Skip to content

Sibari

Narrow screen resolution Wide screen resolution Increase font size Decrease font size Default font size    Default color brown color green color red color blue color
Advertisement
Vi Trovate: Home arrow Contattaci
Skip to content
La minaccia del buio opprimente PDF Stampa E-mail
Scritto da L.Niger   
martedì, 16 settembre 2014 17:44
ImageE’ vero che, come scrive Scalfari (la Repubblica, del 14 settembre c.a.),  stiamo attraversando tempi bui. Tempi bui non solo per gli italiani, ma per gli uomini in genere, quelli che dal buio non sono mai usciti e di tanti altri che vi stanno precipitando. Già di per sé la nostra vita scorre rapidamente nella penombra, si consuma tra luci ed ombre, e per molti, per caso, più nelle seconde che nelle prime.Ora siamo nel buio, che potrebbe preludere la catastrofe, se da oggi non ne prendiamo coscienza e nello stesso tempo non incominciamo a scavare tunnel per intravedere un po’ di luce, possibili uscite. Lavoro urgente, ma duro, faticoso, quotidiano, a cominciare dai nostri cuori di pietra, induriti dall’egoismo e dall’indifferenza. Per non parlare dei nostri pensieri, prigionieri di stupidaggini, di falsi miti, di modelli effimeri, schiacciati su un presente laido e vuoto, senza memoria del passato e capacità di disegnare un possibile futuro. Non avremmo bisogno di emozioni e di analisi, di immagini e di ragionamenti? Tempo fa (25 luglio 2013), questo sito aveva pubblicato un mio articolo dal titolo non tanto profetico, La terza guerra mondiale che stiamo vivendo. Papa Francesco, commemorando a Redipuglia i caduti della prima guerra mondiale, ha parlato ieri di una terza guerra combattuta a pezzi e riferendosi ai maggiori responsabili ha segnalato che il loro cuore corrotto ha perso la capacità di piangere.

Segnali di buio erano già arrivati da anni. Due studiosi francesi (M.Benasayag-G.Schmit) ,nove anni fa, avevano sottolineato l’avvento dell’epoca delle passioni tristi e la presenza, soprattutto nel mondo giovanile, della percezione del futuro vissuto non più come promessa ma come minaccia. E poi il dilagare della condizione della solitudine. Non la solitudine come scelta, cantata da E.Dickinson , e da altri : forse sarei più sola/senza la mia solitudine; ma la solitudine come necessità, e,quindi, isolamento, abbandono, insignificanza. Aumentano gli anziani, angosciati dalla vecchiaia e dalla paura della morte, offesi dal mito della giovinezza perenne, dimenticati dai parenti, dalla società e dallo stato. Spadroneggia, in tutti i luoghi, quella che M.Recalcati chiama la violenza erratica, cioè una violenza separata dal senso, una violenza pura sganciata da ogni ideale, da ogni Causa. Il catalogo dei segnali di buio è lungo, anzi sterminato, come i bambini che continuano a morire nei vari mari, come i malati non curati, i giovani e i non giovani senza lavoro…E come dimenticare l’angoscia dell’imprevedibile che attanaglia tutti, trasversalmente?

E il male oscuro della depressione che, prima o poi, invade le mente e l’anima degli uomini, lasciando ferite ,spesso, insanabili? Disagio esistenziale, male di vivere, sole che ogni giorno si presenta più nero, cuori straziati, desiderio di farla finita…

Papa Francesco, che in questa fase sciagurata e dolorosa, forse, è uno dei pochi che coglie i pericoli, e lo smarrimento e l’angoscia dell’uomo del nostro tempo, sempre a Redipuglia, ha detto: “l’umanità ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto”. Sarebbe ora di ridimensionare i divertimenti forzosi e pacchiani, l’ostentazione delle ricchezze e del lusso, la dimostrazione di una finta allegria, la predicazione di un ottimismo becero e irreale, il trionfo della superficialità e dell’ignoranza e scoprire i valori della misura, della serietà, della sobrietà, della pensosità. Scoprire la capacità di piangere potrebbe essere un’occasione di consapevolezza, di pudore e di liberazione dagli inutili e disgustosi orpelli. Ovviamente, scoprendo e facendosi carico di chi piange, da sempre.  

 

Luigi NIGER

< Precedente   Prossimo >