Dei delitti e delle pene |
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Scritto da +V.Bertolone | |
domenica, 18 maggio 2014 07:08 | |
![]() Risarcimenti a parte, é una questione di umanità. Come scriveva il cardinale Carlo Maria Martini, «l’uomo non è una bestia da domare, un bersaglio da colpire, un nemico da sconfiggere, un parassita da uccidere; è persona da stimare pur quando non ci stima, da comprendere anche se ha la testa dura, da valorizzare pur se ci disprezza, da responsabilizzare anche se appare incapace, da amare anche se ci odia». E ciò vale anche di più per i condannati al “fine pena mai”, cioè agli ergastoli ostativi che impedisce a circa 700 detenuti di usufruire di benefici o sconti di pena, nonostante il 9 luglio 2013la Corteeuropea abbia sancito, per la prima volta, che la mancata previsione della liberazione anticipata costituisca una violazione dei diritti umani. La pena viene irrogata a fronte di un delitto e va espiata, ma deve avere l’obiettivo del recupero umano e sociale della persona evitando offese alla dignità ed ai diritti di cui essa gode. Si impongono perciò una seria riflessione e concrete iniziative, specie in ambito politico ed istituzionale. Il giorno in cui le ingiustizie comminate dallo Stato di diritto saranno cancellate si potrà fare finalmente ammenda del furto sacrilego e disumano della speranza, ovvero della risorsa ultima anche del più disgraziato e sventurato tra gli abitanti del pianeta. Non necessitano formule magiche per fare qualcosa: basta seguire, nell’educazione delle coscienze, il modello pedagogico di Dio, avendo per bussola l’amore e lasciandosi guidare dalla necessaria consapevolezza che il male può essere trasformato in bene, senza dimenticare - per dirla con Silvio Pellico – che «la legge può aver diritto di condannar i rei; l'uomo non ha mai diritto d’esultare del lor dolore, né di dipingerli con colori più neri del vero». Vincenzo Bertolone |
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