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Due poesie di Angelo Maria Ripellino PDF Stampa E-mail
Scritto da A.M.Cavallaro   
mercoledì, 14 gennaio 2015 06:10
ImageHo scoperto da poco, e me ne dolgo, lo scrittore e poeta Angelo Maria Ripellino, del quale offro ai nostri visitatori due poesie che mi sono sembrate particolarmente emblematiche del modo di interpretare l'esistenza da parte di questo autore. Ripellino era siciliano ed è stato uno dei più importanti e preparati "slavisti" del '900, conoscitore profondo della letteratura russa, si laurea infatti nel 1945 con una tesi sulla poesia russa del '900 e più tardi,  nel 1961, prende il posto di Ettore Lo Gatto alla cattedra di Lingua e Letteratura russa dell'Università "La Sapienza". E' stato anche giornalista e inviato da l'Espresso a Praga durante i tragici eventi del 1968. Chi vuole saperne di più sulla vita e le opere di questo singolare letterato italiano trova in coda alle poesie il link con la sua biografia. Buona lettura.

Chi potrò salvare con gli stracci dei versi,
con questo ingordo viluppo di inutilezze,
con questa inguaribile malsanìa di parole,
ora che il gasolio delira e il carovita vaneggia
e lo zucchero muore?
Chi potrò soccorrere col balsamo delle metafore,
di cui in gioventù ho fatto incetta,
se io stesso ho paura delle vuote domeniche
e delle notti senza un filo di luce
e dell’isoscele pioggia, di questa belletta
che intride le reni?
Assedia anche me il coprifuoco, il deserto lunare.
Penso ai cionchi sprovvisti di grucce,
ai vecchi e ai malati,
agli abbandonati.
Chi li andrà più a trovare?




Vivere è stare svegli,
e concedersi agli altri,
dare di sé sempre il meglio,
e non essere scaltri.

Vivere è amare la vita,
coi suoi funerali e i suoi balli,
trovare favole e miti
nelle vicende più squallide.

Vivere è attendere il sole
nei giorni di nera tempesta,
schivare le gonfie parole
vestite con frange di festa.

Vivere è scegliere le umili
melodie senza strepiti e spari,
scendere verso l’autunno
e non stancarsi d’amare.

 

Cliccare quì per la biografia di A.M.Ripellino

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