Skip to content

Sibari

Narrow screen resolution Wide screen resolution Increase font size Decrease font size Default font size    Default color brown color green color red color blue color
Advertisement
Vi Trovate: Home arrow Letteratura arrow LIBRI arrow Ottavio Olita "raccontato"da Giuseppe Costantino
Skip to content
Ottavio Olita "raccontato"da Giuseppe Costantino PDF Stampa E-mail
Scritto da G.Costantino   
sabato, 16 maggio 2015 08:16
Image
Il prof. Costantino
Il 2 giugno dello scorso anno, presso il teatro comunale di Cassano, vi fu una bella manifestazione per presentare uno dei romanzi dello scrittore-giornalista Ottavio olita, cassanese d'adozione, trasferitosi a Cagliari dove da molti decenni vive e lavora. Il romanzo che venne presentato in quel giorno era "Codice Libellula", ultimamente è uscito l'ultimo suo libro (Anime rubate) di cui abbiamo già scritto sul nostro sito. Il 2 giugno del 2014, però, tra i relatori vi era anche un amico d'infanzia dell'autore, il prof. Giuseppe Costantino, che, per l'occasione, presentò un'interessantissima chiave di lettura delle opere di Olita, che, anche se a quasi un anno di distanza, vogliamo offrire ai nostri lettori, sicuri che la troveranno ricca di spunti particolarmente arguti e appropriati. Buona Lettura.

PREMESSA

 

  • Ho vissuto nei libri a partire dall’adolescenza, e attraverso i libri  ho capito per la prima volta  che esistevano altri mondi oltre il mio: più ampi, più ariosi, meno angusti, a volte epici.. Nella presente età entrare in contatto con le vite degli altri, come sentieri possibili, fa diminuire, abbassare l’ansia del futuro.

.

  • Per i libri. Ho destinato una buona parte del mio reddito di docente all’acquisto di libri, Einaudi prima e Adelphi poi. Molti di questi libri li corteggiavo a lungo nei cataloghi di queste due case editrici e nelle librerie e poi compravo quelli che mi avevano resistito.
  • Perché questo lavorìo? Perché i libri che avrei scelto avrebbero contribuito significativamente ad autodefinirmi. (Siamo i libri che leggiamo? La prima cosa che guardo quando sono ospite di qualcuno sono i libri che ha in casa).
  • Secondo i libri:  I libri piuttosto che a vivere possono aiutare a leggere la realtà , il mondo.  I libri possono essere la chiave d’accesso  per arricchire l’esistenza.
  • Vivere di libri, non in quanto scrittore di libri, quanto utilizzatore, per il mestiere che mi ha dato  da vivere. Come aveva intuito mio padre.
  • Con i libri, intesi come manufatti, possibilmente belli,  come corpi, presenze amiche cui si può ricorrere fiduciosi nei momenti di difficoltà.

Questa premessa vuole dire quale sarà il taglio di questo mio intervento. Non da critico letterario ma da appassionato lettore di letteratura, ch’è poi la postura che ho assunto  nel mio mestiere di docente: cerco di trasmettere la mia esperienza di lettore.

Letteratura come meditazione sulla vita, che ci aiuta a parlare con noi stessi, che è anche la forma stessa della vita, altrimenti informe.

Leggendo i libri di Ottavio ho ricavato la sensazione che Ottavio non voglia solo dirci “confesso che ho vissuto” ma stia cercando attraverso la letteratura di dare forma alla sua vita. Molto più nei romanzi di invenzione che in quello più autobiografico: il Futuro sospeso.

Il genere noir

Appartengono a questo genere La borsa del colonnello, Il faro degli inganni, Codice libellula.

Per convenzione un noir promette al lettore il racconto di un losco affaire e di solito si ha fretta di entrarci dentro. Ottavio mantiene la promessa solo nel primo dei tre romanzi mettendoci di fronte ad un morto ammazzato già alla terza pagina. Negli altri due chiede al lettore di pazientare, e non furbescamente  per lasciargli intatta la curiosità, ma perché vuol offrigli un’altra pietanza : la vita così come si manifesta, così come appare nei luoghi dove lui vive e ha vissuto.

Perché Ottavio sa che la verità come per Dante Maffia nelle sue Poesie torinesi, sta in superficie a Piazza Galimberti e ai Mercati Generali, per Ottavio nei luoghi che gli sono familiari.

  • A pag. 74 di Codice libellula gli adolescenti che amoreggiano come cuccioli di animali e i bambini che giocano, raccontati con belle parole (le belle parole sono la luce del pensiero. Longino) rimandano a un uomo che ha conservato lo sguardo per vedere dove è bellezza e  la simpatia, nel senso letterale di sentire insieme, per essere partecipe dell’eros degli adolescenti e della serietà del gioco dei bambini.

Questa scena mi ha fatto ritornare alla mente il dialogo dei due Centauri nella Medea di Pasolini:”uno sacro, quando sei bambino e uno sconsacrato, quando sei adulto. Ma ciò che è sacro si conserva accanto alla sua nuova forma sconsacrata. Ed eccoci qua, uno accanto all’altro.” Ottavio ci dice con questi squarci di vita di lasciare aperto il varco dell’inaspettato, di non procedere con i paraocchi. 

Ottavio sa da bravo giornalista e da bravo scrittore che la realtà, per chi ha la pazienza di aspettare prima o poi si offre generosa.

Ma c’è differenza tra giornalismo e letteratura? In apparenza tanta, ma a ben vedere tra il buon giornalismo e la buona letteratura  c’è solo una distinzione nel patto che l’autore propone al lettore.

Il giornalista dice: la storia che ti racconto è vera, è successa, ne sono venuto a conoscenza. Il patto della letteratura è: la storia che ti racconto è possibile, sarà una lettura piacevole e ti farà riflettere

Chiede al lettore di ricavarsi lo spazio che sta tra lo scritto e se stessi e seguire i diversi itinerari di cui è fatta la vita dove ogni cosa può accadere così, ma anche altrimenti, secondo partiture diverse e logiche parallele.

Ogni  logica parallela dei diversi personaggi è di per sé coerente e consequenziale, a suo modo conchiusa, indifferente a tutte le altre, e noi lettori entriamo in tutte, ci mettiamo nei panni di tutti.

  • Non voglio dire che questa operazione  ci regali la catarsi, ma i più sensibili i più dubbiosi, i più consapevoli possono entrare in contatto con la loro ombra, con i loro inconfessabili segreti.

Questo può accadere al buon lettore, ma il narratore sa che nel patto non scritto con il lettore c’è la conclusione della storia.

Le diverse partiture, le logiche parallele devono scontrarsi, incendiarsi in un punto. In questo sono bravissimi gli scrittori di gialli polizieschi classici che divertono e rassicurano il lettore, ma Ottavio vuole essere un’altra cosa, perché la sua motivazione non è di natura narcisistica (vuole raccontarci in forma letteraria le sue esperienze di vita più o meno rielaborate), la sua motivazione è di natura etica,  identificabile nel senso di responsabilità verso i propri simili.

Questo ethos è la scaturigine di quel demone divino, di quell’io occulto che rimane libero in noi, diversamente da quell’io empirico che si processa, si modifica nella e con la vita..

Questo demone divino è per l’etica quello che il centauro sacro è per l’estetica.

Ottavio l’assunzione di responsabilità ce la dice attraverso le sue storie e il messaggio è che ognuno può fare altrettanto.

  • Questo genere letterario  deve turbare il lettore e lo deve  spingere ad interrogarsi.

Tempo fa in un’occasione simile a questa ho incontrato Giancarlo De Cataldo fresco di notorietà per  la serie televisiva tratta dal suo Romanzo Criminale, e la prima cosa che ho pensato ed espresso è stata la seguente: 

  • Cosa muove un magistrato o un giornalista a scrivere romanzi consegnandoci dei personaggi dopo averli tolti dalla cronaca? 

La risposta che ho dedotto da questa chiacchierata può essere sintetizzata così.

I giudici, i giornalisti godono nella nostra società di una condizione privilegiata perché sia le indagini che le inchieste lo portano ad abbracciare l’intera società, infiltrata ad ogni livello dal crimine e dall’illegalità, si misurano con tutti i livelli sociali, vorrebbero fare le domande ai membri eminenti e agli scarti della società per capire i mille volti del male.

Ma il “male” quando non è materia di filosofi e moralisti, risulta un’espressione generica, inutile tentare di definirlo, tanto meglio raccontarlo.

Ottavio lo racconta attraverso una scrittura  precisa, opportunamente attento ai comportamenti più che alla psicologia dei personaggi con un intreccio saldamente ancorato alla realtà.

A volte intuiscono la verità umana delle persone, ma il loro compito è quello di raccontare i fatti così come avvengono o nel caso del magistrato appurare la verità ai fini del processo.

Par di capire che quello che la loro professione gli vieta, loro lo fanno attraverso la finzione narrativa. Del resto è ormai diventato senso comune che solo attraverso la finzione possiamo raccontare la verità, anzi le verità.

Image
Ottavio Olita
Ottavio da parte sua opportunamente non si concede critiche esplicite alla realtà contemporanea, ma ce ne racconta degli spaccati, quelli che conosce meglio, ad esempio il mondo dell’informazione.

Giornalista

  • Pag 85/87 Auletta vive male la competizione dei giornali sui fatti di cronaca.
  • Pag 185, come si fa carriera
  • Pag- 171 impennata civile su Costituzione e Democrazia che sembra riecheggiare la pag. 122 sul mio ‘68 del Futuro sospeso.

Un tema forte: la richiesta di giustizia come riconoscimento. Angela Chessa e Assunta Spada le madri dei due militari caduti, nelle ultime pagine di Codice libellula.

A questo proposito mi viene in mente la Commissione per la Verità e Riconciliazione Sudafricana istituita nel 1995 su ispirazione di Nelson Mandela, di fronte alla quale tanto i rappresentanti del razzismo bianco sconfitto, quanto quelli del nazionalismo africano vincitore hanno dovuto confessare pubblicamente i loro crimini. La non punibilità dei delitti e la riammissione in società di chi li aveva commessi dipendevano da due condizioni: che le  motivazioni fossero politiche e che la confessione fosse completa e spontanea.

In Italia mantenere il segreto su tanti fatti delittuosi significa avere scarsa fiducia nella capacità dei cittadini di comprendere anche le ragioni di stato, a patto che vengano dichiarate, anche il fango può fare da cemento ad una società, a patto che venga portato allo scoperto, che si dica di cosa parliamo, di cosa trattiamo.

  • I Personaggi dei due noir: La borsa del colonnello. Il faro degli inganni:

I personaggi si possono dividere in tre gruppi:

 i uomini e le donne delle istituzioni, delle forze dell’ordine, nella gran parte persone consapevoli del loro ruolo, che fanno quello che devono fare, verso i quali lo scrittore mostra rispetto e una malcelata simpatia.

Le persone che mosse da avidità delinguono. Sono dei pre-potenti. Si attribuiscono un potere che non è legittimo, né potrà mai essere legittimato. 

Agiscono con una totale assenza di empatia, ma lo scrittore con la sua empatia la sa penetrare, la smaschera.

I tre amici investigatori Gino Murgia, Giuliano Deffennu e Nicola Auletta dialogano, si ascoltano, si influenzano reciprocamente, sono così spontanei ch sembrano essere ciò che vedono, ciò che odono.  Nella lingua di Shakespeare sono real. La spontaneità sembra essere la cifra. Il dialogo alimenta la spontaneità che ha bisogno dell’altro. Tutto l’opposto dei personaggi dei drammaturghi, in particolare nel più grande di tutti Shakespeare. I Lear, Macbeth, Cleopatra proclamano la loro verità senza che nessuno ascolti davvero qualcun altro.

Infine mi sembra che Ottavio abbia scelto in questa fase della sua vita la letteratura come dialogo con il mondo, con il lettore, con se stesso. Il dialogo opposto al rumore che ci nega e al silenzio che ci ignora.

Etica ed estetica. I luoghi

·         Parigi Baubourg, le Halles, la Sorbona pag 194 (Codice libellula)

·         La neve della Sila   pag 220     (La borsa del colonnello)

·         I paesaggi dei sequestri di persona pag. 81 di Codice libellula

·         Il viale  di Jacaranda pag. 208 de Il futuro sospeso

·         Cassano (Il futuro sospeso): pag. 99, spassoso il racconto della parata del due giugno in televisione in attesa del corazziere Rascel;  pag 149-150 per me ovviamente la pagine più malinconiche perché rievocano le nostre passeggiate, i nostri giochi.

La descrizione dei paesaggi non sono digressioni funzionali all’intreccio delle storie, sono intrisi della vita dello scrittore, sono tutti paesaggi dell’anima. Meglio, quando sono stati vissuti dallo scrittore hanno avuto il potere di attivare le movenze della sua anima  e questo vale per tutti i paesaggi descritti, che messi uno dopo l’altro, potrebbero fare la biografia di Ottavio.

Dolente la descrizione dei paesaggi teatro dei sequestri di persona. Ad essere sequestrate non sono solo le persone ma anche i paesaggi. Violare i principi etici come la libertà degli uomini, con quella modalità, ha come conseguenza il sequestro della bellezza.

Il tono dolente di queste descrizioni e la simpatia dello scrittore per chi ha subito violenze e umiliazioni invitano ad elaborare fantasie di vendetta e riscatto.

 

Infine qualche altra considerazione  sul libro più autobiografico: Il futuro sospeso.

La felicità narrativa di molte pagine si avverte nel racconto malinconico del passato più remoto, popolato da paesaggi, persone che hanno formato il giacimento affettivo più profondo. La stessa felicità narrativa non si riscontra quando intreccia alle nostalgie i rancori, i gridi di rivolta e di indignazione rispetto al presente o al passato più prossimo. Cose che invischiano il lettore in una condivisione emotiva forse solo in parte liberatoria per chi scrive.

Ben altra funzione credo abbia svolto il racconto, la rappresentazione di quelle persone che sono la storia e la preistoria dello scrittore, in particolare i genitori e in generale quella generazione.

A  questo proposito  ho copiato questi versi di Rico Danon

Chi è nato di donna porta il peso di due genitori sulle spalle. Dentro

 il grembo

Per tutta la vita non fa che sostenere loro e la folta schiera di chi è

 venuto prima:

genitori di genitori, avi e avi di avi: come una scatola cinese sino

 all’ultima generazione

Non si fa che inseminare e inseminare genitori, in ogni gesto. Andando

 raminghi e restando fermi.

Ogni notte si spartisce il letto con un padre e il sonno con una madre,

sino allo spuntar del giorno

 

Cosa mi unisce ad Ottavio?

Il demone che non si lascia condizionare dalle vicende della vita. E’ quello che ogni tanto ci fa dire: “Non ci sto!”  Non ci piace il “perché no” di molti, vogliamo continuare ad essere fedeli a noi stessi. Difendere la nostra integrità.

Giuseppe Costantino

Image
L'ultimo romanzo di Olia.
 

< Precedente   Prossimo >