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Sibari

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Scritto da administrator   
sabato, 19 gennaio 2008 16:09
Carciofo selvatico
Carciofo selvatico
Non so se l’avete notato, ma dalle nostre campagne sono spariti animaletti e insetti che prima si trovavano un po’ dappertutto, piante mangerecce che ora è sempre più difficile individuare nei nostri prati. La camomilla, per esempio, ora non si trova più, fin’anche la cicoria, che nei tempi passati era graditissima dai nostri predecessori non è più così abbondante, così come i carciofini selvatici, pieni di spine, ma che una volta preparati e conservati sott’olio o sott’aceto costituivano un gustosissimo contorno a piatti di carne, ma erano anche un ottimo companatico magari insieme a qualche fetta di “scapice”(melanzane sott’olio) in un bel pezzo di pane casereccio tagliato in modo da formare la classica “fossarella”. Oggi i nostri ragazzi se non hanno la fettina di prosciutto magro e tagliato fine o il formaggino morbido non riescono a far colazione, per non parlare del classico “cornetto” e cappuccino che sempre più spesso viene consumato direttamente al bar anche da studentelli delle medie.

Cicoria
Cicoria
Noi  (intendo quelli che hanno superato abbondantemente gli “anta”) siamo cresciuti a “olio, pomodoro, olive in salamoia e qualche volta una fetta di sopressata, salsiccia, caciocavallo, pancetta o capicollo. Ora girando per le campagne non riusciamo più a individuare le erbette tanto amate al nostro palato.

Il cornetto al bar non esisteva, né tanto meno il prosciutto all’alimentari sotto casa, il panino, quando potevamo acquistarlo, conteneva al massimo un paio di fettine di mortadella e rappresentava un’eccezione.  Diciamole queste cose ai nostri ragazzi, non ci vergogniamo del nostro modo di vivere della nostra gioventù, era un modo meno ricco, ma certamente molto più sano di quello di oggi. Ogni tanto fate ai vostri figli una bella “fossarella” con olio, pomodorini, cipolla e una pizzicata di origano, vedrete che sicuramente piacerà anche a loro.

finocchio
Finocchietto

Da qualche decennio, ai bordi delle nostre strade, sono comparse a migliaia delle piante che somigliano al “finocchietto selvatico”, infatti questa pianta che è la “ferula” è un’ombrellifora come il finocchio, ma, a differenza di quest’ultimo è velenosa e invasiva. Il finocchietto è ormai introvabile in pianura, se ne trova in montagna nelle zone meno coltivate. Perché è avvenuto questo mutamento nella natura? I pesticidi, i concimi e gli anticrittogramici utilizzati quasi dappertutto nelle nostre campagne hanno contribuito e non poco alla sparizione di animaletti e verdurine. I ragazzi di Sibari continuano a fare la lotta all’antenna selvaggia, giustissima intendiamoci, ma non sarebbe male se cominciassero a organizzare delle belle passeggiate in campagna allo scopo di osservare la natura e tutto ciò che di meraviglioso ci offre.

Lo sapevate che....... dal Finocchio selvatico sono derivate le diverse varietà orticole. Tale trasformazione agro-genetica è avvenuta in tempi relativamente recenti: le prime notizie sulla coltivazione del Finocchio risalgono al secolo XVI. Essa fu avviata in Italia (particolarmente nel Lazio ed in Campania) e in seguito si estese anche in Francia; queste due nazioni, ancor oggi, detengono infatti il primato europeo della produzione. Nelle varietà coltivate la selezione ha favorito l’ingrossamento e la carnosità delle guaine, attenuandone il sapore fortemente aromatico dovuto alla presenza di anetolo. E’ noto che mangiando del finocchio crudo si altera la sensibilità delle papille gustative e da ciò deriva il termine “infinocchiare”; infatti, in passato, gli osti disonesti usavano servire agli avventori un piatto di quest’ortaggio prima di propinare loro i vini più scadenti.

(Brano e fotografie tratti dalla tesi di laurea del dott. Francesco Mignogna sulle piante spontanee mangerecce della Calabria)

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