Skip to content

Sibari

Narrow screen resolution Wide screen resolution Increase font size Decrease font size Default font size    Default color brown color green color red color blue color
Advertisement
Vi Trovate: Home arrow l'Opinione arrow L'importanza dello "STARE"
Skip to content
L'importanza dello "STARE" PDF Stampa E-mail
Scritto da L.Niger   
domenica, 12 ottobre 2014 08:17

ImageCorrere, camminare, stare?

Se dovessimo seguire alla lettera i proverbi o la cosiddetta saggezza popolare l’interrogativo precedente avrebbe già una risposta definitiva:”chi va piano, va sano e va lontano.” Punto. La realtà umana, in verità, è molto più complessa, articolata e contraddittoria, anche se il proverbio appena citato potrebbe fare da deterrente  alle follie e alle stupidità quotidiane e coglie uno dei possibili percorsi da seguire.

Correre, camminare, stare. Non sono solo tre modalità di movimento, ma, soprattutto, tre approcci diversi, tre percezioni nei confronti dell’inafferrabile tempo, tre modi di pensare e di gestire il pensiero, tre modi di essere e di vivere in rapporto a se stessi, agli altri, alle cose.

In breve e schematicamente, il verbo che riassume il nostro tempo è correre, che è poi sinonimo di velocità e sconfina nella fretta, nella frenesia, nell’affanno. Dai futuristi a Renzi sembra che la velocità sia un valore aggiunto nella rapida realizzazione degli obbiettivi;velocità che, non poche volte, scade nella superficialità, nella spavalderia, nell’oblio del passato, nell’insostenibile leggerezza dell’essere. Giorni fa, ad una domanda di A. Gnoli (la Repubblica del 28 settembre 2014), Mario Tronti rispondeva(cito a memoria): chi corre non pensa. Solo chi cammina pensa.

Camminare è sinonimo di lentezza. E il pensiero corre alla lentezza(1995) di Milan Kundera. La lentezza come bellezza, come armonia,come ricordo, come capacità di assaporare le cose, come contemplazione. Senza dimenticare il pensiero meridiano di Franco Cassano e il suo splendido e poetico andare lenti e poi l’elogio della lentezza(slow) in Carlo Petrini. Pochi mesi fa anche Luis Sepulveda ha pubblicato un libro dal titolo che di per sé è un programma di vita:Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza, Guanda.

Il binomio correre/camminare, velocità/lentezza era già presente nel mondo greco grazie ai due modelli di vita imperanti, quello apollineo e quello dionisiaco. Tuttavia, ancora oggi si ripropone non tanto e non solo in termini estetici , quanto, soprattutto, a livello psicofisico, con tutta una serie di conseguenze disastrose. E parlarne porterebbe via troppo tempo e spazio.

E lo stare fermi, da dove viene fuori?

Domenica scorsa, Paola Mastrocola ha pubblicato su Il Sole 24 Ore un articolo che ho trovato interessante e stimolante:”Stare fermi come uno scoglio nel mare”. Ecco, un altro percorso praticabile, questa volta,riferito, soprattutto alla lettura dei libri. Scrive la scrittrice:”Mi piace il verbo stare perché va contro tutto il nostro vivere di oggi, in cui non stiamo mai ma fluttuiamo, ci agitiamo, ci disperdiamo in mille rivoli”. Solo lo stare fermi permette di leggere, studiare e pensare.

E aggiunge:”Fare dieci cose in una, saltabeccando da un sito all’altro, da una informazione all’altra, da un tweet o sms all’altro, non mi sembra una capacità, semmai un’incapacità: l’incapacità di stare, e quindi, di leggere, studiare e pensare”.

Probabilmente i tre modi di vivere, gestiti con intelligenza, con accortezza e con equilibrio, sono tutti proficui, possono coesistere positivamente in rapporto al momento, all’evento, alla situazione, al contesto , al bisogno.

E, infine o come inizio, un proverbio africano, un po’ interessato e consolatorio nell’ottica generazionale, sempre legato all’interrogativo: “Il giovane cammina più veloce dell’anziano, ma l’anziano conosce la strada”.

 

   Luigi  NIGER 
< Precedente   Prossimo >