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Mio nonno Michele e il vino PDF Stampa E-mail
Scritto da M.Miani   
venerdì, 24 ottobre 2014 18:30
Mio nonno MicheleImage
beveva il vino nero
diceva che era il vero.
Ogni tanto ne beveva
un litro intero e qualcosa di più.
La domenica a tavola aveva inventato
un intruglio di vino al ragù,
lasciando poi l’idea in eredita.
Lo diceva mio zio a cui era stato
insegnato a bere il nero puro,

senza acqua che faceva male
diceva sicuro alle spalle,
ai polmoni e alle frattaglie
le sue non quelle di pollo,  di agnello o capretto.
Passandomi il testimone alla mente e alla mano,
m’insegnava convinto come bere
il pastoso vino al reale ragù domenicale.
Ecco la ricetta sicura del nonno.
Tu mangi la pasta  quella detta asciutta,
possibilmente i maccheroni forati
gli ziti rigati, quelli più lunghi,
quando alle feste sono ricchi di succo
pomodoro, carne, un poco d’origano,
formaggio pecorino abbondante,
un tantino di polvere di peperoncino,
quello rosso piccante che fa bene
come tu sai alla circolazione e sono erotici.
Versi in un bicchiere quello a sagoma
esterna ottagonale da dodici per un litro
riempito a tre quarti di bicchiere, non di più
di vino nero forte, quello intero.
Non quello tagliato della cantina.
Quando ancora il fondo del piatto
è pieno del succo rimasto dai maccheroni,
ovvero il brodo scuro, cioè Il ragù
lasciato e non mangiato per scelta voluttuosa,
adagio ci coli il vino dal bicchiere,
Poi rimesti tutto con il cucchiaio.
L’insieme si amalgama in un unico
sapiente miscuglio. Mi raccomando
non usare il pane ma solo il cucchiaio.
Il pane assorbe il vino e da sapore acido
il cucchiaio è neutro non cambia il tono,
tantomeno  il gusto e la flagranza.
Adesso puoi bere con lo stesso cucchiaio
vedrai che ti parrà di bere un nettare
sobrio, gustoso al palato, una bevanda
afrodisiaca, un’ambrosia, rara piena di virtù salutare
cara agli Dei dell’olimpo di un tempo,
 nel contempo avrai tranquillo bevuto
un buon bicchiere di vino in più
che non fa male allo stomaco,
né la testa brilla diventa,
e né i convitati e la moglie
ti accuseranno di quel bicchiere trafugato,
bevuto sommessamente con il sapore
dell’amabile ragù cotto lentamente,
tranquillo per ore al fuoco lento,
pazientemente con la legna al focolare
da tua moglie, da tua madre  o da tua suocera
con l’aiuto delle figlie dall’attimo in cui si sono alzate
nella giornata serena della domenica paesana.
Provare per credere, parola di nonno Michele mio avo
Che di vino di certo  se ne intendeva,
Con buona grazia
Era un buon indurito, incallito bevitore di vino nero.

Michele Miani

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