Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 6,30-34. - Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un pò». Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. (in coda il commento di mons. Bertolone arcivescovo di Catanzaro-Squillace)
Viale magna grecia, 1 – 87011 Cassano all’Ionio (CS) – Tel. 098174014 “in-formati” Foglio settimanale parrocchiale di formazione e informazione 19 – 26 LUGLIO 2015 camminando insieme UN GIUBILEO STRAORDINARIO … DI MISERICORDIA! (15) Concludiamo la lettura della Bolla Misericordiae Vultus, che ci aiuta a comprendere lo “spirito” del Giubileo straordinario della misericordia e a prepararci adeguatamente ad esso. «23. La misericordia possiede una valenza che va oltre i confini della Chiesa. Essa ci relaziona all’Ebraismo e all’Islam, che la considerano uno degli attributi più qualificanti di Dio. Israele per primo ha ricevuto questa rivelazione, che permane nella storia come inizio di una ricchezza incommensurabile da offrire all’intera umanità. Come abbiamo visto, le pagine dell’Antico Testamento sono intrise di misericordia, perché narrano le opere che il Signore ha compiuto a favore del suo popolo nei momenti più difficili della sua storia. L’Islam, da parte sua, tra i nomi attribuiti al Creatore pone quello di Misericordioso e Clemente. Questa invocazione è spesso sulle labbra dei fedeli musulmani, che si sentono accompagnati e sostenuti dalla misericordia nella loro quotidiana debolezza. Anch’essi credono che nessuno può limitare la misericordia divina perché le sue porte sono sempre aperte. Questo Anno Giubilare vissuto nella misericordia possa favorire l’incontro con queste religioni e con le altre nobili tradizioni religiose; ci renda più aperti al dialogo per meglio conoscerci e comprenderci; elimini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed espella ogni forma di violenza e di discriminazione. 24. Il pensiero ora si volge alla Madre della Misericordia. La dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio. Nessuno come Maria ha conosciuto la profondità del mistero di Dio fatto uomo. Tutto nella sua vita è stato plasmato dalla presenza della misericordia fatta carne. La Madre del Crocifisso Risorto è entrata nel santuario della misericordia divina perché ha partecipato intimamente al mistero del suo amore. Scelta per essere la Madre del Figlio di Dio, Maria è stata da sempre preparata dall’amore del Padre per essere Arca dell’Alleanza tra Dio e gli uomini. Ha custodito nel suo cuore la divina misericordia in perfetta sintonia con il suo Figlio Gesù. Il suo canto di lode, sulla soglia della casa di Elisabetta, fu dedicato alla misericordia che si estende «di generazione in generazione» (Lc 1,50). Anche noi eravamo presenti in quelle parole profetiche della Vergine Maria. Questo ci sarà di conforto e di sostegno mentre attraverseremo la Porta Santa per sperimentare i frutti della misericordia divina. Presso la croce, Maria insieme a Giovanni, il discepolo dell’amore, è testimone delle parole di perdono che escono dalle labbra di Gesù. Il perdono supremo offerto a chi lo ha crocifisso ci mostra fin dove può arrivare la misericordia di Dio. Maria attesta che la misericordia del Figlio di Dio non conosce confini e raggiunge tutti senza escludere nessuno. Rivolgiamo a lei la preghiera antica e sempre nuova della Salve Regina, perché non si stanchi mai di rivolgere a noi i suoi occhi misericordiosi e ci renda degni di contemplare il volto della misericordia, suo Figlio Gesù. La nostra preghiera si estenda anche ai tanti Santi e Beati che hanno fatto della misericordia la loro missione di vita. In particolare il pensiero è rivolto alla grande apostola della misericordia, santa Faustina Kowalska. Lei, che fu chiamata ad entrare nelle profondità della divina misericordia, interceda per noi e ci ottenga di vivere e camminare sempre nel perdono di Dio e nell’incrollabile fiducia nel suo amore. 25. Un Anno Santo straordinario, dunque, per vivere nella vita di ogni giorno la misericordia che da sempre il Padre estende verso di noi. In questo Giubileo lasciamoci sorprendere da Dio. Lui non si stanca mai di spalancare la porta del suo cuore per ripetere che ci ama e vuole condividere con noi la sua vita. La Chiesa sente in maniera forte l’urgenza di annunciare la misericordia di Dio. La sua vita è autentica e credibile quando fa della misericordia il suo annuncio convinto. Essa sa che il suo primo compito, soprattutto in un momento come il nostro colmo di grandi speranze e forti contraddizioni, è quello di introdurre tutti nel grande mistero della misericordia di Dio, contemplando il volto di Cristo. La Chiesa è chiamata per prima ad essere testimone veritiera della misericordia professandola e vivendola come il centro della Rivelazione di Gesù Cristo. Dal cuore della Trinità, dall’intimo più profondo del mistero di Dio, sgorga e scorre senza sosta il grande fiume della misericordia. Questa fonte non potrà mai esaurirsi, per quanti siano quelli che vi si accostano. Ogni volta che ognuno ne avrà bisogno, potrà accedere ad essa, perché la misericordia di Dio è senza fine. Tanto è imperscrutabile la profondità del mistero che racchiude, tanto è inesauribile la ricchezza che da essa proviene. In questo Anno Giubilare la Chiesa si faccia eco della Parola di Dio che risuona forte e convincente come una parola e un gesto di perdono, di sostegno, di aiuto, di amore. Non si stanchi mai di offrire misericordia e sia sempre paziente nel confortare e perdonare. La Chiesa si faccia voce di ogni uomo e ogni donna e ripeta con fiducia e senza sosta: «Ricordati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore, che è da sempre» (Sal 25,6)». Camminiamo insieme verso il Giubileo straordinario! Intanto buona domenica e serena settimana! don Michele Riflettiamo “insieme” sulla Parola di Dio della Domenica 19 luglio 2015 XVI Domenica del Tempo Ordinario (Ger 23,1-6; Sal 22; Ef 2,13-18; Mc 6,30-34) In questo tempo d’estate, tempo di vacanza e di riposo, durante il quale vorremmo rilassarci ma forse non vi riusciamo a causa della calura opprimente e delle “ore piccole” a cui spesso ci sottoponiamo, ci raggiunge - in questa XVI domenica del tempo ordinario - una Parola che promette riposo: il Signore “su pascoli erbosi mi fa riposare” ... “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’”! Quella “pace”, quel “ristoro”, quel “riposo” che spesso desideriamo, ma che fatichiamo a trovare, ci viene promesso e donato da Colui che ha compassione di noi: “Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore”. La similitudine che viene utilizzata dall’Evangelista Marco, per descrivere la folla, è particolarmente efficace ed attuale. Senza una guida premurosa ed attenta, infatti, anche noi, come le pecore, richiamo di essere stanchi, sfiniti, girovaghi errabondi senza meta ... tanto che anche una vacanza potrebbe essere “stressante”! Solo una guida compassionevole, premurosa, può darci sicurezza, tanto che, come afferma il Salmo “anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza”. Solo Gesù è il Pastore che può darci il vero riposo, il vero ristoro, la vera pace! Solo guide che ci conducano a Dio, a Gesù, possono aiutarci a trovare riposo, ristoro, pace! Le parole di Geremia, perciò, si fanno eco di un rimprovero duro, rivolto a coloro che, anziché condurre le pecore all’Unico Pastore, sono diventate guide cieche, narcisisticamente ripiegate su se stesse e sui propri interessi e tornaconti e che, così facendo, fanno perire e disperdono un gregge che non gli appartiene! Questo accade quando i pastori, le guide, non adempiono fedelmente al proprio servizio ed in particolare al ministero della Parola! Quando Gesù vede le folle ed ha compassione per loro, perché sono come “pecore senza pastore”, inizia ad insegnare molte cose. Ciò significa che solo la Parola di Gesù è capace di ristorare, di consolare, di confortare, di dare pace! Coloro che svolgono un ministero di guida nella Chiesa questo devono fare: dare Gesù e la Sua Parola! La Sua, non la loro, non la nostra! Ma perché i pastori possano essere efficaci loro per primi devono, noi per primi dobbiamo “riposare in Gesù” (“Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’”). Se un pastore, se un prete, se un vescovo, non prega, non riposa in Gesù, diventa “mondano”! E un prete, un vescovo “mondano” pascerà se stesso, non il gregge che gli viene affidato! Preghiamo perché impariamo a trovare in Gesù il nostro vero riposo, la nostra vera pace ... e preghiamo anche perché pastori capaci di “riposare in Gesù” ci guidino continuamente all’incontro con Lui: “Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni”. Amen. AVVISI - Per tutta l’estate la S. Messa vespertina sarà alle ore 19,30. - Dal 20 luglio mattina al 25 luglio mattina Don Michele e Don Nicola saranno assenti (partecipano ad alcuni giorni di formazione con il Vescovo in Puglia, con altri sacerdoti giovani e i seminaristi della Diocesi). Le Ss. Messe in quei giorni saranno celebrate da Don Pietro Martucci (tel. 3924116540). - Chi intende far CELEBRARE SS. MESSE in suffragio di fedeli defunti o per altre INTENZIONI può comunicarlo al Parroco. XVI Domenica del Tempo Ordinario Tempo di “riposo” 19 luglio 2015 Introduzione Domenica scorsa il brano del Vangelo di Marco parlava di missione - l’invio dei Dodici “nel mondo” affinché, con la predicazione e le attività ad essa connesse, diffondessero il Regno - questa domenica, la XVI del Tempo Ordinario, Marco parla del loro ritorno dalla missione. Sarebbe tuttavia riduttivo limitare al tema del ritorno la pagina del Vangelo, così ricca invece di spunti di riflessione, riconducibili a tre parole chiave: riposo, compassione e pastore. Il “riposo” che Gesù propone ai discepoli stanchi, dopo il primo mandato missionario, è il riposo cristiano: non collocato in un luogo, ma in un tempo abitato da una Presenza presso la quale sostare. La compassione è quella di Gesù per i discepoli, ma anche e, soprattutto, per la folla che, affamata della Sua parola, si raduna attorno a Lui e ai suoi, i quali travolti a loro volta dal fascino del Maestro si lasciano catturare dalla Sua stessa compassione preoccupandosi e occupandosi della folla. E infine la parola pastore, che conclude il passo del Vangelo. Essa interpella direttamente i presbiteri e indica il solo modello da imitare e seguire per diventare buoni pastori: Cristo, Pastore-Capo, la cui sollecitudine per gli uomini si manifesta assicurando loro insegnamento e nutrimento per l’anima. Ed è proprio su questa ultima parola, pastore, che, soprattutto noi sacerdoti, dobbiamo dirigere l’attenzione: saremo buoni pastori del nostro tempo, attenti alle esigenze delle nostre comunità e compassionevoli verso tutti, anche se spesso dovremo rinunciare a noi stessi e dimenticare le nostre stanchezze, se faremo della Parola, di Cristo stesso, il centro, l’inizio e la fine di ogni scelta, il nutrimento di ogni azione, parola, della intera nostra vita, perciò è necessario che noi per primi ci prendiamo del tempo per far ossigenare il cuore alla Presenza di Cristo, Parola di vita eterna. Il tempo del cuore L’invito rivolto da Gesù ai suoi discepoli, nel brano del Vangelo di Marco: “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’”, è di forte attualità: esso infatti coincide perfettamente con il tempo presente, tempo di vacanze , tempo di riposo. Ma nelle parole di Gesù traspare il modo particolare del riposo cristiano: venite vuol dire che c’è anche Lui. Dunque non è un luogo preciso nel quale concedersi una pausa dalle attività quotidiane, ma è la prossimità, la vicinanza ad una Persona, Cristo, è tempo durante il quale si respira la Sua presenza. È un ritornare alla fonte: possibilità di ritrovarsi con Gesù, godere della sua intimità, ascoltarlo essere messi a parte dei suoi progetti. Accanto a Gesù il vero discepolo recupera le forze, si rinfranca e impara: ritrova infatti l’equilibrio e il discernimento per non essere travolto dagli avvenimenti della vita; rimette a fuoco le motivazioni per l’annuncio e impara come amorevolmente deve comunicare con gli uomini di oggi, venendo incontro alle loro necessità concrete. Dunque il “riposo”, al quale Gesù ci invita, non è una semplice pausa dal lavoro, un’occasione per riprendere fiato, è molto di più di questo: è vivere il settimo giorno, durante il quale riflettere su quanto compiuto e rendere lode a Dio per quanto operato; durante il quale, inoltre, condotti in un luogo deserto, lasciare che Gesù parli al nostro cuore, e attirandoci a sé, rafforzi il senso del nostro “andare”. Il tempo del “riposo” è allora tempo di rivelazione, di riflessione, di interiorizzazione, di dialogo é tempo del cuore. Tuttavia, ciò è possibile solo se ritorniamo a stimare il silenzio, indispensabile per metterci in contatto con Dio, per pensare, per prendere coscienza del grande mistero di vita e di amore di cui facciamo parte. Solo nel silenzio, infatti, possiamo ritrovare le ragioni del vivere e dell’amare e, insieme, salvarci dalle tante banalità e illusioni del presente. Il silenzio, la solitudine e la preghiera non sono però vie di fuga dalla vita, ma strumenti che ci aiutano a viverla in profondità, cioè restando sempre sintonizzati sulla stessa frequenza di Dio. Quanto sarebbe più bella e tranquilla la nostra vita se dessimo più spazio al silenzio e più tempo alla preghiera: si placherebbero inquietudini e tensioni, desideri vani e rovinose rivalità. Quanto saremo più equilibrati, più sereni se la preghiera ci mettesse ogni giorno davanti all’Eterno e nel silenzio ascoltassimo la Sua sola voce. Non a caso Papa Giovanni – come ripeteva spesso – si considerava un uomo sereno, perché viveva gli avvenimenti portandoli tutti nella preghiera e valutandoli alla luce di Dio. Di questi contenuti si dovrebbe riempire il “riposo” cristiano: dell’intimità con una Presenza che ristora dagli affanni del vivere quotidiano, e dell’attivazione delle vie (il silenzio e la preghiera) che La rendono presente al cuore,. Ora, i benefici che il silenzio e la preghiera recano allo spirito non sono solo individuali, ma coinvolgono anche quanti ci vivono accanto, giacché Gesù, proprio in questo stato di apparente “riposo”, suscita in noi un movimento del cuore che porta verso gli altri. Infatti, silenzio e preghiera sono scuola di fraternità: non allontanano dal prossimo, anzi tutt’altro, proprio perché si entra in comunione con il Dio dell’amore e dell’amicizia, si è capaci di fraternità e amore. Si è capaci cioè di avere lo stesso sentimento di Cristo nel vedere le folle: compassione, che è la difficile arte di dimenticarsi di sé e della propria croce, per prendersi addosso le croci degli altri. Il tempo del servizio E siamo giunti alla seconda parola di questa domenica: compassione. Essa segna il passaggio dal tempo del cuore al tempo del servizio, ovvero la capacità di saper cambiare programma qualora la necessità lo richieda: si parte per restare soli e in intimità con il Signore, ma poi ci si deve mettere a disposizione di una folla che ha sempre fame e sete della Parola. Soggetti a tali cambiamenti di programma, siamo soprattutto noi sacerdoti, che dobbiamo essere sempre disponibili, non rifiutarci alla gente e fare qualcosa per essa. Quante volte vorremmo “riposare” eppure siamo chiamati a rinunciarvi per far “riposare” gli altri? Abbiamo solo questo modo per essere degni del Maestro condividendone cioè la compassione e la sollecitudine amorosa per il popolo. Abbiamo solo questo modo per essere come Gesù, pastori buoni. E siamo alla terza ed ultima parola segnalata nell’introduzione: pastore. È Cristo, il Pastore-Capo, al quale rivolgere lo sguardo se vogliamo diventare bravi pastori del gregge; a Lui dobbiamo ispirarci per rendere visibile la nostra sollecitudine per il gregge. Così sulle orme del Pastore-Capo, anche noi pastori di oggi dobbiamo appagare la fame della gente con il vero cibo di vita: il nutrimento della Parola, che non è solo impartire un insegnamento, è, soprattutto, vivere sinceramente e coerentemente secondo lo stile di vita che si è scelti. Le nostre comunità hanno bisogno di pastori che sappiano guidare amorevolmente, istruire sapientemente e nutrire interiormente. E perché ciò sia credibile è necessario testimoniare in modo autentico la scelta di vita fatta, ovvero una rete gettata sulla parola di Cristo. E se vogliamo che le nostre comunità vivano secondo la Parola, dobbiamo essere noi i suoi primi assidui frequentatori, nutrendocene intensamente e continuamente; assimilandola fino a farla diventare parte vitale di noi, carne e sangue del nostro organismo. Dobbiamo renderla noi per primi efficace, manifestando fuori ciò che, al suo passaggio impetuoso, provoca dentro, lasciando che realizzi ciò che significa e produca ciò che proclama. Dobbiamo essere infine noi sacerdoti ad accostarci per primi alla Parola con la consapevolezza che aprirsi alla sua misteriosa azione è come “tendere le vele al vento dello Spirito senza sapere a quali lidi approdare” (San Gerolamo). Conclusioni Lasciate che il pensiero conclusivo di questa domenica, lo rivolga ai miei confratelli sacerdoti: se vogliamo essere pastori secondo il cuore di Cristo ed all’altezza dei tempi, non dobbiamo essere uomini di parole, ma uomini della Parola, amata, incarnata, annunciata umilmente, perché il popolo di Dio ne sia edificato e santificato. Sul modello poi di Cristo, Pastore–Capo, impariamo l’arte del dimenticarci per essere sempre pronti, disponibili e pazienti con tutti, anche quando, stanchi, ciò ci comporterebbe fatica. Del resto se abbiamo scelto di appartenere a Dio, niente e nessuno merita di scalfire la bellezza e la gioia dell’esistenza sacerdotale, quella «gioia di appartenere a Dio per sempre», come predicava fiero Paolo VI. Io, voi, tutti, dobbiamo avere il coraggio di esserGli fedeli, di modellare la nostra vita e il nostro ministero sul Suo, di cercare sempre il Suo Volto e sulla scia della Madre, la Vergine Maria, procedere sicuri nel nostro cammino, perché sulla nostra barca non siamo soli: c’è il Signore che ha il potere di dire al vento e al mare: «Taci! Calmati!» (Mc 4,39). Serena domenica + V.Bertolone
DOMENICA 19 LUGLIO verde Ë XVI DOMENICA TEMPO ORDINARIO Liturgia delle ore quarta settimana Ger 23,1-6; Sal 22; Ef 2,13-18; Mc 6,30-34 Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla | Ore 8,30 – Chiesa “S. Giuseppe”: S. MESSA Def. Leonardo Ore 17,30 – Pineta di Sibari: S. MESSA Pro populo Ore 19,30 – Chiesa “S. Eusebio”: S. MESSA Def. Concetta | LUNEDI’ 20 LUGLIO verde Liturgia delle ore quarta settimana Es 14,15-18; Es 15,1-6; Mt 12,38-42 Cantiamo al Signore: stupenda è la sua vittoria | Ore 19,30 – Chiesa “S. Eusebio”: S. MESSA Def. Mario, Giuseppe, Rocco | MARTEDI’ 21 LUGLIO verde Liturgia delle ore quarta settimana Es 14,21-31; Es 15,8-17; Mt 12,46-50 Cantiamo al Signore: stupenda è la sua vittoria | Ore 19,30 – Chiesa “S. Giuseppe”: S. MESSA Def. Salvatore | MERCOLEDI’ 22 LUGLIO bianco Liturgia delle ore propria S. Maria Maddalena - memoria Ct 3,1 - 4a opp. 2Cor 5,14-17; Sal 62; Gv 20,1-2.11-18 Ha sete di te, Signore, l’anima mia | Ore 19,30 – Chiesa “S. Eusebio”: S. MESSA Def. Francesco | GIOVEDI’ 23 LUGLIO bianco S. BRIGIDA Patrona d’Europa – Festa Liturgia delle ore propria Gal 2,19-20; Sal 33; Gv 15,1-8 Benedirò il Signore in ogni tempo | Ore 19,30 – Chiesa “S. Giuseppe”: S. MESSA Def. Domenico | VENERDI’ 24 LUGLIO verde Liturgia delle ore quarta settimana Es 20,1-17; Sal 18; Mt 13,18-23 Signore, tu hai parole di vita eterna | Ore 18,00 – Chiesa “S. Eusebio”: S. MESSA Def. Eugenio | SABATO 25 LUGLIO rosso S. GIACOMO – Festa Liturgia delle ore propria 2Cor 4,7-15; Sal 125; Mt 20,20-28 Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia | Ore 8,30 – Chiesa “S. Giuseppe”: S. MESSA Def. Annamaria, Vincenzo, Vincenzo Ore 17,30 – Baia degli Achei: S. MESSA Pro populo Ore 19,30 – Chiesa “S. Eusebio”: S. MESSA Def. Giuseppe | DOMENICA 26 LUGLIO verde Ë XVII DOMENICA TEMPO ORDINARIO Liturgia delle ore prima settimana 2Re 4,42-44; Sal 144; Ef 4,1-6; Gv 6,1-15 Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente | Ore 8,30 – Chiesa “S. Giuseppe”: S. MESSA Def. Filomena Ore 17,30 – Pineta di Sibari: S. MESSA Pro populo Ore 19,30 – Chiesa “S. Eusebio”: S. MESSA Def. Francesco e Cristina
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