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L’immigrato e la nostra paura PDF Stampa E-mail
Scritto da R.Caracciolo   
venerdì, 28 agosto 2015 12:26
ImageL’Europa sta affrontando l’esodo di migliaia di persone  per sottrarsi dalle persecuzioni e dalla barbarie dei loro governanti. L’arrivo di tanta gente crea,in molti, preoccupazione e paura. Si agitano spauracchi da chi tenta di creare nell’opinione generale il possibile pericolo per l’integrità della Nazione e della…razza! Il filosofo Cacciari ci ha ammonito che è in atto un mutamento nella geografia intercontinentale e ci invita ad essere preparati alla mutazione delle nostre comunità che devono, perciò, essere pronte ad accettare la presenza di persone diverse per cultura, costumi, consuetudini, religione, da noi.

Gli eventi di questi giorni ci inducono a riflettere su quanto potrà accadere se i flussi migratori dovessero essere consistenti.Si verificherà un evento che gioverà alla crescita del Paese. La presenza di tanti giovani, spesso dotati di preparazione culturale, creerà  emulazione nella gioventù locale che certamente non sarà contaminata da usi e costumi sconosciuti. L’arrivo nelle nostre contrade di persone provate dal disagio e dalla guerra colmerà il vuoto creato dall’emigrazione sin dal secolo scorso. C’è da osservare l’aspetto culturale che i nuovi ospiti sapranno incentivare nelle nostre giovani generazioni.Si apriranno spazi a visioni nuove della  vita sociale.

Si conosceranno modi di essere diversi dal nostro, ma aperti alla conoscenza dell’altro considerato non come un “nemico”, ma come un nostro simile col quale è possibile e conveniente dialogare. L’integrazione favorirà ,quindi, una visione nuova nei rapporti sociali e sarà difficile alimentare posizioni di arroganza o di presunta superiorità. Il giovane nostrano si renderà conto che il mondo non finisce negli angusti confini patri, ma che c’è una realtà che va esplorata e conosciuta. Si amplieranno le vedute personali e collettive ed i pettegolezzi o le piccole artificiose problematiche cederanno il passo all’incedere del nuovo. Nessuna paura, dunque, dell’immigrato perché egli è portatore di speranza per sé e per chi lo ospita.

Certo può rinvenirsi la mela marcia; non dobbiamo, perciò, buttare nel macero tutte le altre.

L’immigrazione vediamola come un evento positivo, al di là dell’aspetto umanitario. Se i nostri borghi divenuti quasi deserti fossero abitati dai nuovi arrivati rinascerebbero e potrebbero essere punti di riferimento di vita nuova. Naturalmente il tutto dovrà essere armonizzato con le leggi e gli ordinamenti statuali e le autorità amministrative, tramite gli addetti alla sicurezza pubblica, dovranno monitorare ogni presenza. Superiamo ogni perplessità e non facciamoci prendere dall’ansia o dal panico se vediamo gruppi di persone in cerca di accoglienza.La visione del mondo, nel suo insieme, ci consentirà di vedere nel profugo un nostro simile che tenta di sottrarsi da situazioni insostenibili. Il rispetto che avremo della loro condizione sarà direttamente proporzionale all’interesse che dobbiamo avere per la crescita delle nostre comunità.
       
Raffaele Caracciolo

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