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l'autonomo non si ammala PDF Stampa E-mail
Scritto da A.M.Cavallaro   
sabato, 03 gennaio 2015 08:58
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Marialucia Lorefice
Nei nascosti anfratti del web ed in particolare fra i documenti informatizzati della Camera abbiamo trovato un’interrogazione parlamentare presentata dall’on. Maria Lorefice del Movimento 5 Stelle, riguardante la precaria condizione in cui si vengono a trovare i lavoratori autonomi in caso di malattia grave che non permetterebbe loro di poter espletare l’attività lavorativa. Sembrano casi al di fuori del normale, perché quando si parla di lavoratori autonomi si pensa subito ai dentisti, agli avvocati di grido ecc ecc che guadagnano tantissimo e possono permettersi anche il lusso di non lavorare per lunghi periodi, ma se pensiamo al gelataio sotto casa o al ciabattino, l’idraulico o il falegname e tante altre categorie, ci rendiamo conto della precarietà in cui si vengono a trovare in caso di una forzata assenza dal lavoro. Di seguito proponiamo l’interrogazione e auguriamo a tutti coloro che svolgono un’attività autonoma di non dover mai essere nella scomoda situazione descritta  dalla brava giovane deputata.

Camera dei Deputati

Interrogazione a risposta scritta n° 4/04677 del 30 aprile 2014

presentata nella seduta n.221 da Marialucia Lorefice

Destinatari dell'interrogazione: Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Ministero dell'Economia e delle Finanze

Delegato a rispondere all'interrogazione: Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

Stato dell'iter: in corso

Link della Camera (a questo stesso link sarà visibile la risposta scritta che il Ministero del Lavoro fornirà)

Per sapere - premesso che:

·         il sistema legislativo italiano prevede una disparità di trattamento e di regolamentazione dei diritti dei lavoratori subordinati rispetto a quelli autonomi.  Tale disuguaglianza è evidente soprattutto in presenza di eventi morbosi che colpiscono il lavoratore;

·         il lavoratore dipendente può usufruire del diritto alla malattia, fino a diciotto mesi, percependo lo stesso stipendio, mentre il lavoratore autonomo non ha diritto alla malattia se non per periodi simbolici e con sussidi esigui;
la circolare dell'Inps del maggio 2013 estende a tutti i lavoratori autonomi l'indennità di malattia, una prestazione che può chiedere anche il professionista affetto da patologia oncologica. L'indennità di malattia spetta nei casi in cui il lavoratore non sia titolare di pensione e non sia iscritto ad altre forme previdenziali obbligatorie, per un massimo di giorni nell'anno solare pari ad 1/6 della durata complessiva del contratto. Viene corrisposta nella misura del 4 per cento, 6 per cento e 8 per cento assumendo a riferimento l'importo della retribuzione giornaliera che si ottiene dividendo per 365 il massimale contributivo (articolo 2, comma 18, della legge n. 335 del 1995) previsto nell'anno di inizio della malattia, a seconda della contribuzione, attribuita nei dodici mesi precedenti l'evento di malattia (da 3 a 4 mesi il 4 per cento – da 5 a 8 mesi il 6 per cento – da 9 a 12 mesi l'8 per cento). Per il 2013 l'indennità di malattia è stata pari ad euro 10,85, 16,28 e 21,71 al giorno a seconda della contribuzione attribuita. Il numero massimo di giorni di malattia indennizzabili nell'arco di un anno solare è pari a 61;

·         è evidente come tale indennità sia assolutamente irrisoria per un lavoratore autonomo che si ammala ad esempio di cancro. Comincia per lui una via crucis che, al dolore della malattia, aggiunge anche le improvvise difficoltà economiche. Non solo non lavorando non guadagna, ma frattempo viene vessato dallo Stato che continua a chiedere tutte le tasse, ignorando lo status di malato;

·         oltre al quasi inesistente supporto finanziario in termini di indennizzi, rimborsi delle spese mediche e assegni (anche temporanei) di invalidità erogati, i lavoratori autonomi malati di tumore devono fare i conti anche con la totale mancanza di riguardo e umanità da parte del fisco italiano. L'Agenzia delle entrate infatti chiede spiegazioni riguardo allo scostamento tra studi di settore e dichiarazioni dei redditi dell'anno in corso, non curandosi del fatto che il guadagno ne risente fortemente, essendo una malattia che abbatte il tempo e le forze, e di conseguenza la dichiarazione dei redditi difficilmente si può avvicinare a quella dell'anno precedente. E se i lavoratori malati non riescono a far fronte ai pagamenti delle tasse, a causa delle minori entrate, ovviamente ricevono le cartelle esattoriali.

 

* se non reputino ingiusta tale situazione di fatto generatasi e se non ritengano necessario assumere iniziative affinché venga rispettata la Costituzione dando anche ai lavoratori autonomi la possibilità di una malattia dignitosa, prevedendo il diritto ad una indennità di malattia che copra l'intero periodo di inattività a chi abbia versato all'INPS almeno 3 annualità nel corso della sua intera vita lavorativa, un indennizzo relativo alla malattia uguale a quello stabilito per la degenza ospedaliera relativamente ai giorni di somministrazione di terapie invasive (chemio, radio e altro), e il riconoscimento della copertura pensionistica figurativa per tutto il periodo della malattia;

 

* se, nelle more di un intervento modificativo dell'attuale normativa, non reputino necessario assumere ogni iniziativa di competenza anche nei riguardi dell'Agenzia delle entrate per prevedere per i lavoratori autonomi, affetti da tumore o altre patologie gravissime, la possibilità di sospendere tutti i pagamenti (INPS, IRPEF), concedendo la possibilità di dilazionarli e versarli dal momento della piena ripresa lavorativa, nonché la loro esclusione dagli studi di settore.

 

Note biografiche: Marialucia Lorefice, è siciliana nata a Modica nel 1980, ma risiede a Ispica sempre in provincia di Ragusa, ha ottenuto la maturità linguistica ed è stata eletta alla Camera nel 2013, nel Movimento 5 Stelle.
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