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Fallimento del progresso nel Sud PDF Stampa E-mail
Scritto da L.Niger   
mercoledì, 08 aprile 2015 07:36
ImageDopo decenni trascorsi, dobbiamo amaramente riconoscere che il Sud rappresenta il fallimento dell'idea di progresso. Per carità, qualcosa è cambiato, per molti aspetti in senso negativo, dato che si è puntato allo sviluppo confuso ed episodico senza prima riconoscere e rimuovere le macerie, non solo quelle materiali, ma anche quelle mentali, sociali, culturali. Grazie, soprattutto, ad una classe dirigente mediocre, sciagurata e predatrice. Mai spazzata via, ieri ed oggi. Vero problema, antico e recente, della tragedia del Sud. Ai giovani, malauguratamente appiattiti su un presente frenetico e annoiato, senza un passato e senza un futuro, e, quindi, senza radici, storia e memoria da una parte, e senza orizzonti e progetti dall'altra, resta come unica via di salvezza la fuga, oggi come ieri.

Dovremmo soffermarci, tanto per indicare alcune realtà disastrate, sul ruolo della famiglia, della scuola, della sanità, ma è preferibile tacere, anche perché il degrado, l'arretramento, lo sfarinamento sono sotto gli occhi di tutti. Ecco perché non pochi giovani si trastullano con scambi verbali banali e insulsi o si nascondono dietro immagini insensate. 

Nel Sud, non pochi continuano a non vivere, ma a sopravvivere. E ci si affida al caso o alla fortuna o alla provvidenza. Tanto per fare un esempio tratto dalla vita quotidiana, occorre una buona dose di fortuna se possiamo arrivare almeno a Roma per diagnosticare e curare in modo adeguato alcune patologie serie. Si muore di sanità, perché non c'è o è di livello infimo; altro che livelli essenziali di assistenza.

Cittadini (?) di una serie imprecisata. Il diritto di avere diritti è un sogno antico, è come aspettare Godot.  Ad aggravare le condizioni si  sono aggiunti la scarsezza, il taglio e il crollo dei mezzi di comunicazione: stradali, ferroviari, aerei, navali ....

Un isolamento tragico, di cui pochissimi parlano. Come suole dirsi, il Sud è scomparso dall'agenda politica, come se fino a ieri fosse stato presente, se non in forma clientelare e corruttiva. Tanti anni fa, per entrare come studente in una nota università avevo sostenuto un concorso solo scritto. Titolo, in breve: parla di un romanzo contemporaneo. Affascinato dalla recente opera di Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, mi ero soffermato nella trattazione ed interpretazione del magnifico e tuttora attuale romanzo di Levi. Preso dalla passione, dalla rabbia e dai furori adolescenziali, avevo sostenuto, tra l'altro, che fosse il caso di chiedersi da dove Cristo provenisse. Dal Nord o dal Sud? L'interrogativo si riferiva non tanto alle condizioni socioeconomiche del Sud, quanto ai valori di solidarietà, di autenticità, di fatica, di sacrificio, di disponibilità. Insomma, ai legami forti e veri tra gli uomini e tra gli uomini e la natura. Temerarietà adolescenziale. Qualche decennio dopo il concorso (primo classificato), ho incominciato a teorizzare, in forma consolatoria, che i veri eroi non sono tanto quelli che, forzatamente o non, hanno abbandonato il Sud., ma quelli che sono rimasti a combattere in trincea.

Di fronte alle perduranti sconfitte, la conclusione provvisoria è che la rinascita, il riscatto, la liberazione del Sud continuano a rimanere sogni, progetti gettati nel mare dell'indifferenza e della rassegnazione. In seguito all'ultimo terribile crollo autostradale occorre aggiornare il titolo del bel libro di Levi: Cristo si è fermato a Laino. il Sud si è un po' accorciato. La Calabria è il Sud del Sud:  povera, isolata, abbandonata, depredata e disperata.

Luigi Niger

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