Vangelo V domenica di Pasqua |
Scritto da don M.Munno | |||||||||||||||||
sabato, 02 maggio 2015 07:33 | |||||||||||||||||
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 15,1-8. In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
“in-formati” Foglio settimanale parrocchiale di formazione e informazione
3 – 10 MAGGIO 2015 camminando insieme UN GIUBILEO STRAORDINARIO … DI MISERICORDIA! (4)
Continuiamo la lettura della Bolla Misericordiae Vultus, che ci aiuta a comprendere lo “spirito” del Giubileo straordinario della misericordia e a prepararci adeguatamente ad esso. «6. «È proprio di Dio usare misericordia e specialmente in questo si manifesta la sua onnipotenza». Le parole di san Tommaso d’Aquino mostrano quanto la misericordia divina non sia affatto un segno di debolezza, ma piuttosto la qualità dell’onnipotenza di Dio. È per questo che la liturgia, in una delle collette più antiche, fa pregare dicendo: «O Dio che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono». Dio sarà per sempre nella storia dell’umanità come Colui che è presente, vicino, provvidente, santo e misericordioso. “Paziente e misericordioso” è il binomio che ricorre spesso nell’Antico Testamento per descrivere la natura di Dio. Il suo essere misericordioso trova riscontro concreto in tante azioni della storia della salvezza dove la sua bontà prevale sulla punizione e la distruzione. I Salmi, in modo particolare, fanno emergere questa grandezza dell’agire divino: «Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia» (103,3-4). In modo ancora più esplicito, un altro Salmo attesta i segni concreti della misericordia: «Il Signore libera i prigionieri, il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri, egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi» (146,7-9). E da ultimo, ecco altre espressioni del Salmista: «[Il Signore] risana i cuori affranti e fascia le loro ferite. … Il Signore sostiene i poveri, ma abbassa fino a terra i malvagi» (147,3.6). Insomma, la misericordia di Dio non è un’idea astratta, ma una realtà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuovono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio. È veramente il caso di dire che è un amore “viscerale”. Proviene dall’intimo come un sentimento profondo, naturale, fatto di tenerezza e di compassione, di indulgenza e di perdono. 7. “Eterna è la sua misericordia”: è il ritornello che viene riportato ad ogni versetto del Salmo 136 mentre si narra la storia della rivelazione di Dio. In forza della misericordia, tutte le vicende dell’antico testamento sono cariche di un profondo valore salvifico. La misericordia rende la storia di Dio con Israele una storia di salvezza. Ripetere continuamente: “Eterna è la sua misericordia”, come fa il Salmo, sembra voler spezzare il cerchio dello spazio e del tempo per inserire tutto nel mistero eterno dell’amore. È come se si volesse dire che non solo nella storia, ma per l’eternità l’uomo sarà sempre sotto lo sguardo misericordioso del Padre. Non è un caso che il popolo di Israele abbia voluto inserire questo Salmo, il “Grande hallel ” come viene chiamato, nelle feste liturgiche più importanti. Prima della Passione Gesù ha pregato con questo Salmo della misericordia. Lo attesta l’evangelista Matteo quando dice che «dopo aver cantato l’inno» (26,30), Gesù con i discepoli uscirono verso il monte degli ulivi. Mentre Egli istituiva l’Eucaristia, quale memoriale perenne di Lui e della sua Pasqua, poneva simbolicamente questo atto supremo della Rivelazione alla luce della misericordia. Nello stesso orizzonte della misericordia, Gesù viveva la sua passione e morte, cosciente del grande mistero di amore che si sarebbe compiuto sulla croce. Sapere che Gesù stesso ha pregato con questo Salmo, lo rende per noi cristiani ancora più importante e ci impegna ad assumerne il ritornello nella nostra quotidiana preghiera di lode: “Eterna è la sua misericordia”». Camminiamo insieme verso il Giubileo straordinario! Intanto buona domenica e serena settimana! don Michele
Riflettiamo “insieme” sulla Parola di Dio della Domenica 3 maggio 2015 V Domenica di Pasqua (At 9,26-31; Sal 21; 1Gv 3,18-24; Gv 15,1-8)
Se domenica scorsa il Vangelo ci aiutava ad entrare sempre più profondamente nel mistero della Risurrezione attraverso l’immagine del Pastore bello/buono, nella pagina del Vangelo di questa quinta domenica di Pasqua ci viene consegnata una seconda immagine che può aiutarci a comprendere “come” accade la nostra risurrezione e “come” si vive da risorti. È l’immagine dell’agricoltore, della vite e dei tralci. Gesù si rivela come la vite “vera”, rivela che il Padre è colui che se ne prende cura, come agricoltore, rivela che noi siamo i tralci di questa vite. Quando Gesù dice di essere la vite “vera” si contrappone a quanti – il popolo di Israele – erano stati curati con amore da Dio, ma non avevano corrisposto a tale cura: piantati come vigna scelta si erano tramutati in “tralci degeneri di vigna bastarda”, l’agricoltore si aspettava che “producessero uva e, invece, produssero acini acerbi”. Gesù è la “vera” vite perché ha corrisposto in tutto alla volontà del Padre: “mio cibo è fare la volontà del Padre”. E poiché ha corrisposto in tutto al Padre, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce, il Padre l’ha esaltato, la morte non ha potuto tenerlo prigioniero! La vite “vera”, perciò, è un’immagine che ci aiuta a comprendere che la Risurrezione accade corrispondendo pienamente alla volontà del Padre. Proviamo, ora, a soffermarci sull’immagine dei tralci. Dei tralci Gesù afferma tre dinamiche: rimanere nella vite; portare frutto; essere disponibili alle potature. Se queste tre dinamiche non vengono vissute, il tralcio “viene gettato e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano”. Se non vogliamo essere tralci gettati, seccati, raccolti e bruciati, dobbiamo impegnarci seriamente a vivere le dinamiche indicate da Gesù! Rimanere nella vite. Dovrebbe essere una dinamica piuttosto naturale per un tralcio: se si tratta di un tralcio è proprio perché è “nella/dalla” vite. È la vite che lo alimenta con la linfa vitale! È un rapporto di reciprocità, però! La vite desidera alimentare il tralcio, ma il tralcio deve lasciarsi alimentare dalla vite: “chi rimane in me e io in lui”! Gesù vuole offrirci tutta la sua grazia, ma noi la desideriamo, la ricerchiamo? Che rapporto abbiamo con i “sacramenti” della grazia? Portare frutto. Il tralcio è “nella/dalla” vita, ma è anche “per”! Il tralcio è “per” portare frutto! È chiaro, per portare frutto occorre essere, rimanere nella vite! Perché senza Gesù “non possiamo fare nulla”! Lo abbiamo ascoltato chiaramente: ”senza di me non potete far nulla”. Nessuno può dare ciò che non ha: “come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me”. Perciò attenti ai “venditori di aria”! Se uno non si lascia alimentare dalla grazia e dall’amore di Dio non potrà mai offrire ad alcuno amore vero, ma solo contraffazioni subdole e interessate! Gesù ci dice chiaramente: “chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto”! Essere disponibili alle potature. Le due dinamiche precedenti a volte si “inceppano”. Spesso può capitarci di non lasciarci alimentare dalla grazia che la vite “vera” mette a nostra disposizione, di vivere una sorta di “anoressia spirituale”, oppure potrebbe capitarci di vivere una sorta di “bulimia spirituale”, alimentandoci smodatamente e solo per noi, col rischio di portare ben poco frutto! Ecco la necessità della potatura, forse dolorosa, ma necessaria! E come avviene la potatura? Lasciandoci “ferire”, provocare, mettere in discussione, rinnovare nell’impegno serio della Parola! Perciò, riconoscendoci come tralci un po’ malandati, chiediamo al Signore che continui ad alimentarci con la sua grazia, che ravvivi in noi il desiderio di rimanere in Lui, che ci aiuti a portare molto frutto, che ci poti al momento opportuno e che non ci permetta mai – mai! – di seccarci e di essere separati da Lui: fa’, o Signore, che siamo sempre fedeli alla tua Parola e che mai ci separiamo da Te! Amen.
AVVISI
- Da lunedì 4 maggio, la S. MESSA VESPERTINA sarà celebrata alle ore 18,30.
- TUTTI I GIORNI DEL MESE DI MAGGIO, prima della S. Messa, Ci SARÀ LA RECITA COMUNITARIA DEL S. ROSARIO.
- MERCOLEDÌ 6 MAGGIO inizierà la PEREGRINATIO MARIAE e la BENEDIZIONE DELLE FAMIGLIE. Per informazioni rivolgersi agli incaricati e/o al Parroco. Ogni mercoledì, fino al 13 giugno, festa del Cuore Immacolato di Maria, la celebrazione della S. MESSA, preceduta dalla recita del S. Rosario, sarà in una diversa “zona” della Parrocchia.
- Chi intende far CELEBRARE SS. MESSE in suffragio di fedeli defunti o per altre INTENZIONI può comunicarlo al Parroco.
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