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Come si fa accoglienza a Cerchiara PDF Stampa E-mail
Scritto da A.Niger   
domenica, 14 dicembre 2014 18:43
ImageLa questione delle persone che migrano, rischiando spesso, troppo spesso, la vita(e il mare Mediterraneo è uno dei più grandi cimiteri), rappresenta oggi una realtà diffusa, dolorosa e tragica. Persone disperate che fuggono non solo dalla miseria, dalla fame e dalle malattie, ma anche, e soprattutto, dalle dittature spietate, dal fanatismo religioso, dalle guerre, dalle violenze, dagli stupri, dalla schiavitù, dall’analfabetismo imposto e tant’ altro.  Persone senza diritti e, quindi, non persone, che affrontano il mare aperto, stipate su delle carrette, alla ricerca di una vita possibile, umanamente accettabile.  Si può rimanere sordi e indifferenti di fronte a questo potente e costante grido di dolore, che turba i sonni e le veglie?

A questo grido angoscioso, Cerchiara, un paesino della Calabria nord, ha voluto contribuire a dare una risposta. E, tutto questo, grazie ad un Sindaco illuminato, colto e sensibile, che da anni dimostra concretamente un grande apertura verso gli esclusi, gli emarginati, gli estranei, in una parola verso lo straniero, quello di ieri, recuperandone coraggiosamente la memoria, quello di oggi, organizzando incontri, convegni, strutture adeguate per la conoscenza, l’accoglienza e l’eventuale inserimento. Da mesi è stata approntata ed opera a Cerchiara una sede dello S.P.R.A.R (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) per l’accoglienza di 15 rifugiati, in particolare donne e bambini. In attesa di una sede definitiva, gli ospiti vivono in un alloggio dignitoso e confortevole. A gestire l’accoglienza e la loro vita quotidiana provvedono quattro giovani laureati (Alessia Niger, Marisa Berlingeri Miracco, Livio Chidichimo, Francesco Tarsia), con diverse formazioni.

Questi responsabili, incaricati dall’Amministrazione Comunale in accordo con lo S.P.R.A.R di Acquaformosa, con un  modesto contratto triennale, si fanno carico della vita dei rifugiati, ventiquattro ore su ventiquattro: dall’alloggio al vitto, dall’istruzione alla salute. Per l’assistenza si avvalgono di diverse volontarie competenze, mediche (Dott. Gioia e Dott. Calcagno), psicologiche (Dott. L. Niger), linguistiche (Valeria Chiaradia), artigianali….  Una cura particolare è rivolta alla conoscenza e all’inserimento nel territorio, persone e cose. Se, inizialmente e comprensibilmente, da parte di alcuni cerchiaresi, le diffidenze, i pregiudizi, le ostilità erano diffusi, oggi possiamo parlare con soddisfazione di atteggiamenti aperti e disponibili e di comportamenti collaborativi. La presenza dei rifugiati vissuta come un problema, un ostacolo, un privilegio ingiusto, oggi viene vissuta come una risorsa, una risorsa umanamente arricchente.

E questo non è poco per la realizzazione in un paese sostanzialmente tollerante e tranquillo di una vera e autentica comunità.

Il lavoro non è facile, non è privo di ostacoli, di incomprensioni e di disagi, ma rappresenta una sfida da vincere, affinché ogni uomo possa essere considerato e vivere da uomo.

Senza dimenticare quello che giorni fa diceva Obama, citando la Bibbia: “Una volta siamo stati stranieri anche noi”.   

Alessia NIGER

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