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Il Foglio volante di Gennaio 2015 PDF Stampa E-mail
Scritto da A.Iannaccone   
mercoledì, 14 gennaio 2015 05:20
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Lo scrittore Libero Bigiaretti
Nel “Foglio volante - La Flugfolio” di gennaio 2015, che con questo numero entra nel XXX anno di vita, compaiono testi di Lucia Barbagallo, Loretta Bonucci, Aldo Cervo, Georges Dumoutiers, Modestino Festa, Alessandro Fo, Amerigo Iannacone, Giuseppe Napolitano, Franco Orlandini, Dario Piccirilli, Andrea Pugiotto, Gerardo Vacana, Mario Volpe. Ricordiamo che per ricevere regolarmente “Il Foglio volante” in formato cartaceo è necessario abbonarsi. L’abbonamento – che dà diritto a ricevere tre libri omaggio per un prezzo di copertina superiore al costo dell’abbonamento (20 euro) – serve anche a sostenere un foglio letterario che non ha altre forme di finanziamento. Per ricevere copia saggio, ci si può rivolgere all’indirizzo: oppure al numero telefonico 0865.90.99.50. Riportiamo, qui di seguito, l’articolo di apertura,un poesia di Alessandro Fo e altri due brevi testi.

Il richiamo della fanciullezza nella poesia di Libero Bigiaretti

 

Libero Bigiaretti si spense a Roma, in tarda età, nel maggio 1993; era nato, nel 1906, nella quieta ed agreste provincia maceratese, a Matelica. La lasciò giovanissimo, per andare a Roma; ma gli rimarrà sempre nel cuore, insieme con la campagna circostante.

Nella capitale, terminati gli studi al liceo artistico, Bigiaretti esercitò diversi mestieri, lavorando anche in cantieri edili; divenne disegnatore, pittore e giornalista. Nel 1942 il racconto Esterina gli aprí le porte del mondo letterario. Dal 1952 al 1964 si trasferí ad Ivrea, dove diresse l’ufficio stampa all’Olivetti. Ottenne il Premio Viareggio, nel 1968, con il romanzo La controfigura.

Nel periodo antecedente i racconti e i romanzi, che gli diedero rinomanza, Bigiaretti aveva fatto conoscere, attraverso diverse riviste, le sue poesie, raccolte poi nelle sillogi Ore e stagioni e Care ombre, pubblicate a Roma, rispettivamente nel 1936 e nel 1940. Nei suoi versi equilibrati e tersi compaiono frequenti atteggiamenti leopardiani. Il giovane poeta si rasserena quando si volge all’incanto del cielo stellato, alla «confidente figura dell’Orsa», al «Carro agli occhi consueto». Ma, soprattutto, seguendo il conterraneo Recanatese, egli richiama le “ricordanze”, mitizzando gli anni innocenti.

«Di un segreto rifugio si lusinga / memoria ...»: è questo un passo esemplificativo di gran parte della poesia di Bigiaretti, il quale ritorna ai giorni, in cui, nella campagna, aveva fatto le prime sensazionali scoperte d. «vegetali meraviglie». Guardava ammirato, nel campo, le ombrose querce, come pure, nella stalla, le mucche dal placido respiro: le une e le altre, «grandi» ai suoi occhi. Durante la trebbiatura vedeva sorgere, nell’aia biondeggiante di pula e di paglia, «le sagome antiche dei pagliai»; ascoltava, nelle feste contadinesche, il suono «d’organetto gaio e dolente» e il canto degli stornellatori.

Nella raccolta Care ombre, Bigiaretti ha rivelato l’aspro contrasto da lui provato nei confronti dell’alienante contesto urbano; e la terra marchigiana gli è riapparsa, allora, con i suoi orizzonti di libertà, come «perduto paradiso», in cui era stato schietto il respiro: da là gli giungeva «l’eco di fanciullezza / cara piú che amoroso ricordo» ... L’eco del «tempo di piedi scalzi / nell’acqua fredda dei fossi», di prati e di aquiloni; dell’estate odorosa di fieno e fiorita di trifoglio, durante la quale, «ogni grido del gallo alla primalba / era l’avviso d’un felice giorno»...

Il poeta ha dichiarato apertamente: «Mai la città mi renderà straniero / al mio paese.» E questo non soltanto per manifestare un sentimento, un rimpianto nostalgico, ma per riconoscere il paese e l’ambiente rurale, quali custodi di un ethos basato su genuini valori, nei quali era agevole immedesimarsi. Attraverso la funzione gratificante della memoria, sono ricorrenti le azioni dell’ideale ritorno alle origini: trasmigrare, rammentarsi, rituffarsi, risentire, rivivere, riscoprire, risuscitare...

Bigiaretti, nondimeno, come tanti altri marchigiani immigrati nella capitale, era pervenuto ad un buon ambientamento; del nucleo ispirativo romano fanno parte molti racconti e romanzi, in cui viene trattata una variegata problematica sia individuale sia sociale. Il Nostro si riteneva uno scrittore realista, «sia pure in un’accezione particolare», come gli piaceva precisare. Cercava, infatti, di affrancarsi dalle secche della grezza realtà, facendosi attento ai sottili mutamenti dell’animo umano, all’analisi dei caratteri, all’indagine psicologica; sconfinava, talora, nel lirismo e nel fantastico, mèmore delle «dolci apparenze», nelle quali aveva tante volte confidato.

D’altra parte, nel rappresentare la società contemporanea, Bigiaretti ha sentito spesso di dover assumere il compito morale di contestarne gli aspetti piú lacerati e stridenti, come mosso dall’intima esigenza di sincerità, di autenticità, che gli derivava dalle sue incancellabili radici.

Franco Orlandini

 

 

 

 

Arcangelo blu

 

Ali celesti le nubi sul Campo

fra veli e stracci di tenero bianco

nel delicato azzurro.

                                   Che sera,

dopo la pioggia, a prima primavera,

festa di luce per l’ora legale.

                                               In chiesa

lei scosta a volte le braccia, appena appena

a palme al cielo, come un Redentore

statua africana della compostezza

Dio è, cosí, una volta di piú,

anche una giovane e bella donna nera

che sottile e elegante

snella s’impone nel cappotto blu.

 

            Alessandro Fo

            Siena

 

 

Appunti e spunti

Annotazioni linguistiche

di Amerigo Iannacone

 

Il fattore disumano

 

«Human Factor, una nuova convention» titolano i giornali. Di che nazione si parla? – vi chiederete – degli Stati Uniti? della Gran Bretagna? dell’Australia? dell’India? No, siamo lontani dalla verità: si parla della nostra Italia. “Human factor” è la nuova “convention” lanciata da Niki Vendola, come «risposta alla Leopolda renziana».

Se Renzi parla di jobs act, di premier, di governance, di austerity, di tax credit, se parla di news sul wall e cosí via, io che faccio – si sarà detto il Nichi – rispondo in italiano? con rischio che non mi capisca. Mi devo adeguare. E cosí viene fuori la “convention”, che già lascia una certa aria di mistero su che cosa sia, e poi vuoi mettere la sciccheria di “Human Factor”? Una sciccheria che già si erano inventati quei geni della televisione col cialtronesco “X-factor”.

E mo vediamo chI lo sa fare meglio il servo degli Stati Uniti.

 

 

 

… E trenta

 

Trenta. Cifra tonda. Il Foglio volante entra nel trentesimo anno. Rispetto al gennaio 1986, quando il Foglio nasceva, abbiamo trent’anni in più, un po’ di chili in più, un po’ di acciacchi in più, un po’ di capelli in meno, ma ci rimane ancora un certo entusiasmo per portare avanti le idee in cui crediamo.

La strada percorsa è stata lunga e a tratti difficoltosa, ma perché no?, anche gratificante. E un merito credo che Il Foglio volante possa rivendicare: quello di aver creato una rete di amicizie letterarie.

Molte le firme che si sono succedute e alternate su un foglio graficamente modesto, ma in un certo senso anche ambizioso. Tra queste firme, come i nostri lettori sanno, anche molti nomi importanti, di rilievo in campo internazionale.

Continuate a seguirci, cari lettori, e noi ci sforzeremo di non deludervi.

Amerigo Iannacone

 

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