Foglio volante di Marzo 2015 |
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Scritto da A.Iannaccone | |
martedì, 03 marzo 2015 11:02 | |
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oppure al numero telefonico 0865.90.99.50. Ma parla come t’ha fatto màmmeta Ormai è ufficiale: la cialtroneria linguistica e il servilismo ideologico sono entrati nelle istituzioni. L’ultima: un manifesto del Ministero della Difesa, sfidando coraggiosamente e impudentemente il ridicolo, recita – scusate la volgarità –: Be cool and join the Navy, per invitare i giovani ad arruolarsi nella Marina Militare. Quella italiana, sia chiaro, non quella americana. E presenta la foto di una ragazza a braccia conserte in atteggiamento tutto americaneggiante, con il viso sporco di grasso e con in mano una chiave da meccanico. Una foto e una scritta che buttano all’aria tutta la tradizione marinara italiana, dalla flotta dell’Impero Romano a Colombo, dalle Repubbliche Marinare a Vespucci. Non sono piú solo i giornalisti alla Sever gnini con i suoi Italians, i commercianti che non gestiscono piú negozi ma stores, i ciabattini che non vendono scarpe ma shoes, i programmi televisivi che non danno notizie ma news e non trasmettono spettacoli ma show, né film, ma movies. Ora ci sono le istituzioni e la gazzetta ufficiale a normalizzare e ufficializzare il piú cialtronesco provincialismo. Prima con le famose tre I berlusconiane poi con l’inglesizzante renzismo (Renzi: «Clicca Mi Piace e ricevi tutte le news sul tuo wall!»). E con il presidente del Consiglio che non è piú “presidente” ma premier. Verrebbe voglia di dire «Parla come t’ha fatto màmmeta», come si diceva al mio paese a chi cercava di ostentare una lingua che non era la sua e un atteggiamento snob tale da manifestare, anziché occultare il suo cialtronesco provincialismo. Ma tant’è: ci siamo ridotti a ostentare il cool della Marina. Amerigo Iannacone
I bambini soldato Quando fu depennato il tuo sorriso ero il fiore spezzato del geranio ero l’ala mozzata dell’albatros quando impavida la mano di un bambino suonò la canzone della morte. Più non t’incontro negli slarghi assolati delle piazze, dalle corse, nei frutteti ventilati, ronzano libere le zellacote,[1][1] la minaccia del padrone delle mele per l’aria piú non s’ode… un infausto giocoliere è alle tue porte. Fernanda Spigone Segni (Roma) Appunti e spunti Annotazioni linguistiche di Amerigo Iannacone La sindrome del “ke” Sarà la vecchiaia, ma provo un senso di fastidio di fronte all’uso sempre piú frequente, sempre piú invadente, sempre piú sfrontato – nei messaggi, in Facebook, ovunque ormai – di “x” anziché “per”, di “ke” al posto di “che” e simili. E vorrei chiedere a tutti coloro che sono affetti da questa sindrome: ma il tempo che risparmiate evitando di scrivere una H, come lo utilizzate? [1][1] Maggiolino, cetonia dorata. S’incontra spesso si monti Lepini, i ragazzi di un tempo erano soliti legare l’insetto ad un filo per farsene un minuscolo aquilone verde brillante. |
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