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Cristo è la più grande speranza che l’uomo conosca PDF Stampa E-mail
Scritto da Tonino   
lunedì, 14 gennaio 2008 01:42

speranza
La Fede è Speranza
Mons. Bertolone ci invita spesso a riflettere su argomenti  importanti e profondi. Questa volta ci parla della Speranza che dovrebbe illuminare il cammino quotidiano dei Cristiani. Leggendo le parole illuminanti del nostro Vescovo, mi sono venute in mente alcune frasi dissacranti del noto prof. Piergiorgio Odifreddi, matematico e fisico dichiaratamente ateo, che recentemente ha pubblicato un libro dal titolo: "Perchè non possiamo essere cristiani (e men che mai cattolici). Il prof. Odifreddi si permette il lusso (tra le altre cose) di mettere alla berlina proprio la Virtù teologale della "Speranza". Mons. Bertolone spiega benissimo in che cosa consiste la speranza per noi credenti e non mi dilungo su questo argomento, mi piacerebbe però sapere se Odifreddi riuscisse ad avere sufficiente coraggio per scrivere allo stesso modo del musulmanesimo. Probabilmente non si rende conto che proprio grazie al messaggio d'amore di Gesù, che è la base, volente o nolente, anche della sua cultura europea, gli è permesso di scrivere e di esternare le sue cosiddette spiegazioni ragionevoli delle Sacre Scritture. Certo in tempi lontani i Cristiani hanno reagito a messaggi come i suoi con la violenza, ma nei duemila anni di storia della Chiesa, quanti cristiani sono morti, vittime innocenti, per il solo fatto di Credere e di non voler abiurare la propria Fede?

Scusate lo sfogo cari amici, ma, come dice bene il Vangelo della passata domenica, non ci dobbiamo vergognare del nostro essere cristiani e non dobbiamo subire passivamente queste provocazioni frutto di una cosidetta scienza che crede solo nell'oggi.  Vi lascio ora all'interessante  lettura del messaggio del nostro Vescovo, che è stato pubblicato sulla Gazzetta del Sud. 

Il termine speranza è antico come l’uomo. Noi cristiani possiamo affermare con orgoglio che esso ci appartiene, come appartiene ai nostri fratelli d’Israele, dai quali Cristo è venuto per l’umanità intera, dando scandalo. Lo scandalo della speranza.Lungo i secoli, però, l’uomo ha accresciuto la sua fiducia nel progresso, confidando nella ragione e nella libertà sganciata da ogni legge morale. Sono infatti in molti, oggi, a considerare vera soltanto la vita presente, e non anche quella eterna, sostituendo alla fede in Cristo la fede nel progresso. Ma un mondo senza Dio si risolve nella fine perversa di tutto. La vita del credente, per contro, è alimentata dalla Speranza, che aiuta a superare le incertezze esistenziali e proietta verso il futuro. Non la scienza, dunque, ma la speranza salva l’uomo. In un panorama siffatto, risuonano forti le parole di Gabriel Marcel: «Voi sacerdoti ci parlate troppo poco della speranza. Parlateci della speranza; non ne possiamo più di questo mondo disperato!» L’ultima risposta, in ordine di tempo, è venuta dal Papa. Nella sua seconda e più recente enciclica, la “Spe Salvi facti sumus” (Siamo stati salvati dalla Speranza), il Santo Padre  tratta della natura cristiana della speranza e dei luoghi ove essa si apprende e matura, ovvero la prassi, la sofferenza ed il Giudizio finale (n. 32), senza dimenticare i Sacramenti, e rivolge una preghiera a Maria, stella della speranza, affinchè insegni a «credere, sperare e amare», indicando la via verso il Regno. «La ragione – osserva Benedetto XVI - ha bisogno della fede per arrivare ad essere se stessa: ragione e fede hanno bisogno l’una dell’altra per realizzare la loro vera natura e missione» (n. 23). E la speranza, aggiunge il Pontefice, nasce dalla fede, «fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono» (Eb 11, 1), scintilla che accende,la voglia della visione del Volto di Dio, schiudendo le vie che conducono alla salvezza. Il In cosa consiste questa speranza salvifica? Nella scoperta di Dio, Provvidenza che guida la storia degli uomini. Affermava Primo Mazzolari: «La nostra speranza è Qualcuno che ci ha dato appuntamento nello splendore d’un incontro». Sottolineava lo scrittore Charles Péguy: «Sperare è dolce, più dolce che credere, più dolce che sapere. La certezza appaga, la fede illumina, ma la speranza incanta. Tiene sospesa l’anima sopra un filo d’argento che si perde nei segreti spazi del cielo. È l’attesa trepidante del buon seminatore, è l’ansia di chi si candida all’eterno. È infinitezza d’amore». Aggiungo io: viviamo la speranza ogni volta che osiamo rompere il silenzio impostoci da una società muta. Ogni volta che continuiamo a credere, nonostante le beffe. Ogni volta che resistiamo alle velleità del razzismo. Ogni volta che ci riconciliamo con chi ci ha offesi. Ogni volta che rispondiamo con una buona azione ad una cattiva. Ogni volta che, in fin dei conti, crediamo che il bene è più forte del male perché il mondo è guidato da Dio Provvidente e Giusto Giudice.

Qualcuno ci chiamerà alienati poetizzanti, estranei al mondo ed alle sue regole di massa? Noi risponderemo proclamandoci figli della speranza. Perché si credono le cose che si sperano. Si sperano le cose che si amano. Si amano le cose che ancora non sono e che la speranza stessa fa così belle, impedendo al mondo di essere un cimitero e spingendo l’uomo ad andare oltre, ad un «attender certo» (Dante), ad avere fiducia in Dio, a credere in un’alba diversa, sospinti da quella tensione che, alimentata dalla Speranza, consente di raggiungere la meta che riscalda e rende bella la vita.

+ Vincenzo Bertolone
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