Nel “Foglio volante - La Flugfolio” di ottobre 2014, testi di Vanda Aceto, Loretta Bonucci, Enrica Capretta, Umberto Cerio, Carla D’Alessandro, Rosalba Di Vona, Amerigo Iannacone, Tiberio La Rocca, Luciano Nanni, Luigi Peternolli, Dario Piccirilli, Fryda Rota, Gerardo Vacana.Ricordiamo che per ricevere regolarmente “Il Foglio volante” in formato cartaceo è necessario abbonarsi. L’abbonamento – che dà diritto a ricevere tre libri omaggio per un prezzo di copertina superiore al costo dell’abbonamento (18 euro) – serve anche a sostenere un foglio letterario che non ha altre forme di finanziamento. Per ricevere copia saggio, ci si può rivolgere all’indirizzo: oppure al numero telefonico 0865.90.99.50.
Riportiamo, qui di seguito, un testo dalla rubrica “Appunti e spunti - Annotazioni linguistiche”, una poesia di Umberto Cerio e un epigramma di Gerardo Vacana.
Appunti e spunti
Annotazioni linguistiche
di Amerigo Iannacone
Espressioni né vere né proprie
Ci sono delle espressioni talmente fortunate vengono usate “spesso e volentieri” a proposito e a sproposito. Ecco, appunto: “spesso e volentieri”, un’espressione che può andare bene quando si riferisce a un fatto positivo («Vado a cinema spesso e volentieri»), diventa assurda quando si riferisce a un episodio sgradevole, tipo «in quella strada spesso e volentieri succedono incidenti mortali», dove la parola “volentieri” è in contrasto con il significato della frase. Eppure tale uso è frequentissimo. Prendo alcuni esempi da giornali e da Internet: «Spesso e volentieri perdono la concezione dello spazio»; «Spesso e volentieri il congegno non funziona»; «Spesso e volentieri mi si interrompe la comunicazione»; «Si blocca spesso e volentieri»; «Purtroppo spesso e volentieri mi compare l’avviso di crash»; «Capita, spesso e volentieri, quando si decide di riordinare la dispensa di trovare alcuni articoli scaduti», eccetera. In tutti questi casi la parola “volentieri” è proprio assolutamente fuori posto: vi pare che uno trova “volentieri” prodotti scaduti nella dispensa?
Altra espressione fortunata è “vero e proprio”, che viene usata generalmente per un fatto che non è né vero né proprio. Ecco alcuni esempi, presi anche questi da giornali e da Internet: «Sussiste pertanto un vero e proprio problema riguardo al modo in cui l’euro è stato strutturato con l’accordo di Maastricht»; «Vero e proprio show all’aeroporto di Oslo»; «Avevano creato un vero e proprio laboratorio per la coltivazione di marijuana»; «Il fegato: un vero e proprio “coltellino svizzero”»; «Arcipelago di Palau: oltre 300 verdissime isole, un vero e proprio paradiso naturale»; «il locale è un vero e proprio giardino»; «Vero e proprio “tsunami” sulle imprese»; «Un vero e proprio orto sulla finestra di casa»; «Regione: G., in atto vero e proprio assalto alla diligenza»; «L’olio di Palma: Un vero e proprio veleno alimentare!»; «Nascondeva un vero e proprio arsenale nella sua cantina, arrestato pregiudicato romano», e cosí via. Ora se l’arsenale, secondo al definizione del Devoto e Oli è un “Impianto destinato alla costruzione di navi da guerra e alla manutenzione di una flotta militare” è ovvio che non può essere nascosto in una cantina. Certo, è un uso figurato del vocabolo, ma allora l’arsenale non è né vero né proprio. Ora se provate a rileggere tutte le frasi riportate omettendo l’usurata espressione “vero e proprio”, vedrete che le frasi non perdono di efficacia, ma ne acquistano. È un vero e proprio miracolo? No, si tratta di evitare espressioni usurate e superflue.