura, averne colto e sottolineato l'indefesso e coraggioso operare per la legalità averla dissepolta e valorizzata e' a mio parere uno dei meriti storici del lavoro che discutiamo questa sera. E la Comunità' cassanese dovrebbe onorarne largamente il ricordo, facendo della difesa della legalità in senso largo ancora una volta il centro propulsore della politica e della cultura.

A mio parere giustamente l’autore individua i focus principali della narrazione attorno a tre personalità che rappresentano tre idealtipi, tre dimensioni diverse ma tutte peculiari ed essenziali: Cosmo Granito rappresenta la rivolta, lo sguardo verso un futuro repubblicano che si intravedeva in Europa; Laura Serra l’impegno per uscire dallo stato di crisi e di abbandono, il rifiuto dell’assenteismo e dello sfruttamento fino a se stesso ed il citato Winspeare l’impegno dell’uomo delle istituzioni per la legalità.

Ragionando di loro ci viene presentata  una vicenda fatta di luci ed ombre, ricca di tensioni mai unidimensionale: particolarmente significativa la ricostruzione pacata e non ideologicamente liquidatoria dello stesso dominio dei Serra. Purtroppo posso solo accennare alla ricchezza della ricostruzione ed invitare alla lettura diretta.

Per i tempi a noi più vicini in cui la storia tende a confondersi con la politica va apprezzato fortemente l'equilibrio con cui vengono trattati problemi e momenti. Si possono anche avere, e si hanno giudizi e valutazioni diverse, ma non perché la ricostruzione è viziata da pregiudizi e da motivazioni ideologiche o di altri tipo: quanto viene presentato e documentato ha un valore cogente: i fatti sono quelli vengono documentati posso anche divergere nel valutarli e nel trarne conseguenze ma non posso certamente negare  la oggettività della ricostruzione fatta dall’autore sempre “vergin di servo encomio e di codardo oltraggio”.

Mi riferisco ad esempio a momenti drammatici come il periodo fascista e il movimento di lotta per la terra.Si può legittimamente divergere sul giudizio dato su Camillo Toscano ad esempio ma non si può mettere in discussione la ricostruzione storica.

 

È questo il merito maggiore di questa storia di un popolo ma ciò mi porta, avviandomi alla conclusione, a porre una diversa domanda: sappiamo cosa Peppino ha fatto della storia di Cassano ma cosa saprà fare Cassano del libro di Peppino?

Io credo che sia questo un problema capitale, attinente al modo stesso  di progettare e costruire il futuro, di individuare e proprosi nuovi orizzonyi e lottare per essi..

Io non credo che elogi formali e pur dovuti e sinceri riconoscimenti possano chiudere la partita; il senso dell'impegno del prof La Padula per com'è cominciato e per come si è realizzato uscendo vincitore di mille difficoltà di varia natura, non è quello dell'erudito che si isola in una dimensione morta ma di chi come Pirenne ama la vita è si fa storico che figgendo lo sguardo nel passato si proietta e ci proietta ne futuro. Il suo lavoro è un word in progress, che vive in quanto diventa base per successivi interventi, per prese di coscienza critiche, per il coraggio di nuove  prospettive che non possono che essere il risultato di un impegno collettivo.

Di questo abbiamo bisogno oggi; di un impegno straordinario ha bisogno Cassano, hanno bisogno i cassanese: farsi popolo continuamente, trovare nuove solidarietà e nuove identità al passo con le terribili prove che come cassanesi e meridionali dovremo affrontare e senza rete.

Ricordo che qualche anno fa in un dibattito proprio qui alle terme Aloise ebbe a sostenere che la crisi della Sibaritide, la zona dalle tante capitali. trovava la sua causa nella mancanza di un centro unificante. La storia narrataci ci dimostra che solo Cassano per ragioni storiche, geografiche, economiche, di dotazioni naturali ha il diritto/dovere di affermare la propria centralità. Il libro di Peppino offre le motivazioni per poterlo fare e le ragioni per una tale impresa.

Io credo che a partire da quanto con questo libro ci è donato possa e debba costituirsi un centro permanente di conoscenza e riflessione, dibattito e proposta, una casa delle rimembranze e dei progetti che raccolga energie, dia stimoli, apra dibattiti, risponda al bisogno di identità così drammaticamente urgente e ancora inappagato. Mi permetto proporre quindi che il Comune rilanci l'esperienza del Simposio coinvolgendo scuole studiosi semplici cittadini e dia forma ad iniziative non occasionali.

Nei miei ricordi troppo spesso compare la inutile e giustificatoria geremiade supretesi treni che stavano passando e che non potevamo perdere: il libro di Peppino ci aiuta a capire che non possiamo stare in attesa di fantomatici treni che passano perché qui ve ne è uno straordinario, dotato di ricchezze enormi troppo spesso abbandonate o rapinate, che aspetta di essere messo in moto: sono il nostro territorio e il popolo che vi vive. Fuor di metafora io credo che bisogna fare come Laura Serra che ha intuito come la ricchezza drl suo feudo dipendesse da come veniva hic et nunc gestito e lasciò la corte di Napoli per vivere a Lauropoli una vita certamente meno appariscente e brillante ma quanto più intensa e creativa.

Nel momento storico in cui si leva il grido di allarme per una decadenza del Sud, della Calabria, di Cassano che rischia di essere irrecuperabile da qui possa e debba partire un movimento nuovo, che fa del comune non più l' ultimo anello di una catena centralistica  e comunque eterodiretta ma il nucleo fondativo di una politica di valorizzazione del territorio .

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