'U prufissuri Capodanno: il solito scambio di Auguri, le solite telefonate dell’ultimo minuto, fra le tante quella di un caro amico che mi fa gli auguri e poi aggiunge: “domani facciamo festa in campagna da me, ci sono altri amici, perché non vieni anche tu? Magari porti la chitarra così ci facciamo una cantata tra un bicchiere e una forchettata.” L’amico è serio, è uno di quelli che se t’invita stai tranquillo di trovare buona compagnia e “ottimo” contorno, naturalmente accetto e lui sornione aggiunge: “guarda che facciamo il maiale”; ebbeh! a quel punto la mia risposta affermativa è stata ancora più entusiastica e convinta. La mattina successiva di buon’ora sono pronto all’impresa, armato di macchina fotografica e di buona volontà. Il giorno del maiale a casa mia, intendo quella dei miei genitori, era una festa anche se c’era tanto lavoro e mentre mi avvicinavo alla fattoria del mio amico, ripercorrevo con la mente i giorni fatidici in cui si macellava “u puorcu” o se preferite “’u chiriddruzzu”, che poi non era affatto tanto “uzzu” ma si trattava quasi sempre di un bestione di un paio di quintali.
spuntino leggero, pitta, cancariddri e olive Arrivo e noto immediatamente in un angolo del cortile “a quadera” piena d’acqua da portare in ebollizione lenta, servirà più tardi per “pelare” il professore. In Calabria il maiale pronto per il macello veniva chiamato “u prufissuri”. Le fasi di questa giornata sono praticamente sacre. Il compare esperto che ha il compito del “trattamento” è pronto, e prima di tutto fa “confidenza” col maiale, che intanto è a digiuno da un paio di giorni, quindi non è particolarmente “ben disposto” a collaborare. Compà Ntoni fa amicizia Compa’ Totonno però ci sa fare gli da qualche carezza, lo rabbonisce e intanto lo accalappia con una robusta cordicella. Gli altri partecipanti stanno a guardare, ma pronti ad intervenire in caso di bisogno, ma “u prufissuri” è tranquillo, pensa forse che verrà condotto ad un lauto banchetto, così è infatti: non per lui…...ma con lui. Credo che ci siamo capiti.
Intanto abbiamo raggiunto il luogo fatidico, l’acqua borbotta allegramente nel pentolone, l’attore principale di questa sceneggiata pare tranquillo di fianco al trespolo che dovrà ospitarlo, gli vengono imbrigliate le zampe e di colpo viene sospinto dagli amici, che gli vogliono un gran bene, e coricato nella posizione ottimale per l’operazione. 9 contro 1, non vale. Compa’ Totonno con un colpo magistrale gli da’ la pace eterna e “u prufissuri” si accascia, non senza qualche borbottio di disapprovazione, nel sonno dei giusti. Lo so che qualche animalista avrà da ridire, però lo sfido a parlare di questo atto “disumano” gustando una bella fetta di prosciutto o, meglio, di “zipresseate” paesana.
'U sanguinaccio La padrona di casa raccoglie il sangue che servirà per preparare il “sanguinaccio”con l’uvetta passa, il cioccolato e altri ingredienti, non li ricordo tutti, a me piaceva più mangiarlo che farlo. La prima parte è fatta, si passa ora alla spelatura, mast’Antonio, con un coltello adatto e con l’aiuto di acqua bollente che viene velocemente presa e versata nei punti giusti dagli aiutanti, comincia la “rasatura”, pelo e contropelo, alla fine ci s’aiuta con una fiammella per togliere gli ultimi peli ribelli; a proposito, il sistema funziona perfettamente, provatelo se avete la barba troppo dura e incolta. La rasatura Subito dopo si appende il nostro amico trapassato, per le zampe posteriori e lo si pulisce e disinfetta per bene con pezzi di limone impregnati di sale.
Maquillage con sale e limone La terza fase, anch’essa molto delicata, è il cosidetto “sfasciamento”, si tolgono le interiora che dopo essere state pulite saranno utilizzate come involucro per le salsicce e le sopressate. La testa viene staccata e messa in bella mostra con un arancia o limone nella bocca. Quest’operazione, nel nostro caso, viene effettuata dall’ospite importante: “il compare”; che, ormai “cittadino”, si tuffa volentieri in tutte le operazioni con un pizzico di nostalgia, non dimenticando di bagnare la sua ugola e quella dei bendisposti amici.
Il forno è pronto La prima giornata è ben avviata, più tardi si taglieranno con maestria i pezzi di carne più adatti per i vari insaccati, per il capicollo, per il lardo e la pancetta, ma ora siamo tutti un po’ stanchi, la padrona di casa e compa’ Totonno che è anche un ottimo cuoco, hanno già preparato “na conca” di “pasta zita cu sucu”, che è una delizia, a seguire “pigghricchia e cicere” (ceci con le cotiche, traduzione per gli stranieri) e costolette al Un giretto prima della cena! forno con cime di rapa, il tutto innaffiato generosamente da un ottimo vinello rosso rubino “della casa” che viene ammannito dal nostro ospite con grande larghezza.
Morte ad'igghre e salute a nuje Siamo sazi e forse …….. un po’ brilli, ma la fisarmonica magistralmente maneggiata da compa’ Battist e la mia chitarra, danno a tutti energia supplementare per una tarantella e una cantata, magari un po’ stonata, ma felice.
Buon appetito Questa è la Calabria che mi piace, quella legata alle tradizioni sane, dove l’unico a soffrire è “ u prufissuri”, ma sono sicuro che non se n’è neanche accorto e, magari, anche se l’avesse saputo prima, chissà che non sarebbe stato contento di fare tutti felici. Mi raccomando invitatemi ancora, la mia chitarra, e non solo quella, è sempre a disposizione, arrivederci. e..... "cccu salute!"Arrivederci Cumpà |