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Un anno fa la tragedia di Cocò PDF Stampa E-mail
Scritto da P.Cersosimo   
domenica, 18 gennaio 2015 07:01
ImageNell’indifferenza, solo parole, parole, parole. È passato un anno dalla morte del piccolo Cocò e la Città si prepara ad affrontare questo evento in maniera silenziosa, quasi indifferente, perché a tastare gli umori della gente, si ha come l’impressione che nulla sia successo o ancor peggio, che sia successa una cosa normale. Ad onor del vero la Città a caldo ha condannato gli assassini, ma poi si è chiusa in se stessa, calando il velo dell’indifferenza, della rassegnazione, dell’omertà.

È passato un anno e la Città è sempre la stessa, con le sue bellezze tutte da scoprire ma anche con i suoi drammi mai risolti. Perché sono anni che si continua a parlare e la storia di Cocò è solo il triste epilogo di una delle tante storie che quotidianamente si ripetono sulle nostre strade e che potrebbero raccontare i veleni di questa Città, quelli che mai nessuno ha avuto il coraggio di affrontare di petto con lo scopo di porne fine.

La Città di Cassano vive una drammatica emergenza sociale: la disoccupazione esasperata sta creando nuove leve della criminalità organizzata, che trova il suo humus proprio nelle fasce sociali da sempre considerate a rischio. Un cancro che non corrompe solo una parte di Città ma che pian piano la prende tutta.

Nell’eterno conflitto tra impotenza ed incapacità, i nostri politici continuano a ribadire di non sapere come arginare il fenomeno della criminalità e dell’emergenza sociale, spesso ignorando il fatto che in un Comune che vive un’emergenza così grossa, quello dei Servizi Sociali dovrebbe essere un Settore della vita amministrativa dell’Ente e non uno sparuto ufficietto, isolato nel centro storico in uno spazio non proprio idoneo allo scopo. Un Comune che vive un emergenza così grossa, non dovrebbe avere solo due impiegati a compilare modellini, ma una squadra motivata che, tra l’altro,  dovrebbe collaborare attivamente con il mondo del terzo settore.

Cosi come, un Comune che vive un emergenza così grossa, dovrebbe avere centri diurni e spazi di aggregazione sociale dove far vivere in ambienti sani e lontani dai rischi della strada bambini, ragazzi ed adulti.

Un Comune che vive l’emergenza sociale dovrebbe in ultimo fare in modo, con le società municipalizzate, di arginare il fenomeno della disoccupazione e della micro criminalità.

Perché a suscitare l’indifferenza non è la paura della criminalità ma la consapevolezza che quelle persone, potrebbero tornare utili nel momento del bisogno.

La gente vuole aprirsi, vuole rompere il muro dell’indifferenza, vuole cambiare ma per far questo ha bisogno di punti di riferimento che sappiano garantire sicurezza e certezze ed è qui che il Municipio gioca il suo ruolo fondamentale facendosi tutore dei diritti inalienabili dell’uomo. Di ogni uomo. Coi fatti, senza più parole.

Pasquale Cersosimo

(Associazione di Promozione Sociale “Palombella Rossa” – Cassano Ionio)

fonte: Cassanoalloionio.weboggi.it

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