Mio nonno Michele beveva il vino nero diceva che era il vero. Ogni tanto ne beveva un litro intero e qualcosa di più. La domenica a tavola aveva inventato un intruglio di vino al ragù, lasciando poi l’idea in eredita. Lo diceva mio zio a cui era stato insegnato a bere il nero puro,
senza acqua che faceva male diceva sicuro alle spalle, ai polmoni e alle frattaglie le sue non quelle di pollo, di agnello o capretto. Passandomi il testimone alla mente e alla mano, m’insegnava convinto come bere il pastoso vino al reale ragù domenicale. Ecco la ricetta sicura del nonno. Tu mangi la pasta quella detta asciutta, possibilmente i maccheroni forati gli ziti rigati, quelli più lunghi, quando alle feste sono ricchi di succo pomodoro, carne, un poco d’origano, formaggio pecorino abbondante, un tantino di polvere di peperoncino, quello rosso piccante che fa bene come tu sai alla circolazione e sono erotici. Versi in un bicchiere quello a sagoma esterna ottagonale da dodici per un litro riempito a tre quarti di bicchiere, non di più di vino nero forte, quello intero. Non quello tagliato della cantina. Quando ancora il fondo del piatto è pieno del succo rimasto dai maccheroni, ovvero il brodo scuro, cioè Il ragù lasciato e non mangiato per scelta voluttuosa, adagio ci coli il vino dal bicchiere, Poi rimesti tutto con il cucchiaio. L’insieme si amalgama in un unico sapiente miscuglio. Mi raccomando non usare il pane ma solo il cucchiaio. Il pane assorbe il vino e da sapore acido il cucchiaio è neutro non cambia il tono, tantomeno il gusto e la flagranza. Adesso puoi bere con lo stesso cucchiaio vedrai che ti parrà di bere un nettare sobrio, gustoso al palato, una bevanda afrodisiaca, un’ambrosia, rara piena di virtù salutare cara agli Dei dell’olimpo di un tempo, nel contempo avrai tranquillo bevuto un buon bicchiere di vino in più che non fa male allo stomaco, né la testa brilla diventa, e né i convitati e la moglie ti accuseranno di quel bicchiere trafugato, bevuto sommessamente con il sapore dell’amabile ragù cotto lentamente, tranquillo per ore al fuoco lento, pazientemente con la legna al focolare da tua moglie, da tua madre o da tua suocera con l’aiuto delle figlie dall’attimo in cui si sono alzate nella giornata serena della domenica paesana. Provare per credere, parola di nonno Michele mio avo Che di vino di certo se ne intendeva, Con buona grazia Era un buon indurito, incallito bevitore di vino nero. Michele Miani
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