Vangelo di Domenica 18 Gennaio |
Scritto da +V.Bertolone | |
sabato, 17 gennaio 2015 18:23 | |
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 1,35-42 - In quel tempo, Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)» e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)».
Cliccare quì per il foglio informativo della Parrocchia di San Giuseppe in Sibari a cura del Parroco don Michele Munno
II Domenica del Tempo Ordinario 18 gennaio 2015 INTRODUZIONE In questa seconda domenica del Tempo Ordinario a guidare la nostra breve riflessione è un brano tratto dal vangelo di Giovanni nel quale si fa riferimento alla chiamata dei primi discepoli, o meglio alla scelta dei primi discepoli di seguire e vedere dove il Maestro abitasse. È un tema questo che si collega perfettamente a quello della settimana scorsa: mediante le letture la Chiesa ci dice qual è la vocazione battesimale. Essa consiste prima di tutto nell’essere discepoli del Maestro, mettersi ai suoi piedi, dimorare presso di Lui per formarsi alla Sua scuola, riempirsi della Sua parola che è parola di vita, verità, speranza e pace. Significa ascoltare il maestro interiore che è in noi, educare la nostra coscienza intesa come luogo dove lo studio, il lavoro, l’amore, le esperienze trovano ed acquistano senso, significato e novità.” Io ti cercavo fuori di me e tu invece eri dentro di me”( S.Agostino). Dunque seguire la propria vocazione battesimale è rispondere “sì” all’amore di Dio che è invito a seguire Chi ha scelto di abitare in mezzo agli uomini e nel cuore degli uomini per renderli creature nuove. Rispondere alla propria vocazione battesimale è anche volontà orientata e diretta verso Cristo, è desiderio che mette in movimento per raggiungere Cristo. Che cercate? La domanda rivolta da Gesù ai suoi primi discepoli oggi come sempre ci interpella, ci coinvolge e ci invita ad un sano turbamento. Essa infatti non si ferma alla superficie del nostro volere, desiderare, ma travolge tutto il nostro essere: sconvolge la logica dell’accontentarsi e “fa nascere” nel cuore il desiderio del cercare oltre, dell’andare al di là, dello scendere in profondità. Non si tratta di una ricerca da condurre al di fuori di noi, ma coinvolge la nostra interiorità, ci spinge a scandagliare le pieghe del nostro cuore per meglio comprenderlo, decifrarne la radice delle sue azioni, capirne il desiderio che lo muove e farne emergere i pensieri più alti, i sogni più belli. Significa ricercare altresì la sana passione per cui la nostra vita, il nostro amore si mette in circolo, quella passione per la bellezza e la bontà di Dio che costituisce l’unica fonte energetica necessaria per vivere una vita santa, una vita bella. Sì una vita bella è questo che oggi cerchiamo e l’incontro con Cristo, l’esperienza di Cristo rende ciò possibile. Oggi come allora Cristo ci invita a stare presso di Lui, a fermarsi dinnanzi a Lui per comprendere meglio il nostro cuore, decifrare le nostre azioni, capire il desiderio che ci muove. Un cammino interiore che ci fa cogliere il segreto dei nostri passi: ci si muove per una passione e la passione si accende per una bellezza. Cristo è la vera bellezza. È la Presenza, l’Incontro che trasforma la vita; è quel momento decisivo che cambia ciò che è stato e decide ciò che sarà e si comincia ad amare ed a gioire veramente. Per chi? Una stria ebraica narra di un rabbino saggio e timorato di Dio che, una sera, dopo una giornata passata a consultare i libri di antiche profezie, decise di uscire per la strada a fare una passeggiata distensiva. Mentre camminava lentamente per una strada isolata, incontrò un guardiano che camminava avanti e indietro, con passi lunghi e decisi, davanti alla cancellata di un ricco podere. “Per chi cammini tu?”, chiese il rabbino, incuriosito. Il guardiano disse il nome del suo padrone. Poi, subito dopo, chiese al rabbino: “E tu, per chi cammini?”. Questa domanda, conclude la storia, si conficcò nel cuore del rabbino. Per chi? O Che cercate? Non sono forse due interrogativi uguali nella sostanza? Sarebbe opportuno porci ogni tanto la stessa domanda: per chi? Per chi camminiamo; per chi sono tutti i passi e gli affanni delle nostre giornate; per chi viviamo. Gesù rispondendo “venite e vedrete” dà un contenuto concreto e non astratto al “per chi” della nostra vita. E il nostro “sì” si fa esperienza di fede, ovvero ricerca, desiderio, volontà di trasformare l’Incontro in Relazione solida, nutrita dall’ascolto di una Parola che può veramente cambiare la vita. Ciascuno si senta interpellato personalmente dall’incontro inatteso e dalla domanda di senso che si accompagna; faccia propria l’esperienza di fede, viva la straordinaria meraviglia di sostare dinnanzi alla sola Persona che da’ nuovo senso alla vita, sperimenti la gioia di farsi abitare da Lui. Ciascuno diventi inoltre comunicatore di questa esperienza, renda partecipi gli altri della tensione vissuta verso Cristo, della scelta fatta per Cristo, della determinazione con la quale Lo si è cercato e seguito. Ciascuno condivida tutto questo con gli altri, ma non imponga la propria esperienza di fede come assoluta, piuttosto la presenti come una sollecitazione, un invito. Condivida il desiderio e l’entusiasmo della ricerca e della scoperta, ma poi lasci che anche gli altri la sperimentino personalmente, innestino nella propria storia la forza rigeneratrice della loro relazione con Cristo. Conclusioni In un mondo dove tutto è un mordi e fuggi dalle ore contate, rilassiamoci un po’ e lasciamo che Dio ci venga incontro e si riveli, ci chieda il per chi camminiamo, agiamo, viviamo, amiamo, soffriamo. Impegniamoci nella scelta di seguire il Maestro e vedere dove abita, impegniamoci nel diventare i migliori discepoli della Sua scuola. Discepoli che incontrano Cristo nell’oggi della propria vita, ne ascoltano la Parola e rispondano con la sequela. Comunicatori instancabili della propria esperienza di fede, capaci di contagiare gli altri verso lo stesso desiderio di ricerca, la stessa volontà, lo stesso impegno di incontrare Cristo e fermarsi presso di Lui. Perciò noi che abbiamo cercato, visto e seguito viviamo secondo la bellezza del Vangelo, solo così possiamo suscitare negli altri il desiderio di seguirlo e di “mangiarlo”. Serena domenica + Vincenzo Bertolone |
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