SANITA'. la grande malata |
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Scritto da L.Niger | |
sabato, 12 luglio 2014 12:15 | |
![]() Anamnesi complessa e variegata. Per fornire risposte non dico soddisfacenti, ma appena decenti e credibili, occorrerebbe un libro, anzi non basterebbero più libri. Si deve, purtroppo, partire dai comportamenti criminali della classe politica che, da sempre, gestisce la sanità attraverso un sistema affaristico-clientelare, spregiudicato e tentacolare. Il tutto, ovviamente, sulla pelle dei cittadini, soprattutto di quelli che non hanno armi con cui difendersi, e, cioè, soldi e legami, amicali e non. Anche a livello sanitario l’uguaglianza continua ad essere un sogno, che per una sinistra seria dovrebbe rappresentare quotidianamente un grande obbiettivo di lotta e di realizzazione. A questi politici, incompetenti ed irresponsabili, si devono , tra l’altro, la corruzione, gli sprechi, i continui tagli, le strutture fatiscenti, l’inadeguatezza degli strumenti diagnostici, la scarsa formazione del personale medico e paramedico, oltretutto carente. Evito di inoltrarmi in questo tunnel, cupo e triste, e mi soffermo, in breve, sulla cosiddetta corporazione dei medici, che conosco meglio e che continuo a considerare la mente e il cuore della sanità pubblica, senza dimenticare il ruolo degli altri operatori. Indifferenza, complicità, responsabilità, disprezzo caratterizzano il comportamento dei medici? In alcuni questi comportamenti dissociativi coabitano, in altri, sono , per lo più, ben delineati, per cui è possibile tracciare un rapido profilo, ipotetico e molto approssimativo. Primo profilo: i medici eroici. Brillano per competenza, per umanità, che è tanta parte della cura, per dedizione e per disponibilità. Pongono al centro il malato come persona e non la malattia, con i suoi bisogni e i suoi desideri, con la storia. Vanno oltre gli orari, oltre il legittimo compenso. Si spendono, senza calcoli. Sono pochi, ma sono quelli che continuano a garantire il diritto alla salute dei cittadini e una certa fiducia nella sanità pubblica. Secondo profilo: i medici “normali”. Sono seri, scrupolosi, ma freddi, distaccati, distanti. Fiscali negli orari di lavoro, trattano solo la patologia e sono poco attenti alle persone, ai loro dolori interni e alle loro sofferenze taciute. E’ come lavorare al microscopio in un laboratorio. Niente passione. Niente empatia. Tutto è organico e basta. Terzo profilo: i medici inutili, anzi dannosi. Sono incompetenti, sbrigativi, supponenti( ultimo caso di malasanità, in ordine di tempo: una pediatra, indisponente ed irritante, operante nell’Ospedale di Castrovillari. Un recente sabato pomeriggio, al cospetto del pianto disperato di un bambino otto mesi e dell’angoscia dei familiari, se la cava con una visita-non visita, svagata ed inconcludente, nonostante i suggerimenti e le richieste di approfondimenti, e con tono acido e sguardo assente, dichiara di essere stanca per il lavoro fatto e rimprovera l’infermiera per l’attenzione e la gentilezza. Chiamare i Carabinieri o sporgere denuncia per omissione di soccorso? Nel dilemma, si decide, per il momento di correre all’Ospedale di Cosenza). E poi i medici si lamentano di essere costretti a ricorrere alla medicina difensiva, ignorando del tutto quella narrativa. Più degli altri questi medici sono molto sensibili alle sirene delle case farmaceutiche, dalle quali accettano o barattano di tutto e sono assidui frequentatori di costosi convegni “scientifici”, dai quali tornano con qualche ideuzza in meno e qualche chilo o regalo in più. Che fare? Due cose, primariamente. Allontanare la classe politica dalla gestione della sanità e poi puntare sulla formazione. E’ vero che da decenni assistiamo ad una complessiva dequalificazione della scuola e dell’università e il degrado ha colpito tutte le professioni. In particolare, lo sfacelo ha avuto ricadute gravi nella facoltà di Medicina, con l’aggravante della corruzione e dei concorsi truccati. Basi culturali fragili e approssimazioni scientifiche, carenze strutturali e ricerche limitate, danno vita ad una bomba pericolosa, che rapidamente va disinnescata. I limiti e gli errori sono umani e, quindi, presenti, anche, nella vita professionale. E la medicina, come tutte le scienze, è una scienza relativa e finita. Non esistono certezze assolute e definitive e i fallimenti finiscono per arricchire il percorso scientifico. Tuttavia, sbagliare per indifferenza, per negligenza, per incompetenza, per cinismo o per omissione non è accettabile. Ci troviamo di fronte a responsabilità personali, soggettive. Non si può scherzare sulla pelle degli altri, che sono poi i committenti. Oltre che disumano ed intollerabile, sono comportamenti semplicemente delittuosi. E come tali vanno trattati. Luigi NIGER |
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