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Vangelo di domenica 27 Luglio PDF Stampa E-mail
Scritto da + V.Bertolone   
lunedì, 28 luglio 2014 18:30
ImageDal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 13,44-52.  - In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra». Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.  Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.  Avete capito tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì».  Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

 

XVII Domenica del Tempo Ordinario

27 luglio 2014

 

Introduzione

In questa XVII domenica del Tempo ordinario per la terza volta consecutiva la Liturgia della Parola ci consegna una pagina di parabole, il cui tema dominante è ancora quello del Regno dei cieli. Questa volta però Gesù paragona il Regno a un tesoro nascosto in un campo e a una perla preziosa. Tesoro e perle evocano nell’immaginazione e nella novellistica di tutti i tempi qualcosa di favoloso, di inestimabilmente prezioso, per cui il contadino e il mercante delle parabole vendono tutti i loro averi per procacciarseli. Ne consegue che per possedere tesori e perle si è disposti a tutto: a sacrificare la vita, le proprie idee, i propri sogni, perché vita, idee, sogni e desideri ruoteranno ormai attorno a quell’unico vero bene tanto cercato e finalmente trovato: la gioia non potrà che essere immensa  E proprio da questo “tutto” orientato verso l’Assoluto prezioso scaturisce il messaggio che Gesù oggi vuole indirizzare anche a noi. San Tommaso d’Aquino, per rendere più chiaro il contenuto essenziale di questo messaggio utilizza una immagine: noi uomini siamo come una freccia nella sua traiettoria. Un altro ha preso la mira e ha scoccato, quindi non spetta a noi cercare l’obiettivo: è già stabilito. L’obiettivo è possedere il tesoro del campo, è comprare la perla preziosa, è correre da freccia verso il centro del bersaglio, in altri termini l’obiettivo è desiderare la gioia piena che si cerca nel campo della vita. È chiaro che il centro del bersaglio, il tesoro da cercare e dissotterrare, la perla da trovare e comprare altro non sono che l’unica felicità in Dio, la felicità di essere afferrati da Lui: questa è la più profonda aspirazione dell’uomo. Come ogni corso d’acqua corre verso il mare, così l’uomo è in cammino verso Dio. Nulla ci è imposto, non c’è alcun compito da fare, non un passaggio obbligato da rispettare, basta lasciarsi guidare da una coscienza illuminata dalla luce della fede. In definitiva, è questo l’insegnamento geniale riassunto nelle sette semplici righe delle parabole di oggi: il Regno dei cieli è proprio ciò che si cerca nel profondo del cuore. È come un tesoro di cui si scopre l’esistenza e per cui si è disposti a tutto pur di possederlo. È come una perla preziosa che il mercante ha cercato per tutta la vita e, trovatala, la compra subito. È come il centro verso cui tende la corsa inarrestabile della freccia. Tutto qui il segreto del Cristianesimo: può essere racchiuso in una immagine di sette righe o in una similitudine semplice semplice, tuttavia a volte occorre la vita intera per scoprirlo e capirlo.

Il “di più”

Per cosa vale la pena vivere? E che cos’è in grado di smuoverci, di sublimarci, di salvarci? Sono interrogativi ricorrenti che forse in questo tempo di svago e di vacanza si perdono tra le onde del mare. La pace faticosamente conquistata si riduce a qualche momento passeggero tra spiaggia e casa, per vestirsi, uscire, divagarsi per non pensare, per ricominciare poi il nuovo giorno. Il copione che si ripete anno dopo anno. La Parola oggi ci invita a fare una sosta per ammirare un tesoro, una perla preziosa. Tesoro: parola magica poco usata nella religione, molto più nelle favole e nel linguaggio degli innamorati. E di Vangelo. che capovolge la vita, contiene tutte le speranze, rilancia tutti i desideri. Il tesoro che ci attende é che l’esito della storia dell’uomo sarà comunque felice, perché redenta . Nascosto in un campo: che è il mondo, che è il cuore; e la vita altro non è che un pellegrinaggio verso il luogo del cuore (Olivier. Clément), là dove maturano i grandi sogni. Il protagonista della parabola non è il contadino, ma il tesoro: Cristo, e la pienezza di umanità che Egli è venuto a portare. Dal tesoro deriva una seconda parola: per la gioia quell’uomo va, vende, compra. È la gioia, radice della vita, che muove, mette la sana fretta, fa decidere. Noi non avanziamo nella vita a colpi di volontà, ma solo per scoperta di tesori (là dov’è il tuo tesoro, l’ è anche il tuo cuore); per passione di bellezza (mercanti che cercano le perle più belle); per riserve di gioia che Qualcuno, uomo o Dio, amore o tesoro, seme o spiga, colma di nuovo. Tutto questo si offre a noi oggi: quel “di più”, la cosa migliore di tutte incontro alla quale ogni nostro bene impallidisce, non vale più niente. Il tesoro nascosto e la perla preziosa, infatti, ci fanno scoprire che tutto ciò a cui siamo attaccati, ora, sono parole scritte sulla sabbia che il mare cancella, eco di una celebre canzone francese. Ma cos’è questo “di più”? O meglio: chi è? È quel Qualcuno che abita dentro di noi e che non siamo noi, e neppure sono tutte quelle cose a cui siamo visceralmente attaccati e ci sembrano indispensabili per essere felici: il “di più”, il meglio è Dio. Un uomo trova un tesoro mentre sta scavando, ricopre il tutto e compra il campo. Un mercante di perle, ne trova una straordinaria e,naturalmente, la compra. Di che meravigliarci se l’uno e l’altro fanno di tutto per possedere il “Meglio”? È naturale che entrambi siano disposti a dare persino la vita per entrarne in possesso, ed è naturale che se arriviamo alla piena consapevolezza che Dio solo può renderci veramente felici, autenticamente felici, decideremo di trascorrere la vita alla ricerca di Lui. C’è un campo da arare, un tesoro da trovare e nascondere, un tutto da vendere per un investimento molto vantaggioso. Dio vuole che il suo dono diventi nostra conquista! (sant’ Agostino). Ma la parola centrale e finale è Tesoro, perla! Ciò significa che il cammino di noi cristiani non è costellato di rinunce o sacrifici, ma da un tesoro: Dio in noi, pienezza d’umano, vita bella, senso della storia .

A scuola di cambiamenti

Se alla fine il tesoro è la gioia di vivere, è la bellezza di sognare, è la pienezza della storia, non dovrà sembrare faticoso impegnare tutte le energie per essere cristiani, non sarà rinuncia lasciare tutto per seguire l’Assoluto: si lascia ogni cosa in cambio del tutto. Ma la logica del mondo non funziona proprio così. I messaggi che la società del cosiddetto “benessere” ci lancia sono ben diversi: la felicità, per essere tale, non deve richiedere sforzo, anzi tutto si può e si deve conquistare subito e facilmente. Tuttavia, se la gioia a pieno titolo non precede le rinunce, queste non generano che tristezza, freddo, lontananza, disamore. Infatti, l’avere disabituato i cuori e la mente al sacrificio e all’impegno,ha rammollito l’intelligenza e raffreddato l’entusiasmo, piegando ogni sforzo verso “il meno”, verso la convinzione che un tesoro prezioso può essere anche il fondo di una bottiglia, una perla rara la biglia colorata di un bambino. Così si sviliscono i valori, si arriva a relativizzare la verità e ci si preclude la strada alla ricerca e all’esperienza del “di più”, perché finiamo per cadere nell’errore, si licet parva componere magnis, cessando di desiderare, ricercare ed entusiasmarsi per le grandi cose. Urge a questo punto un cambiamento di rotta, una revisione del cuore e della mente, occorre rimettere Dio al primo posto. Non Lo si deve più relegare ad un angolino, o dedicargli briciole di tempo: gli si deve tutto il campo della vita; a Lui si deve tutta la fatica nella ricerca della perla rara. In tal modo sapremo gestire rettamente i beni della terra, riequilibrando il rapporto con le cose e con il mondo. Ogni cosa e ogni persona, diventerà non più fine ultimo del nostro viaggio, ma mezzo per arrivare al Fine. Questa è libertà e docilità del cuore, che finalmente aperto all’ascolto del cielo e della terra, del fratello e di Dio, sarà pronto a sperimentare e gustare già qui ed ora quel Regno dei Cieli che è tesoro nascosto dentro di noi.

Conclusione

Fra le tante definizioni dell’uomo, ora drammatiche ora grottesche ce n’é una che alla fine di questa breve riflessione fa al caso nostro: “L’uomo non può pensare alla propria vita se non come a un pellegrinaggio. Homo viator ,uomo viandante, pellegrino dell’assoluto. La metafora, Uomo pellegrino dell’Assoluto, è reale e preziosa, perché adombra un cammino e una certezza che il viaggio intrapreso lungo la strada della vita a un certo punto dovrà cambiare destinazione . La svolta è una certezza: spetta a noi capire se ci troviamo sulla traiettoria giusta o se è il caso di cambiare rotta. E per questo occorre fermarsi, sostare in silenzio e lasciare che Dio sussurri al nostro cuore che noi siamo per Lui il suo tesoro, la sua perla rara.

Serena domenica  

+ Vincenzo Bertolone

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