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Vangelo di Domenica 11 Gennaio PDF Stampa E-mail
Scritto da don Michele   
sabato, 10 gennaio 2015 06:31
ImageDal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 1,7-11.  - In quel tempo, Giovanni predicava dicendo: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo». In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni.  E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba.  E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto».

(Nella seconda parte la riflessione di mons. Bertolone)

 

Battesimo del Signore – B

11 gennaio 2015

Questa domenica segna il compimento del tempo di Natale e ci introduce nel tempo Ordinario, quasi a dirci che il “mistero” celebrato in questi giorni può e deve essere realizzato nella nostra vita di tutti i giorni.

Il Natale, infatti, non è una parentesi fatta di buoni propositi, di buonismo, non è un’atmosfera ovattata, ma è impegno a “divinizzare” la nostra vita. Dio, infatti, si è fatto uomo per questo, perché noi diventiamo come Lui! Nelle letture che ci vengono proposte in questa festa del Battesimo del Signore ciò emerge abbastanza chiaramente.

Isaia, nella prima lettura, attraverso i cibi e le bevande che vengono messe gratuitamente a nostra disposizione, ci rimanda proprio all’offerta, al dono di Dio che continuamente e gratuitamente viene messo a nostra disposizione: la sua vita divina, il suo Figlio Gesù, la sua Parola, i suoi Sacramenti!

Dio sempre si offre a noi! I Sacramenti, in particolare il Battesimo, la Cresima e l’Eucaristia, ci dicono proprio questo desiderio di Dio di entrare in profonda comunione con noi, di divinizzare e trasformare la nostra vita!

Questo sono i Sacramenti! Ecco perché la Chiesa li tutela e vuole che non vengano ridicolizzati e sminuiti, che non vengano “mondanizzati” e ridotti a teatro e a feste che nulla hanno a che fare con il Dono di Dio! 

Sempre, perciò, resta vera l’altra affermazione del Profeta Isaia: “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri”.

Se accogliamo la “manifestazione” che Dio ha fatto di sé nell’Incarnazione del Verbo, se ci lasciamo “divinizzare” allora anche i nostri pensieri diventano pensieri “divini” e le nostre vie, le nostre scelte, diventano scelte ispirate da sentimenti “divini”!

Il Profeta ci ricorda anche che Dio ci guarda con immensa fiducia perché ha totale fiducia nella potenza del suo Verbo: “Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”!

Ecco perché ogni anno, ciclicamente, noi celebriamo gli stessi “misteri” perché pian piano, come fanno la pioggia e la neve, essi fecondano e permettono alla nostra vita di germogliare!

Il Natale ci ha ricordato che cielo e terra, in Gesù, si sono finalmente uniti! Quel grido di aiuto che il popolo rivolgeva a Dio – “se tu squarciassi i cieli e scendessi”! – e che noi abbiamo fatto nostro durante il tempo d’Avvento, è stato finalmente esaudito!

Il cielo si è “squarciato”, ci ha ricordato il Vangelo secondo Marco, nella persona di Gesù.

Il suo battesimo, ancora una volta, ci ricorda la sua profonda solidarietà con noi peccatori.

Gesù si mette in fila tra noi peccatori per farci capire che l’unica opportunità per risollevarci è quella di metterci in fila dietro di Lui!

Lui non ha disdegnato di mettersi in fila con noi e noi dobbiamo cogliere questa opportunità e seguirlo! 

Questa “sequela” è iniziata nel giorno del nostro battesimo, giorno in cui, anche per noi è disceso lo Spirito e il Padre ci ha chiamati “figli amati” nel Figlio Gesù.

Seguirlo, però, è un cammino di tutta la vita e consiste, come ci ha ricordato san Giovanni nella seconda lettura, nell’“osservare i suoi comandamenti”, nell’osservare ciò che Lui ha detto e ciò che lui ha fatto, con la consapevolezza che “i suoi comandamenti non sono gravosi”.

Seguendo Gesù noi realizziamo e portiamo a compimento il nostro battesimo, ci ‘divinizziamo”, veniamo “generati da Dio”! E solo chi viene generato da Dio – cioè “crede” in Lui! – vince il mondo!

Che tutti possiamo essere vincitori! Amen.

Don Michele Munno

(cliccare quì per il Foglio Settimanale informatico della Parrocchia di San Giuseppe in Sibari)


 

Battesimo di Gesù

11 gennaio 2015

 

Introduzione

In questa prima domenica del tempo ordinario dell’anno B, nella quale celebriamo il Battesimo di Gesù, accettando l’invito del professor Tarsitano, che ringrazio, inizio ad offrire qualche briciola di riflessione che spero possa essere di qualche utilità a chi la legge. Quest’anno, eccetto che nei periodi forti, ci farà compagnia l’evangelista Marco, dal cui vangelo è tratto il brano odierno. Marco non fu tra i discepoli diretti di Gesù, tuttavia il suo evangelo poggia su una testimonianza diretta: quella di Pietro, come conferma la tradizione patristica a partire dal vescovo Papia che lo definì discepolo e interprete di Pietro, del quale Marco fu compagno nel ministero apostolico. Cristiano di stirpe ebraica, Marco scrisse il suo racconto per cristiani non palestinesi e di origine pagana. Il suo è cronologicamente il primo dei vangeli, il più breve e il più vicino alla figura di Gesù di Nazaret e ai fatti che narra. Il Vangelo di Marco si apre con la scena del Battesimo di Gesù nel Giordano. Un episodio narrato con rapide pennellate, che tuttavia sintetizzano quanto progressivamente si va rivelando nel corso del racconto. Esso è infatti un breve, sintetico ed essenziale resoconto delle azioni, delle parole, degli sguardi di Gesù, ovvero la cronaca di una vita incredibile il cui senso pieno si svelerà alla fine, nell’atto estremo del sacrificio d’Amore compiutosi sulla croce. Ma l’epilogo del vangelo di Marco non è solo rivelazione dell’identità messianica di Cristo e dello scopo salvifico del suo ministero, è anche rivelazione della vera identità del credente e della sua meta finale.

Il Battesimo di Gesù

Tutto ha inizio con la breve istantanea scattata sulle rive del Giordano, riproduzione perfetta delle verità di fede: la Trini à, la figliolanza divina di Gesù e l’inizio di una umanità redenta nata dallo Spirito. Il Battesimo di Gesù nel Giordano è di fatto l’inizio di ogni battesimo, o meglio, racchiude la sostanza stessa del battesimo di ciascuno di noi, per la Grazia del quale riceviamo vita nuova in Cristo, divenendo con Lui figli amati dal Padre. Nel momento in cui Gesù si lascia bagnare con le acque del Giordano, una via parte dalla terra e arriva al cielo. Gesù fattosi uomo, con gli uomini chiede di ricevere il battesimo da Giovanni Battista, non perché peccatore, ma prossimo ai peccatori, intende farsi “Via” diretta al cielo che si apre, o meglio, si “squarcia” per accogliere la “Via” e indicarla agli uomini in forma di vita nuova, ricca dei doni dello Spirito: Gesù risale dalle acque del Giordano, i cieli si squarciano e lo Spirito scende su di Lui, mentre una voce dal cielo dice: Tu sei il Figlio mio diletto, in te mi sono compiaciuto (cfr. Mc 1, 10-11). Di questo irrompere del divino sulla terra nessuno si accorge, solo Gesù sente la potenza salvifica di questa investitura, la portata rivoluzionaria di questo riconoscimento, il dono d’Amore che viene elargito agli uomini con la sua Persona.

Il nostro Battesimo

n Lui diventiamo figli amati, degni di sentirci coinvolti nel riconoscimento

celeste: tu sei il figlio mio diletto, in te mi sono compiaciuto. Riscoprire la sostanza di questa paternità significa dare senso pieno alla propria vita di battezzati, che è un avere radici piantate nella terra e nel cielo, ma, soprattutto, è uno sforzarsi con tutto se stesso di ricambiare l’amore del Padre. Allora, se si è veramente convinti del proprio battesimo, non si può non riconoscersi figli amati e, come tali coinvolti nel progetto d’amore del Padre. Ne consegue che le nostre mani, i nostri pensieri, i nostri occhi non ci appartengono più, ma sono gli strumenti di cui Cristo si serve per continuare ad operare la salvezza nel mondo. Vivere in questo modo, in altre parole, come ha sintetizzato meravigliosamente san Paolo, “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”, è rispondere pienamente alla vocazione battesimale. La vocazione di figli che sanno amare fino al dono di sé. Figli che fanno “squarciare” il cielo per aprire le porte della speranza e della vera vita; figli che si lasciano avvolgere, penetrare, modellare e trasformare dall’amore del Padre; figli che hanno gli stessi sentimenti, gli stessi sogni, gli stessi pensieri e desideri del Padre. Figli che del Padre sono immagine dell’Amore vero. Il Battesimo allora si realizza concretamente come risposta d’amore alla vita, è un sentire ogni giorno, dentro e fuori di sé, battere il cuore stesso di Dio per tutti e ciascuno. Per questo nessun credente può dirsi escluso da questo Amore infinito, può non sentirsi chiamato figlio prediletto dal Padre; può non coinvolgersi nel progetto d’amore e di salvezza del Padre. La vita del battezzato è vita che fa la differenza, perché portatrice della novità pasquale. Del resto, è questo il senso del morire al peccato e del rinascere in Cristo. I semi nuovi piantati nella nostra vita con il battesimo portano i frutti della resurrezione di Cristo: la gioia di scoprirsi figli amati, la speranza di un futuro eterno, la serenità nell’affrontare il dolore e la morte, il coraggio di vivere nella Verità. Vivere pensando, amando, agendo, secondo i frutti della vita nuova in Cristo, è volontà di invocare ogni giorno la novità che è in noi, è accettare la sfida di combattere contro il logorio e l’invecchiamento del nostro impianto interiore.

Conclusione

Si chiedeva il cardinale belga Leo J. Suenens: Perché? Perché le nostre famiglie e le nostre comunità non sono così vive nella fede da far maturare il seme dei battesimi. Quali responsabilità?!. Piuttosto che cercare delle responsabilità, iniziamo ad essere veramente uomini nuovi, mettiamo in circolo la linfa vitale della novità del Risorto che è in noi. Dunque pensiamo con una “testa nuova”, vedendo tutto come Cristo vide al mattino di quel giorno nuovo della sua seconda nascita; amiamo con un “cuore nuovo”, amando tutti come Cristo risorto ama; agiamo con “mani nuove”, servendo tutti come Cristo risorto continua a servire la Chiesa. Accogliamo questo dono di novità che è la nostra vita in Cristo, celebriamola come e più del compleanno, perché ci permette di rinascere sempre alla luce del Risorto: alla sua logica, che è quella delle beatitudini; al suo stile, che è quello dell’amore; al suo slancio, che è quello dell’ottimismo. Allora sì, saremo battezzati cristiani che sanno sognare il nuovo, sperare il futuro, seminare il presente e segnare la storia. Noi, o Padre nostro, che in questo giorno celebriamo il battesimo di Gesù e il nostro stesso battesimo nello Spirito, ti chiediamo la forza necessaria per saper vivere da battezzati: passare dalla paura al coraggio, dal pessimismo nero all’ottimismo vero, dalla protesta sterile all’impegno operoso, dalla rassegnazione all’azione, dalla viltà del silenzio al coraggio della profezia, dal puro commuoversi al muoversi, dal servirsi degli altri al servire gli altri, dall’avere di più all’essere in più, dalla noia alla gioia, dall’uomo vecchio al nuovo, dall’io a Dio.

Serena domenica

+ Vincenzo Bertolone

 

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