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L'Estate riscalda troppo ...anche le teste PDF Stampa E-mail
Scritto da L.Niger   
mercoledì, 29 luglio 2015 13:09
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Estate anni '50
Ne ho già scritto in altre occasioni e, con sempre maggiore convinzione: a me l’estate non piace, non in toto, ma per alcune sue giornate, pesanti, faticose, afose, troppo afose. In quelle giornate, in particolare, mi irritano(?) il disordine, la confusione, le grida, le risate forzate, la volgarità esibita, un certo abbigliamento che mette a nudo ridondanze scomposte o mancanze eccessive, ricercate (?) e poco gradevoli, accuratamente camuffate o tenute nascoste in altre stagioni. E poi, il guidare in modo squilibrato, il caricare i giorni, passati e presenti, di illusioni, di progetti, di trasgressioni, di sfide, di vendette, da consumare a caldo. A complicare le cose, ad esasperare gli animi, ad offuscare la mente contribuisce questo caldo opprimente, umido, impietoso. Caldo, ecco un piccolo beneficio, che mi fa  percepire il tempo che passa con maggiore lentezza; l’illusione di allungare le ore e i giorni (vantaggio o svantaggio?).

Stiamo già pagando il prezzo del continuo sfruttamento e saccheggio ambientale?

Sembra che durante il periodo estivo il comportamento di un discreto numero di individui subisca dei cambiamenti, in negativo: più sfacciati, più aggressivi, più ottusi. In verità, gli uomini, in tutte le stagioni conservano tratti significativi e, forse, permanenti e sono, probabilmente, influenzati dai mutamenti climatici. Tuttavia, a caratterizzare l’estate è quel “più”, che annebbia, infuoca, ottunde, e spinge verso il rischio e l’avventura, con tutti i pericoli connessi, per sé e per gli altri. Un tempo da vivere, frettolosamente, senza limiti, senza remore, costi quel che costi.

Decenni fa, l’estate, per chi aveva il privilegio di studiare nel desolato e miserevole estremo Sud, si identificava nella non scuola, vissuta fino a giugno sempre con ansia e con tremore e timore, per tutta una serie di motivi che nulla avevano a che fare con l’apprendimento e, quindi, con la formazione culturale. E, per quelli, come me, con un passato difficile e con un presente problematico, le cosiddette vacanze si consumavano in ore vuote, noiose, inquiete, spesso, riempite da letture, che contribuivano a placare o ad incendiare pensieri, ossessioni, dubbi, turbamenti, irrequietezze.

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lettura noiosa
L’adolescenza si consumava nell’assenza dolorosa, nel desiderio bruciante, nelle ambizioni future. Per tanti aspetti si giocava, impastati di rabbia e di sofferenza, la partita dell’uomo di domani. E si trafficava con i sogni.

Oggi,ma soprattutto durante l’estate, si vive solo il presente, più virtuale che reale, il qui ed ora, da consumare velocemente e nervosamente. Ai giovani abbiamo oscurato e strappato le radici e nello stesso tempo gli abbiamo costruito muri, tanti muri o fossati, che impediscono di guardare oltre: orizzonte, domani, futuro. E, cosa ancora più grave , è venuta meno la capacità di sognare, ad occhi aperti.

Abbiamo creato dei veri nemici come il vuoto, il silenzio, la solitudine, la meditazione, la sofferenza degli altri…Nemici da cui fuggire, da evitare, perché fonte di ansia, di angoscia, di tristezza.

Divagazioni, brevi divagazioni nella  opprimente calura estiva. Alla fine di ogni estate non pochi saranno più stressati e avranno bisogno di riposare. Un riposo vero. E quale?

Luigi Niger

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